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Buongiorno,

ogni estate, puntualmente, torna a girare un video del 2013 di Sergio Marchionne, in cui il CEO della Fiat, scomparso nel 2018, racconta di come il primo anno della sua gestione, ad Agosto, negli uffici di Torino, fossero tutti in ferie, nonostante l’azienda perdesse una media di 5 milioni di euro al giorno.

Perplesso, Marchionne all’epoca chiese ad uno dei suoi collaboratori:

“Ma in ferie da cosa?!”

Ammetto di aver ripensato a questo video vedendo decine di risposte automatiche all’ultima newsletter che abbiamo inviato lunedì scorso.

Email del tipo:

“Grazie per il messaggio, lo Studio rimarrà chiuso dal 27 luglio al 21 Agosto”.

“Siamo in ferie, ti risponderemo al nostro rientro il 24 Agosto”.

E così via.

Non conosco la situazione lavorativa di queste persone, quindi non voglio assolutamente affrettare giudizi, ma dopo 3 mesi di lockdown, tutto mi sarei aspettato in questo strano 2020 tranne la solita valanga agostana di email automatiche che annunciano chiusure di 4 settimane.

Detto questo, trovo fastidioso anche il tono incensatorio con cui spesso viene condiviso il video di Marchionne.

Per molti il lavoro è una specie di totem sacro, che non può essere messo in discussione.

  • I politici aizzano le folle promettendo milioni di nuovi posti di lavoro.
  • I sindacati sbraitano per salvare i posti di lavoro.
  • I manager rampanti osannano il posto di lavoro trasformandolo in ragione di vita (e spesso causa di morte, vedi lo stesso Marchionne).

Eppure, da diverso tempo, ho l’impressione che la nostra società sia diventata una macchina che gira a vuoto, con milioni di lavori inutili (“bullshit jobs“), che frustrano chi li fa e che hanno un contributo nullo, se non addirittura negativo, per l’umanità in generale.

Il mio precedente lavoro da Manager in una multinazionale della consulenza, anche se di prestigio e socialmente apprezzato, aveva probabilmente queste caratteristiche.

La vera domanda quindi non è “in ferie da cosa?“, ma “al lavoro per cosa?“.

Ecco, credo che la profonda crisi di significato che sta attraversando l’Occidente, unita alle sfide sanitarie, sociali ed economiche di questi anni potrebbero essere un’occasione unica per rivedere alla radice il nostro modo di intendere il lavoro e il ruolo che questo dovrebbe avere nell’avanzamento della nostra società.

Ma chissà, forse queste sono solo mie pippe mentali agostane, visto che non c’è uno straccio di politico che ne parli!

Nel dubbio, io continuerò a tenermi alla lontana dalla “ruota del criceto” e alla domanda “al lavoro per cosa?” cercherò di rispondere svegliandomi ogni mattina con l’obiettivo di impegnarmi su qualcosa che abbia un impatto positivo sulla mia vita e su quella delle persone con cui entrerò in contatto.

Bene…

Se hai capito poco o nulla di questa newsletter, ignorala pure.

Se, al contrario, anche tu hai da qualche tempo l’impressione di vivere in una sorta di Matrix, mi auguro che quanto scritto ti faccia sentire un po’ meno solo e che il lavoro che stiamo portando avanti con EfficaceMente ti dia gli strumenti per prendere consapevolezza di questa ipnosi di massa e per uscire dalla tua “ruota del criceto“.

Buona settimana di Ferragosto.

Andrea Giuliodori.

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