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Ciao,

certo che mettere come oggetto di una newsletter di crescita personale la locuzione latina “memento mori” (“ricordati che devi morire“) è il modo migliore per perdere migliaia di lettori superstiziosi 😃

Battute a parte, sto approfittando di queste newsletter agostane di EfficaceMente per affrontare temi a volte considerati “scomodi“, ma ti prometto che se arriverai al termine di questo post, ne sarà valsa la pena.

Iniziamo…

Prima di ripartire per Londra sono andato con mio padre al cimitero del paesino per un saluto a mia Mamma.

Era una splendida giornata estiva di metà settimana; e probabilmente è per questo che il cimitero era completamente vuoto.

Eravamo solo io, mio Padre e le cicale.

cimitero di Filottrano

Camminando tra i filari di cipressi, notavo come, in generale, i piccoli cimiteri italiani di provincia tendono ad essere separati dal resto del paese.

Se non sbaglio è un retaggio Napoleonico. Si costruivano lontano dalla comunità per questioni igieniche e sanitarie.

Ma credo che ci sia anche una motivazione culturale dietro.

La superstizione fa da sempre parte dell’essere italiani e la morte preferiamo tenerla a distanza, nascosta ai nostri pensieri.

Sono tornato a pensarci l’altra mattina, qui a Londra, mentre passeggiavo in questo piccolo parco che ho scoperto a pochi minuti da dove abito.

Si trova di fianco alla University of Westminster, in centro.

Da una parte ci sono gli edifici universitari, dall’altra i dormitori studenteschi, all’interno del parco c’è poi un’area giochi per i bimbi più piccoli.

…e disseminate qua e là tombe storiche dell’800 e degli inizi del 900.

parco-cimitero di Londra

Nell’arco di pochi metri puoi incontrare bambini che si rincorrono, studenti universitari appena usciti dalle lezioni, genitori che parlano tra loro, anziani seduti sulle panchine… e tombe che nascondono chissà quali affascinanti storie di persone vissute 150-200 anni fa.

Tutto l’arco della vita umana in pochi metri.

Da italiano mi fa un certo effetto questo “melting pot” ultraterreno, ma chissà, forse è un modo tutto inglese di onorare quel “memento mori” dei nostri antichi romani.

…e devo confessarlo, attraversare quel piccolo parco mi ha fatto stare bene.

Forse ricordarci della morte con più naturalezza ci fa davvero vivere meglio questo nostro presente.

Buona settimana.

Andrea Giuliodori.

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