Gli attacchi di panico rappresentano una vera e propria “epidemia” moderna. Se li affronti nel modo scorretto non fai altro che accrescere la tua sofferenza.
“In natura esiste la paura, non il coraggio, che altro non è che la paura vinta.”
Giorgio Nardone.
Spesso vengo contattato da lettori che mi chiedono consigli sul come affrontare gli attacchi di panico. Ad ogni singolo lettore cerco di spiegare la mia posizione: so che spesso guru, para-guru ed “esperti” di crescita personale, forti delle loro strategie infallibili, pensano di poter aiutare tutti e di poterlo fare per tutti i loro problemi. Questa non è la mia filosofia. Io sono un ingegnere e sono un appassionato di crescita personale: so molto bene in quali ambiti posso aiutarti, e so altrettanto bene in quali altri ambiti non devo pronunciarmi. La cura degli attacchi di panico rientra in quest’ultima categoria.
Basta?! Può finire qui l’articolo Andrè?!
Per dare una risposta ai lettori che si sono rivolti a me, ho deciso di intervistare uno dei massimi esperti in Italia (e non solo) su questo argomento. Ma innanzitutto cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sugli attacchi di panico, basandoci su quanto dicono gli studi empirico-sperimentali condotti su questa problematica:
Cos’è l’attacco di panico
Come di consueto, partiamo dalla definizione del problema: l’attacco di panico è un evento caratterizzato da un’improvvisa ed intensa esplosione di disagio fisico e mentale. Come riportano studi dell’Humanitas di Milano, molte persone sono destinate a sviluppare un attacco di panico almeno una o due volte nella vita. È inevitabile, però (e purtroppo…), che una piccola parte di loro svilupperà un vero e proprio disturbo di panico, pari a una forbice tra il 2-4% della popolazione generale.
Sintomi attacchi di panico
Come riconoscere un attacco di panico? Questi eventi inaspettati ed imprevedibili sono generalmente accompagnati da sintomi quali:
- Tremori.
- Tachicardia (il cuore che batte a mille).
- Difficoltà a respirare.
- Sensazione di svenimento.
- Paura di impazzire e perdere il controllo.
- Senso di morte imminente.
- Nausea e disturbi addominali.
- Vampate di caldo e brividi improvvisi.
- Sensazione di distaccamento dalla realtà.
Sarebbe dunque sbagliato confondere gli attacchi di panico con ansia e paura:
- Proviamo ansia quando sappiamo di dover affrontare in un prossimo futuro una persona o una situazione che ci potrebbero mettere in difficoltà. Ti ho ad esempio parlato dell’ansia da esame (e dei 5 migliori rimedi per superarla).
- Proviamo paura quando stiamo affrontando, nel momento presente, una persona o una situazione che ci mettono in difficoltà. Ti ho parlato dell’importanza di affrontare questa emozione con l’esempio del domino mentale.
Queste emozioni sono del tutto naturali: è normale provarle in determinati frangenti e possono essere facilmente mitigate attraverso efficaci tecniche di rilassamento.
Attacchi di panico, cosa indicano e quando vengono
Gli attacchi di panico indicano invece un malfunzionamento. Queste reazioni incontrollate scattano infatti quando il nostro “sistema di allarme” va in tilt e ci avvisa di un imminente pericolo di vita che in realtà non esiste. Le cause di questo malfunzionamento possono essere molteplici, ma non è detto che indagarle senza sosta possa aiutarti a liberartene. Anzi…
Chi soffre di attacchi di panico si sente spesso perso e mettendosi alla spasmodica ricerca di una soluzione e di una spiegazione, commette spesso errori che ne accrescono inutilmente la sofferenza psicologica. L’obiettivo del post e dell’intervista che troverai tra pochi paragrafi è di trasmetterti due messaggi fondamentali per affrontare il tuo cammino di liberazione: un messaggio di consapevolezza ed un messaggio di speranza.
Quanto dura un attacco di panico?
La durata dell’attacco di panico non è mai la stessa. Talvolta, può presentarsi solo per alcuni secondi, altre volte, invece, può arrivare a perdurare anche per un’ora per via, come riporta sul suo sito l’ospedale Humanitas, “della relazione emotiva che amplifica il sintomo”.
Generalmente gli attacchi di panico sono brevi e riescono a raggiungere il loro picco in meno di 10 minuti. Potremmo, quindi, definire la durata media di questi eventi tra i 5 e i 20 minuti, con la possibilità, però, che gli attacchi possano verificarsi in modo ripetuto anche per ore.
Le conseguenze degli attacchi di panico
Non solo effetti e malessere immediati. L’attacco di panico, tra le sue mille insidie, nasconde anche quelle riguardanti gli effetti a lungo termine. Chi soffre di questo disturbo, infatti, può arrivare a sviluppare sempre più frequentemente pensieri negativi e catastrofici, cercando di evitare sempre più situazioni della vita quotidiana che diventano, improvvisamente, tutte potenzialmente pericolose.
La possibilità improvvisa dell’insorgere di un nuovo attacco, inoltre, spiegano diversi studi e associazioni specializzate, portano l’individuo a vivere in uno stato di tensione e irritabilità diffusa e generalizzata. In generale, quindi, un peggioramento progressivo della qualità di vita a 360°.
Dagli attacchi di panico ci si può liberare
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), in Europa, quasi un terzo della popolazione (il 27% degli abitanti di età compresa tra i 18 ed i 65 anni), ha sofferto almeno una volta nella vita di un disturbo d’ansia. La diffusione di tali disturbi inoltre risulta essere non omogenea: le donne hanno una probabilità tripla di sviluppare un disturbo d’ansia rispetto agli uomini, così come sono più a rischio i giovani e non sposati, i disoccupati, le casalinghe e chi vive in città. Ti ho fornito questi dati per dirti che:
- Non sei solo. I disturbi d’ansia, ed in particolare modo gli attacchi di panico, rappresentano una vera e propria “epidemia” dei tempi moderni. Tu non sei solo, e soprattutto non c’è nulla di sbagliato in te. Smettila di chiederti continuamente perché sia capitato proprio a te: non ha importanza e interpretare il ruolo del frigno-frignonis non ti aiuta ad uscirne.
“Non abbiamo il controllo su ciò che accade nella nostra vita, ma possiamo sempre decidere la nostra reazione”.
- Sconfiggere gli attacchi di panico è possibile. Migliaia di persone hanno vissuto la tua stessa situazione e ne sono uscite vincitrici, sconfiggendo definitivamente la tigre di fumo nero (l’ansia). Esistono oggi terapie efficaci che sono in grado di eliminare questi disturbi rapidamente ed in modo permanente (ne parleremo nell’intervista).
Per chi si trova in una situazione di sofferenza psicologica, consapevolezza e speranza possono essere elementi molto importanti, ma non sono sufficienti: è necessario agire ed agire spesso significa non commettere questo errore…
Attacchi di panico, cosa fare
Se potessimo combattere insieme la tua tigre di fumo nero, mi vedresti lì al tuo fianco. Ma non posso. Non è una battaglia che possiamo affrontare insieme. Io non ho le “armi” giuste per aiutarti. Ma se vuoi davvero annientare la tigre di fumo, ti chiedo di seguire il mio consiglio: chiedi aiuto.
Ho scritto centinaia di articoli sulla crescita personale e molto spesso ti ho parlato dell’importanza di assumersi le proprie responsabilità. Nello specifico, parlandoti dell’archetipo del Re, ho scritto:
“Se vuoi cambiare vita, devi assumerti il 100% della responsabilità del tuo cambiamento.”
Questo vale anche per gli attacchi di panico, ma non puoi combattere questa battaglia da solo. Tu sei causa ed effetto di questo disturbo e hai bisogno di una guida esperta che ti possa mostrare come la realtà in cui sei rimasto intrappolato, non è l’unica realtà possibile. Questa guida non può essere un coach, un para-guru o peggio ancora un blogger, deve essere uno specialista.
Se hai sperimentato più volte degli attacchi di panico, non chiedere aiuto è uno dei peggiori errori che tu possa commettere. Aspettare non fa altro che sedimentare schemi mentali errati, che rischiano di aggravare il tuo stato d’ansia.
E quindi?!
Jung, Ipnosi, Psicoanalisi, il “mercato della psicoterapia” è molto affollato. A chi rivolgersi? Quali sono oggi le metodologie più efficaci? Come risolvere i propri problemi senza spendere un patrimonio? Nel corso degli anni ho avuto modo di confrontarmi con molti professionisti del settore, ma anche e soprattutto con chi è riuscito a sconfiggere la tigre di fumo nero. Affrontando il tema ho sentito spesso queste tre paroline: Terapia Breve Strategica.
Per rispondere ai tanti lettori che mi chiedono consigli in privato su questa problematica ho quindi deciso di intervistare direttamente l’ideatore italiano della Terapia Breve Strategica: il Professor Giorgio Nardone.
Come combattere gli attacchi di panico: intervista al Prof. Giorgio Nardone
Il Prof. Nardone è il fondatore, insieme a Paul Watzlawick, del Centro di Terapia Strategica di Arezzo (CTS), dove svolge la sua attività di psicologo-psicoterapeuta. Nardone è considerato uno dei maggiori esponenti della Scuola di Palo Alto, uno dei più prestigiosi centri di psicoterapia statunitensi. Nel corso degli anni il Prof. Nardone ha ideato decine di tecniche innovative e protocolli specifici di trattamento per attacchi di panico, per disturbi ossessivo compulsivi e per fobie, per le problematiche dell’anoressia, della bulimia-vomiting, del binge eating, etc.
In questa intervista per i lettori di EfficaceMente, ho posto al Prof. Nardone quattro domande molto semplici e dirette sul come affrontare al meglio gli attacchi di panico, mi auguro ti siano utili e rappresentino il primo passo per liberarti definitivamente da questo disturbo. Eccole:
Andrea: I dati dell’OMS ci dicono che oggi ansia ed attacchi di panico sono una vera e propria epidemia moderna. Al contempo però molti di noi sono diventati incapaci di affrontare normalissimi stati d’animo. Così il semplice nervosismo diventa ansia e la tristezza depressione. Come riconoscere se si ha davvero un problema di attacchi di panico e quando è necessario rivolgersi ad un professionista?
Prof. Nardone: Il confine tra paura sana e patologica, che porta alla strutturazione di un disturbo di attacchi di panico, si situa in un livello quantitativo, superato il quale si trasforma in salto qualitativo. La paura è, infatti, la nostra più arcaica emozione utile alla sopravvivenza, se non fossimo in grado di sperimentare la paura non potremmo mai difenderci da un pericolo imminente. È ciò che ci rende fulminei, che ci permette di schivare un ostacolo in un attimo, permette all’organismo di attivarsi e mettersi in moto per il superamento di un pericolo.
Allora, quando la paura può diventare patologica e un disturbo invalidante?
Quando ci costringe ad avere sempre bisogno di aiuto, ad evitare le situazioni più disparate, quando ci rende incapaci di esprimere le nostre potenzialità e ci blocca durante le nostre performance. Se la paura è al tempo stesso fonte dei nostri disagi peggiori e indispensabile quanto il vento che sospinge le nostre vele più veloci, occorre imparare a gestirla, imparare a utilizzarla strategicamente. Quando l’individuo sente che la sua vita è invalidata dalla paura e non riesce a realizzare ciò che vorrebbe e dovrebbe allora è il caso di rivolgersi ad un professionista selezionando un vero esperto per questi disturbi.
Andrea: Se un tempo il Medico di Famiglia era il punto di riferimento per la propria salute, oggi la stragrande maggioranza delle persone, ancor prima di rivolgersi ad un dottore effettua una ricerca su Internet. Le informazioni presenti in rete su ansia e attacchi di panico sono semplicistiche, se non addirittura fuorvianti. Cosa consiglia a chi si sente travolto dall’ansia ed è in cerca di una soluzione?
Prof. Nardone: Questo è un argomento molto importante perché oggi in rete si legge davvero di tutto ed il rischio è che il soggetto trovi conferme alle sue convinzioni erronee come quelle che dagli attacchi di panico non si possa mai guarire o che sia necessario obbligatoriamente un trattamento farmacologico.
Queste due assunzioni sono tanto false quanto spesso veicolo di marketing farmaceutico, dagli attacchi di panico si può guarire definitivamente ed in tempi brevi attraverso una psicoterapia breve costruita ad hoc per i meccanismi di questo disturbo. La persona che cerca informazioni non deve fermarsi ai primi annunci o alle indicazioni più superficiali ma deve approfondire il tema magari leggendo anche dei testi specifici e pensare che, come vale per qualunque terapia medico-psicologica, è bene iniziare sempre con quello che oltre ad apparire efficace garantisce i minimi danni collaterali possibili.
Nota dell’Autore. Di Nardone ti consiglio il libro: “Non c’è notte che non veda il giorno“.
Andrea: La Terapia Breve Strategica negli ultimi decenni si è affermata come approccio di riferimento per il trattamento di ansia, attacchi di panico e numerosi altri disturbi. Se dovesse spiegare ad una persona completamente a digiuno di psicologia cosa caratterizza questa terapia, come la descriverebbe?
Prof. Nardone: Per rendere chiaro ciò che caratterizza la Psicoterapia Breve Strategica, è il fatto che questo modello si focalizza sulle soluzioni piuttosto che sulle spiegazioni, ovvero, si applicano alle patologie psicologiche strategie e stratagemmi, messi a punto sulla base di una prolungata ricerca-intervento, sul campo e non “in laboratorio”, finalizzata alla efficacia ed efficienza del trattamento e non alla ricerca delle spiegazioni causalistiche che conducono nella direzione di una ricostruzione del passato vissuto che fuorvia dalle soluzioni che invece devono concentrarsi nel presente.
Ciò sta ad indicare che oggi, a distanza di 30 anni dalla messa a punto del primo protocollo di trattamento strategico proprio degli attacchi di panico, sono stati realizzati modelli specifici di terapia breve per tutte le più importanti forme di psicopatologia, composti da specifiche metodiche calzate alle differenti patologie le quali si sono dimostrate quelle in grado di produrre migliori esiti nel campo, ossia l’88% dei casi risolti in una durata media della terapia di sette sedute nell’arco di qualche mese.
Per alcuni disturbi, come appunto gli attacchi di panico e i disturbi d’ansia, la percentuale di successo è ancora maggiore, per altri, come il disturbo ossessivo compulsivo, questo approccio risulta chiaramente il best practice se si considera che questi dati sono stati ricavati dalle misurazioni del trattamento di decine di migliaia di casi e non solo di singoli pazienti o di gruppi di studenti volontari, all’interno di laboratori di campus universitari, se ne può ancor di più considerare il valore.
Da un punto di vista più pratico il terapeuta strategico, invece che andare ad indagare sul passato della persona alla ricerca delle cause del disturbo si concentra su ciò che la persona mette in atto per tentare di combattere i suoi disagi che finisce per alimentarli invece che risolverli, utilizzando metodiche di problem solving e forme di comunicazione suggestiva ed ipnotica, facendo in modo che la persona interrompa o modifichi le tentate soluzioni disfunzionali, trasformandole in funzionali. Ciò conduce il paziente a trasformare le modalità attraverso le quali si costruisce ciò che poi subisce, come indicava già pubblicamente Huxley:
“La realtà non è ciò che ci accade ma quello che facciamo con ciò che ci accade”.
Aldous Huxley.
Andrea: Scopo di questo articolo è quello di fornire ai lettori di EfficaceMente che oggi si trovano ad affrontare la tigre di fumo nero (l’ansia) un messaggio di consapevolezza e speranza. Chi soffre di attacchi di panico spesso si auto-convince che lo stato di malessere psicologico è ormai troppo radicato nella propria vita per liberarsene. Cosa può dire a questi lettori? Dove e con chi possono intraprendere un percorso di Terapia Breve Strategica?
Prof. Nardone: La premessa di base è che, nonostante il fatto che i problemi e le sofferenze umane possano essere complicati, invalidanti e persistere da anni, questi non richiedono necessariamente soluzioni altrettanto complicate, prolungate e sofferte. Chi in Italia o nel mondo vuole oggi sperimentare la possibilità di risolvere in tempi brevi l’ansia e il panico, può rivolgersi agli psicoterapeuti strategici affiliati che possono essere reperiti a questo indirizzo. Questi specialisti sono stati formati e sono continuamente supervisionati da me personalmente e questo garantisce la loro affidabilità e aderenza al modello. “Diffidare dalle imitazioni” o di coloro che dichiarano di essere miei allievi e collaboratori senza esserlo.
Conclusioni
Ringrazio il Prof. Nardone per questa intervista. Come spiegato all’inizio del post, la cura degli attacchi di panico non è un argomento che intendo trattare oltre qui sul blog, ma mi auguro che questo articolo possa dimostrarsi di valore per tutti quelli che mi hanno contattato negli anni in cerca di una soluzione per il proprio disagio.
Dalla prossima settimana torniamo a parlare di crescita personale… ho pensato ad un post speciale, con tanto di regalo per i lettori più affezionati ;-) Ti aspetto. Buona settimana.
Andrea Giuliodori.
Foto di HAMED MASOUMI.
Il mio pensiero è in linea con la tua seconda domanda. Internet sta diventando una sorta di “medico in casa” che a volte si, può essere utile, ma nella stragrande maggioranza dei casi è d’intralcio alla soluzione del problema. Se non addirittura dannoso. Quindi ben vengano articoli come questo!
Credo che nel 2014 il problema non sia trovare le informazioni in rete, ma trovare informazioni di qualità. Siamo inondati da un mare di post, update, video, podcast e chi più ne ha, più ne metta: ogni minuto che dedichiamo ad una fonte di scarsa qualità, ce ne ruba uno da dedicare ad una fonte migliore. Mi auguro con il blog di rappresentare per la stragrande maggioranza dei lettori quella “fonte migliore”.
Grazie del commento Marco. Buona settimana.
Andrea.
Ho avuto un solo episodio, circa 7 anni fa, che fortunatamete non si è ripetuto. Tacchicardia e ferma convinzione che il cuore avrebbe smesso di battere da lì a poco. Davvero una brutta esperienza.
Una mia amica ne soffriva e ne è uscita. Il percorso però è stato un po’ più lungo, psicoterapia abbinata a una cura farmacologica, che veniva ridotta man mano che la mia amica faceva progressi.
Vero il discorso su internet come medico nel taschino.
C’è però un altro discorso da fare, secondo me…
La medicina è lontana dall’essere la scienza esatta che viene generalmente riconosciuta. Senti tre dottori e ottieni tre pareri diversi. In tutti i campi, ma tra psicologi, psicanalisti e psicoterapeuti ancora di più.
C’è chi ti chira in una maniera chi in un’altra, uno accusa una fazione di drogare i pazienti, l’altra di dare solo placebo e di essere ciarlatani… Chi vanta tot risultati da un lato, chi altri risultati dall’altro…
C’è il mare di Internet… ma anche il mare tra gli specialisti non scherza… e non mi riferisco solo agli stati d’ansia, vale anche per la medicina generale. Poi diatribe tra professionisti a parte ci sono anche tante incompetenze…
Insomma, è vero, chiedere aiuto a uno specialista… ma anche lì poi ti devi fare il segno della croce.
Poi per carità, ognuno prova a fare del suo meglio in base alle sue conoscenze (al suo indirizzi di studi…)
Quindi capisco anche chi cerca in rete, per sentire i pareri di chi, magari, c’è già passato.
Ma anche lì, come dicevate voi è un bel casino con tutte quelle informazioni…
E non tutti, Andrea, hanno la tua stessa onestà intellettuale per dire: “questo non è il mio campo”.
Cosa ne pensi?
Ho sentito parlare di un regalo… che cos’è? che cos’è? che cos’è?
Ciao, buona settimana
Ciao Mirko,
grazie del commento :-)
Quando senti parlare di diete e psicoterapia c’è il marasma! Concordo appieno.
Io in questo articolo ho cercato di fare un po’ di chiarezza (il post non vuole essere assolutamente un trattato approfondito, ma mi auguro che dia alcune indicazioni chiare). Mi sono inoltre sbilanciato: ritengo infatti che la Terapia Breve Strategica abbia un approccio molto pratico che sposa appieno la filosofia del blog, con un focus sull’azione e su esercizi e stratagemmi. Non ritengo che sia infallibile o che altri approcci siano del tutto errati, ma se devo indirizzare un lettore che sta combattendo con questo disagio, preferisco farlo in questa direzione.
Sul tema farmaci, come consulente di direzione uno dei settori in cui ho lavorato a lungo è stato proprio quello farmaceutico: qui sottoscrivo quanto dice Nardone. Intendiamoci, non è che le case Farmaceutiche siano solo brutte e cattive e i farmaci siano il male assoluto, ma a pelle, ritengo che il trattamento farmacologico debba essere l’ultima spiaggia, ma proprio l’ultima, l’ultima.
Infine per quanto riguarda la rete, argomento che mi tocca più da vicino, vale quanto dicevo nel precedente commento: che ce ne accorgiamo o meno, chi ha un megafono in rete (un blog, un canale youtube, un sito, etc.) automaticamente acquisisce autorevolezza. Io personalmente sento molto questa responsabilità (e comunque faccio ca***te anche io), altri, a mio avviso, battono sulla tastiera o parlano ad un microfono senza farsi troppi problemi. Non fraintendermi, io amo Internet, e la ritengo la più importante rivoluzione tecnologica degli ultimi secoli, ma dobbiamo sempre ricordarci che si tratta di uno strumento neutro e sta al singolo utilizzarlo in modo intelligente.
Anche qui, vale il discorso della responsabilità al 100% (e non lo dico per mettere le mani avanti).
A presto,
Andrea.
Andrè tanto di cappello per l’umiltà, è una delle tante cose che ti rendono il numero uno.
Ciao Giancarlo,
ti ringrazio del commento, ma non credo sia una questione di umiltà: si tratta proprio di non fare la pipì fuori dal vaso. Qui su EfficaceMente ho sempre cercato di tracciare una netta linea di demarcazione tra Crescita Personale e Psicoterapia. Spesso c’è chi sconfina e credo che questo sia innanzitutto un danno per chi legge.
A presto,
Andrea.
Ciao Andrea,
sono felicissimo che hai pubblicato un articolo su Nardone facendolo conoscere ai lettori.
Vorrei condividere la mia esperienza con la Terapia Breve Strategica.
Una volta ho chiesto anche a te aiuto per risolvere il problema che ho con il cibo che mi porto dietro dall’adolescenza. A 28 anni mi ero praticamente rassegnato, poi ho iniziato (seguito da uno specialista) la sua Dieta Paradossale: posso dirti che a distanza di qualche mese ho fatto passi da gigante, ho un rapporto col cibo molto più sano e meno stressante, ho ricominciato a fare sport con costanza e sebbene sia ancora un po’ in sovrappeso mi sento rinato.
Parallelamente alla dieta paradossale sto portando avanti una terapia per un Disturbo Ossessivo Compulsivo con cui convivo da una decina di anni: anche se all’inizio non è stato semplice perché ho dovuto “smettere di evitare” e quindi affrontare le mie paure, a distanza di pochi mesi posso dire che sto sulla strada della guarigione.
La mia non è pubblicità, semplicemente la condivisione di un’esperienza che sta cambiando in meglio la mia vita.
Spero di esser stato utile a qualcuno, io dalla mia posso dire che il passo più difficile è stato quello iniziale di chiedere aiuto: se all’inizio me ne vergognavo, adesso ne sono fiero perché ho fatto qualcosa per migliorare. E’ stato un atto di responsabilità.
Mi raccomando però di farsi seguire da uno specialista.
Grazie del post. Buona settimana!
Ciao Luca,
grazie per aver condiviso la tua esperienza.
Metto in evidenza giusto un passaggio…
“io dalla mia posso dire che il passo più difficile è stato quello iniziale di chiedere aiuto”
A presto,
Andrea.
Non solo dagli attacchi di panico si può guarire, ma sono una grandissima opportunità per crescere e diventare persone migliori :P Tirate fuori le unghie e mettetevi in gioco, la vita sarà ancora più bella. Auguri a tutti! :D
Francesca
Grande Francesca!
Grazie per il tuo contributo.
Andrea.
Buongiorno Andrea,
è un po’ che non saluto, ma leggo sempre! :) Trovo che la tua idea di affrontare un argomento non di tua pertinenza in questo modo sia geniale! Semplicemente hai risposto a chi si era rivolto a te, hai trovato il modo di farlo con un esperto, in modo preciso e hai dato un riferimento … ok, sei un genio del male XD
Complimenti, devo dire che … ci sei e ti si sente di più rispetto a prima!
Grazie, avanti così!
Buona settimana ;)
Occhio che tengo le statistiche dei commentatori: se non leggo un tuo commento per 2 post di fila finisci subito, subito nel “black book”, che è quello dove scrivo la “black list”, con la “black pen”! XD
Grazie come sempre per i tuoi commenti Claire.
Come già detto, avevo questo post in bozza da un paio di anni: ho perso il conto delle email ricevute in privato con richieste di aiuto su questa tematica e la frase “attacchi di panico” è da sempre una delle più ricercate all’interno del blog. Quando si è presentata l’occasione di intervistare Nardone ho finalmente trovato un modo che mi soddisfacesse di presentare il post.
A presto,
Andrea.
Buongiorno a tutti
Andrea hai avuto un’ottima idea. Ho trovato l’intervista veramente interessante. Vorrei solo segnalare che spesso sul blog del Dott. Raffaele Morelli vengono trattati questi argomenti, in modo sicuramente professionale.
Grazie della segnalazione Santino.
Andrea.
Posso dare un piccolo consiglio da persona ansiosa? Per gli attacchi di panico basta comprare in erboristeria “i fiori di Bach”, non si tratta di medicina( si danno anche ai bambini o agli animali)e non ha nessun effetto collaterale, sono semplicemente dei fiori che cambiano il tuo stato mentale, o meglio il tuo modo di pensare :). L’ho provato su di me e devo dire che funziona!
Ciao Andre! :)
Mappa, interessante questo articolo!
Lo riconosco, a volte, quando voglio approcciare una ragazza ho quella che chiamerei “sindrome del coach o del paraguru”, perché (erroneamente) credo che così facendo sono più “competitivo” degli altri eventuali ragazzi, miei rivali ;)… Lo so è una tendenza che riconosco e voglio cambiare, e con questo articolo mi hai dato un’ulteriore motivazione, soprattutto quando ho letto che, una delle caratteristiche di chi è caratterizzato dagli attacchi di panico, perda il senso della realtà…
Siccome una mia amica ha, da quel che ho capito, un'”ansia generalizzata”, (lei mi ha raccontato che prova ansia per qualunque cosa le chiede impegno), per qualche periodo cercavo di usare le tecniche di PNL, come il collasso delle ancore, facendole ricordare tutta una serie di situazioni fche è comunque riuscita a risolvere,, collegandola all’unione di pollice e medio di una mano, e solo una situazione in cui provava ansia, dopodiché, “collasso!”: tenendo unite le dita delle mani, rilasciava per prime, le dita dell’ancora negativa, mantenendo unite però quelle dell’ancora positiva. La mia intenzione era quella di collassare tutte le situazioni di ansia,, magari svolgendo l’esercizio diverse volte, sempre ancorando tante situazioni che ha superato alla grande, e solo una situazione in cui si trova in ansia… Oppure, svolgere una tecnica di Bandler, ovvero prendere il film della situazione in cui si trovava in ansia, e riprodurlo nella sua mente al contrario… Però, il mio buonsenso, menomale, mi ha suggerito di fermarmi, perché stavo rendendomi conto che avrei peggiorato la situazione, perché aveva tanta, ma tanta difficoltà a ricordare quelle emozioni, quei momenti … insomma ho capito che prima di tutto, per applicare queste tecniche, per applicare qualunque altra tecnica, sarebbe necessaria una buona consapevolezza di sé…
Sì, a volte, riconosco che, per “distinguermi” dalla massa faccio cose molto, molto rischiose…
Ho deciso di cambiare … Magari potrai pubblicare un articolo sull’ansia generalizzata e come superare la “sindrome del coach”?
Grazie
Sì Andrea, forse è meglio non improvvisare, anche se con le migliori intenzioni.
Sono tematiche molto delicate, su cui bisognerebbe avere molta cautela.
Andrea.
Buonissimo articolo Andrea..! Tempo fa, ti avevo scritto anche in privato per questo problema!:)
Io ho sofferto di attacchi di panico l’anno scorso, ma grazie al training autogeno insegnato dal mio psicologo ne sono uscito. Lo consiglio a tutti! Io non vivevo più. Ogni situazione mi creava ansia e problemi. Non potevo andare in facoltà, uscire con la mia ragazza e amici, dormire… NIENTE..!! Parlarne con qualcuno è il primo passo per uscirne (la famiglia è fondamentale), restare indifferenti sperando che non accada di nuovo è la cosa peggiore!
Ripeto.. consiglio a tutti il training autogeno, imparerete a stare in equilibrio con il vostro corpo!
Ciao a tutti :) ;)
Ciao Andrea,
grazie anche a te per il contributo: non mi aspettavo ne sarebbero arrivati così tanti :-)
Data la mia lunghissima esperienza con gli attacchi di panico non posso fare a meno di commentare :)
Per me ci sono stati due passaggi fondamentali che mi hanno aiutata ad affrontare la cosa.
Il primo è scritto preciso nell’articolo: prendersi in pieno la responsabilità della situazione, smettere di rifiutare l’esistenza del problema. Io ricordo addirittura dove ero e cosa stavo facendo quando ho avuto questa “illuminazione” e mi sono detta: ok, la vita in questo momento mi sta regalando questa roba qui, meglio prenderne atto e occuparsene nel migliore dei modi. Sentirsi vittime e domandarsi “ma perché proprio a me” non serve a niente. E ho cominciato la mia psicoterapia.
La seconda cosa importante che ho capito, tempo dopo, è che gli attacchi di panico si nutrivano della mia paura: più li temevo, più ritornavano. A un certo punto ho cominciato a considerarli come un disturbo, seccante, fastidioso, ma non da esserne terrorizzati. Ho elaborato alcune strategie mie per “gestire” quei momenti e ho detto: ok panico, quando vuoi io sono qui che aspetto. E da li in poi ne ho avuti sempre meno.
Confesso che non ho risolto il problema al 100%. Sono stata 10 anni senza averne più, ma poi in un momento particolarmente difficile sono tornati. Ma pochissimi, molto più leggeri, e brevi.
Spero che questo commento non sia troppo lungo, e che possa essere utile a chi sta affrontando il problema.
Ciao Marina,
mi permetto di eleggere il tuo commento come il mio preferito per questo post. Sono davvero grato per avere lettori che contribuiscono così generosamente a queste pagine che scrivo.
Sono certo che la tua esperienza sarà di aiuto a chi ancora oggi combatte con gli attacchi di panico.
Grazie davvero.
Andrea.
Grazie, mi sento onorata :)
Diciamo che articoli di alto livello è giusto che producano commenti adeguati :)
Una curiosità, da dove hai preso l’espressione “tigre di fumo nero”? È la prima volta che la sento.
Ciao Andrea,
Ultimamente non gira, per niente.
Cosa mi fa soffrire?
Ho 27 anni, e mi mancano 4 esami alla laurea. Un ottimo corso, una laurea molto buona, in un ottimo ateneo, diversi miei colleghi nonostante la crisi hanno già trovato stage, remunerati discretamente e alcuni addirittura a breve firmeranno un assunzione. Ragazzi che non sono molto più bravi di me, altri magari si.
Io pur avendo una media alta (circa 28.3), sono stato scartato negli ultimi 3 colloqui (per uno stage). Sempre stessa motivazione : l’età, e sempre poco prima di credere di prendere uno stage!
Scelte sbagliate in passato, e alcuni problemi personali ma il passato non mi appartiene più.
Alcuni selezionatori sono stati brutali ma forse sinceri nel dirmi che questo problema potrei trovarlo non di rado.
Inutile dire quanto sia stata dura, non riesco a trovare soluzioni per la prima volta nella mia vita. Mi sento come un dannato handicap, come se fossi costretto a nasconderlo, perché ogni volta che viene fuori sembra come se avessi ucciso qualcuno.
La notte non riesco più a riposare, ho paura di non riuscire, sto male io e vorrei essere felice.
Ciao Andrea,
il tuo post cade proprio a pennello. Soffro di attacchi di panico da tanti anni (ne ho solo 23) e proprio in quest’ultimo periodo ne soffro particolarmente. In passato sono andata da uno psicologo che mi ha aiutato a risolvere il problema momentaneamente, ma non in modo definitivo visto che si ripresentano spesso. Sentivo e sento il bisogno di risolvere questo problema che purtroppo mi mette molto in difficoltà. Fino ad oggi non sapevo a chi rivolgermi. Spero vivamente che questa sia la volta buona e che riesca a fare per lo meno dei progressi. Intanto ti ringrazio per avermi dato una speranza.
Un saluto
Ciao Elisa,
mi auguro davvero che il suggerimento che ho dato in questo post possa rilevarsi risolutivo per te, come lo è stato per molti lettori e migliaia di altri pazienti.
A presto,
Andrea.
Grazie Andrea per questo tuffo nel passato…
improvvisamente mi sono tornate sulla pelle tutte le volte che ho pensato di morire, di svenire, di vomitare, tutte le volte in cui mi sono sentita inutile, sbagliata e completamente sola. Sono stati anni orrendi, ma sono PASSATI e ripensarci mi fa provare tanta tenerezza per la me che ero. Non è bello ripensare a quel periodo, ma, allo stesso tempo, ricordare una così grande vittoria è una bella ventata di autostima.
Ho sconfitto “il mostro” quasi per caso, il mio mostro non aveva neanche un nome (ad avercelo google all’epoca!!) Amici che facevano parte di un’associazione mi avevano convinta a iscrivermi ad un corso per imparare delle tecniche di rilassamento: le tecniche erano basate sull’associazione immagine (colore)= emozione positiva e mi ero decisa a frequentare quel corso unicamente per affrontare la seduta di laurea, dato che l’idea di parlare in pubblico mi paralizzava al solo pensiero. Non potevo sapere né sperare che invece quel corso mi avrebbe salvato la vita.
Quando mi resi conto che queste tecniche funzionavano nonostante il mio scetticismo (e…nonostante me!) capii di avere un’arma con cui difendermi PERSINO dal megamostro. Ok sto per avere un attacco di panico, no problem! un bel respiro chiudo gli occhi e via con la tecnica e puf….il mostro se ne andava. Nel giro di qualche mese riuscii a “domare” gli attacchi di panico che comunque continuavano a tornare, anche se meno violenti e sempre meno spesso. Finché gradualmente… semplicemente sono spariti. Ho continuato a frequentare l’associazione, ho imparato sempre più cose di me e col tempo forse ho anche capito a cosa era dovuta tutta quella sofferenza. Ma come dici tu, non serve sapere, serve agire. Sono passati quasi 15 anni dall’ultima volta che ho avuto un attacco di panico e resta una delle peggiori esperienze della mia vita.
Grazie di cuore per tutte le cose che scrivi,
Nora
Ciao Andrea, posso confermare io stessa da psicologa che quest’orientamento curativo è più che valido. Sono gia alcuni anni ormai che operiamo con successo molte volte, nel mio caso nella città di Catania. Senza dimenticare l’importanza della predisposizione e volontà da parte del soggetto nel voler “guarire”.
Ciao Nicoletta,
grazie del commento.
Un’osservazione: nei commenti utilizza il tuo nome o un nick-name, non una keyword. Lo trovo scortese nei confronti di chi ti ospita e ti garantisco che non da nessun beneficio lato SEO (anzi).
Ciao Andrea,
complimenti per il bel post, come tutti gli altri;)
Questo post mi è piaciuto non solo perché hai intervistato Nardone,
che segui ed ammiro da anni, ma perché per la prima volta (credo) in
Italia, un appassionato di crescita personale non ha detto le solite
cavolate, del tipo “gli attacchi di panico non eistono, ti basta fare
uno swish della PNL e tutto passa”.
Nel mio studio l’80% dei pazienti/clienti soffre di attacchi di panico e visto
che faccio questo mestiere da un po’ ne ho sentite di cotte e di crude sui
vari coach e trainer che vogliono fare il mio mestiere. Quindi complimenti
ancora per come hai trattato questo argomento delicato e credo che
abbia aiutato più gente tu con questo post, che tanti ” coachini” con i
loro pseudo consigli.
Genna
Ps. Con tutto il rispetto per quelli che fanno davvero i coach e che ovviamente non si metterebbero mai a fare gli psicoterapeuti.
Ciao Gennaro,
grazie del commento ;-)
Ho ribadito spesso nei miei articoli e nelle email private questa mia posizione, ma credo che un post sull’argomento fosse necessario.
A presto,
Andrea.
Gentile Andrea..semplicemente grazie!!
:-)
Ciao Andrea, ti ringrazio per aver scritto questo articolo, sto cercando di imparare sempre di più da questo argomento e mi è stato utile!
Io soffro d’ansia, panico e altri disturbi da circa 4 anni e per questo (dopo un anno di procrastinazione) mi sono deciso di rivolgermi ad uno psicoterapeuta, di tipo cognitivo-comportamentale. Da quello che ho capito la Terapia Breve Strategica mira a risolvere il problema nel minor tempo possibile (ma in modo efficace certo), senza indagare il passato. Non ho lauree o conoscenze approfondite per giudicare se una terapia è migliore di un’altra, anzi credo che ognuna sia valida a suo modo. Per esempio in quella a cui mi sono sottoposto il passato è il tema centrale, partendo dal presupposto che i ricordi non elaborati, soprattutto quelli dell’infanzia, portano a delle “disfunzioni” che possono determinare un certo tipo di comportamento di fronte ad un certo tipo di situazione, ovvero fobie, stati d’ansia, panico, reazioni eccessive, nausea e chi più ne ha ne metta.
Un libro che mi ha consigliato la mia psicoterapeuta è “Lasciare il passato nel passato” di Francine Shapiro e per me è uno dei libri che più mi ha appassionato. È molto interessante perché vengono analizzati molti casi di pazienti e fornisce molte tecniche, accanto all’EMDR (in breve è un metodo che stimola e riattiva l’elaborazione attraverso il movimento degli occhi), volte al rilassamento o all’attenuazione del disturbo, come quella del posto sicuro, quella del cartone animato, quella dell’idrante o della gomma, la stimolazione bilaterale e altre.
Quindi vorrei consigliare questo libro a tutti coloro che soffrono di alcuni di quei disturbi, perché vi renderete conto di quanto la vostra situazione possa essere comune e non un caso isolato e irreparabile, e sarete poi in grado di valutare se avete o meno bisogno del supporto di uno specialista, di qualunque tipo esso sia.
Ciao Gabriele,
ti ringrazio molto per aver condiviso la tua esperienza e per questo commento molto puntuale ed equilibrato. Sembra assurdo, ma anche in questi ambiti spesso si formano delle tifoserie. Io nel post ho suggerito una via, sulla base del confronto che ho avuto con molti specialisti, ma trovo la tua esperienza altrettanto valida. Grazie anche per il libro suggerito.
Recentemente ho creato l’EfficaceMente Book Club: se ti va di iscriverti e dare il tuo contributo, scommetto che molti lettori apprezzeranno.
Andrea.
Ciao Andrea! Innanzitutto devo dirti che hai proprio un bel blog e che può davvero aiutare molto le persone con problemi di ansia e paura come me.
purtroppo io sono una delle tante vittime degli attacchi di ansia già da un po di anni (e ho solo 18 anni). Da qualche mese sto andando dalla psicologa e devo dire che mi ha aiutata abbastanza anche se adesso che è estate (ho fatto la maturità e ho finito finalmente!) mi sento a disagio probabilmente per la paura di avere un futuro davanti e non sapere che strada scegliere. Mi trattengo ogni giorno dall’avere un attacco di panico e non so che fare. Tu cosa mi consigli??!
CIAO ANDREA SONO UN SUB MA SONO CIRCA 3 ANNI +- CHE NON FACCIO PIU IMMERSSIONI CON BOMBOLE E IN APPNEA HO SE ENTRO NEL MARE CI DEVO STARE X FORZA SOTTO COSTA MASS 10-15 MT DALLA SCOGLIERA,XCHE COME VEDO CHE MI ALLONTANO SENTO BATTERE IL CUORE E MI SENTO DI MANCARE L ARIA,E COME SE NKN CE LA FAREI AD ARIVARE SU UNO SCOGLIO MA DI TUTTO CIO E COMPARSO SENZA UN XCHE….IO MI KIEDO E POSSIBILE CHE NIN POSSO PIU FARE LE COSE CHE FANO ALTRI IN MARE? CE UNA CURA SE E POSSIBILE……A CHI DEVO RIVOLGERMI QUI IN PUGLIA…….IO AMO IL MARE…FORSE PIU DI MIA MOGLIE….VI PREGO AIUTATEMI……GRZ DI CUORE
Non conoscevo Nardone mi senbra interessante cercherò di approfondire…
Ciao Andrea!
Grazie mille per questo articolo che mi ha chiarito di più alcuni aspetti sulla tematica attacchi di panico.
Ti segnalo solo che il link dei centro affiliati non è funzionante.
Grazie
Enrica
Ciao Erica, grazie davvero per il commento e la segnalazione: abbiamo aggiornato il link.
Salve mi chiamo Teresa ed ho 35 anni soffro di attacchi di panico da 15 anni e ogni volta che mi vengono sn sempre più forti più terrificanti ho provato di tutto ma nn riesco a venirne fuori sn esausta nn ne posso più …qui dove abito nn c è nessun competente ormai il mio dottore mi dice sempre la stessa cosa che devo prendere L entact aiutatemi se potete