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Questo articolo è dedicato al cambiamento e alle sue leggi, leggi di cui spesso non abbiamo né piena consapevolezza, né piena conoscenza.

vero cambiamento

Cambiare abitudini è facile, il vero problema è rendere quel cambiamento permanente, una sorta di seconda pelle per noi.

Se ad esempio decidessi di svegliarti all’alba domani (solo domani) o di smettere di fumare per un’ora o di riuscire a non distrarti per la durata di un singolo pomodoro, sono sicuro che riusciresti senza troppi problemi.

Non servono tecniche o metodologie particolari.

Quando però proviamo a rendere questi cambiamenti duraturi, spesso falliamo miseramente.

Perché?

Questa è la domanda che ho posto al dott. Andrea Fiorenza, consulente HR, scrittore e professore universitario con alle spalle una carriera trentennale come psicoterapeuta.

Il dott. Fiorenza è consulente scientifico di EfficaceMente e ideatore del protocollo d’intervento in 6 stadi che costituisce l’ossatura di Protocollo C.H.A.N.G.E., il metodo rivoluzionario per cambiare abitudini in modo naturale, radicale e permanente.

Parola al dott. Andrea Fiorenza

Giuliodori e Fiorenza

Di cosa parliamo veramente quando parliamo di cambiamento… delle abitudini?

Parliamo di cambiamento di primo ordine o di secondo ordine?

Ecco qua, le cose si complicano direbbe qualcuno, pensando che il cambiamento fosse soltanto uno.

Ma vediamo di capirci meglio.

Sono stato per oltre 15 anni allievo e poi collaboratore di Paul Watzlawick, lo scienziato del comportamento (behavioural scientist) che più di ogni altro ha studiato gli effetti pragmatici della comunicazione umana, e ho appreso che non esiste una sola nozione di cambiamento, ma che ne dobbiamo distinguere due tipi:

  1. Il cambiamento di primo ordine, che avviene all’interno di un sistema (individuo, coppia,
    famiglia, organizzazione complessa) e che non cambia radicalmente il sistema, ma lo
    modifica parzialmente;
  2. Il cambiamento di secondo ordine, che al contrario colpisce il sistema stesso e lo conduce a modificarsi in modo definitivo.

Forse è il caso che mi spieghi ancor di più.

Lo farò riportando una storiella molto divertente che mi è stata raccontata tempo fa e che credo possa fare al nostro caso.

La storiella dell’insonne

insonnia

Un uomo non riesce a dormire e si volta e si rivolta nel suo letto.

La moglie, infastidita dal continuo movimento del marito, chiede spiegazioni.

L’uomo risponde che non riesce a dormire perché domani deve pagare l’affitto di casa e non ha i soldi.

La moglie fa quello che farebbe qualsiasi persona di buon senso quando si adopera per aiutare gli altri. Cioè cerca di rassicurare il poveretto, in preda all’ansia, con ragionamenti più o meno logici e razionali.

“Non preoccuparti, ci faremo prestare i soldi da qualcuno di nostra conoscenza” dice serafica.

L’uomo sembra rassicurato e per qualche minuto riesce a rimanere calmo e rilassato, ma è soltanto una breve pausa perché dopo qualche minuto l’ansia si fa risentire e l’uomo ricomincia nuovamente a muoversi nervosamente nel letto.

La donna, riprende a rassicurare l’uomo, portando altre possibili soluzioni, ma nulla sembra placare l’ansia dell’uomo in modo definitivo.

Frustrata, e stanca, la donna d’improvviso smette di rassicurare il marito e si alza dal letto. Va verso il telefono e compone il numero di telefono del proprietario di casa.

“Pronto…” risponde dall’altra parte del telefono il proprietario di casa.

“Mi ascolti, domani dovremmo pagarle l’affitto di casa, ma purtroppo non abbiamo i soldi. Glieli daremo quando sarà possibile” e mette giù di colpo.

Torna verso il letto, guarda il marito e lo ammonisce: “Dormi, da ora in poi sarà lui a non riuscire più a dormire”.

Divertente, vero? Ma qualcuno potrebbe obiettare, cosa c’entra con il cambiamento di prim’ordine e di second’ordine?

C’entra molto.

Cambiamenti di primo ordine e di secondo ordine

cambiamento di secondo ordine

Il cambiamento di primo ordine, quello che non cambia radicalmente il sistema, la donna lo mette in atto quando cerca di risolvere il problema del marito con le rassicurazioni.

L’uomo infatti ritrova un minimo di calma, ma rimanendo però all’interno dell’ansia e della preoccupazione.

Quando, invece, la donna esce dalla cornice del buon senso e delle rassicurazioni e fa qualcosa di apparentemente strano e illogico, intervenendo su qualcos’altro rispetto a prima, allora tutto il sistema cambia e si verifica un cambiamento di second’ordine.

La donna, spostando la preoccupazione dal marito al proprietario di casa, modifica radicalmente la struttura del problema realizzando un cambiamento di secondo ordine.

Nella vita di tutti giorni, spesso, molto spesso, cerchiamo soluzioni ai nostri problemi nel posto sbagliato, ricadendo nel cambiamento di primo ordine, cioè riusciamo a ottenere qualche lieve sollievo ma continuando a rimanere dentro la cornice del problema.

Vogliamo fare qualche esempio di tentativi infruttuosi che operiamo quando cerchiamo di aggiungere alla nostra vita qualche più salutare abitudine? Perché no?

Come NON cambiare abitudini

pasta

Partiamo dall’esempio della dieta.

Cominciamo una dieta con grande motivazione e dopo qualche settimana, o mese, di esiti positivi (riusciamo a non cadere in tentazione e ci atteniamo al menù che ci siamo imposti – o ci hanno consigliato) le cose tornano come prima.

Ciò che sembrava un cambiamento duraturo si è soltanto dimostrato un miglioramento, quindi un cambiamento di primo ordine, il sistema non era effettivamente cambiato.

In questi casi, allora, quando potremo dire a noi stessi che stiamo agendo in modo tale che si possa verificare un cambiamento di secondo ordine?

Quando, attraverso un approccio diverso al problema, che contempli soluzioni di solito non dettate dal buon senso, riusciremo a seguire il regime alimentare senza sforzo, e soprattutto quando le tentazioni cesseranno di essere delle tentazioni.

E quando potrà accadere tutto ciò? Quando le mie percezioni della realtà saranno diverse da prima e i miei sensi agiranno di conseguenza.

La donna della storiella non ha cambiato la realtà, tirando fuori, per esempio, da un cassetto segreto i soldi per l’affitto, ma ha lavorato sulla percezione delle cose, il marito, ora, non era più il solo a doversi preoccupare, qualcun altro si stava girando e rigirando nel letto, e come si dice, mal comune mezzo gaudio, poteva rilassarsi e dormire.

Ma vediamo un altro esempio.

sveglia

Decidiamo di scendere dal letto non appena suona la sveglia, compiendo un grande sforzo di volontà tutte le mattine, ma lo sforzo è così grande che dopo qualche tempo riprendiamo la nostra vecchia abitudine e rimaniamo a poltrire, incuranti degli impegni.

Anche questo naturalmente è stato solo un cambiamento di primo ordine.

C’è stato qualche miglioramento iniziale, ma rimanendo le percezioni sempre le stesse, tutto torna presto al punto di partenza. E le nostre mattine diventano tante ripartenze.

Chi non ricorda l’aforisma pungente di Mark Twain:

“Smettere di fumare è facile, io ci sono riuscito almeno un centinaio di volte”

Mark Twain.

Molti dei nostri tentativi di cambiamento, e di instaurare nuove e più funzionali abitudini, dunque, falliscono perché le azioni che scegliamo di fare non sono quelle giuste, quelle che potrebbero produrre cambiamenti di secondo ordine.

E di esempi ne potremmo fare tantissimi ancora, basta semplicemente osservare le nostre vite piene di passi avanti e passi indietro, attività che cominciano e terminano in tempi brevi, vecchie abitudini fastidiose che facciamo fatica a dismettere, e nuove abitudini che non riusciamo a innescare come vorremmo, per comprendere che tutto questo accade perché non abbiamo una buona strategia per operare sul cambiamento.

Imparare ad operare SUL cambiamento

discesa dal letto

Sì, proprio così, si deve saper operare SUL cambiamento, prima di operare UN cambiamento.

Bisogna sapere quali sono le sue leggi, e solo così riusciremo a governarlo evitandoci di attuare cambiamenti che non cambiano nulla.

La mia domanda, allora, è: come sarebbe se invece di ricorrere ai soliti mezzucci per buttarci giù dal letto dopo la sveglia qualcuno ci fornisse la giusta cornice per vedere la nostra discesa dal letto come qualcosa per arrivare a qualcos’altro?

Qualcosa di più alto del semplice alzarsi per sbrigare gli impegni, qualcosa che possa aiutarci a far diventare quel momento della giornata il nostro piccolo, e grande, incantesimo di crescita.

Dove, finalmente, svegliarsi e scendere dal letto diventa non solo uno sforzo accettabile, ma anche desiderabile, ben sapendo che quel piccolo gesto ci porterà lontano, verso una nuova idea di noi, più vicina ai nostri bisogni profondi.

Ecco, il segreto per attuare cambiamenti di secondo ordine è dunque quello di modificare la percezione che abbiamo delle nostre nuove abitudini.

Operando su apposite leve emotive e psicologiche, possiamo iniziare a vedere le abitudini non come obblighi da imporci per ottenere un determinato risultato, ma come opportunità per cesellare e rafforzare giorno dopo giorno la nostra nuova identità.

Solo adottando questo nuovo paradigma renderemo il cambiamento definitivo.

Conclusioni e prossimi passi

Adoro le storie e gli aneddoti del Dott. Fiorenza. hanno quella capacità di farti cambiare percezione e farti comprendere meccanismi psicologici di cui spesso non abbiamo piena consapevolezza.

Ecco, la prima volta che ho avuto la possibilità di studiare e applicare i 6 stadi del Protocollo C.H.A.N.G.E., quando ho iniziato a collaborare con il Dott. Fiorenza, più volte ho avuto queste realizzazioni e nonostante abbia quasi 20 anni di studi alle spalle sulle migliori tecniche di efficacia e crescita personale, in più di un passaggio del protocollo mi sono ritrovato a dire: “caspita, ma perché non ci ho pensato prima?!”

Come accennato nell’articolo, spesso per cambiare davvero, per ottenere quei cambiamenti di secondo ordine abbiamo bisogno di soluzioni diverse e inaspettate.

Protocollo C.H.A.N.G.E. ti offrirà queste soluzioni, soluzioni che potrai adottare per realizzare finalmente e in maniera permanente quei cambiamenti che nella tua vita hanno subito troppe false partenze.

Se stai leggendo questo articolo oggi, lunedì 30 marzo 2020, questo è l’ultimo giorno di apertura delle iscrizioni al video-corso per quest’anno.

testimonianza Martino

Le intuizioni e la metodologia sviluppata dal dott. Andrea Fiorenza e messa a disposizione in esclusiva per i lettori di EfficaceMente ha già aiutato centinaia di corsisti a…

  • smettere di fumare,
  • tornare a fare sport con regolarità,
  • combattere la fame nervosa,
  • iniziare a meditare con costanza,
  • attuare una precisa routine mattutina,

Non vedo l’ora che anche tu possa scoprire le vere “leggi” che regolano il cambiamento umano e metterle a tuo servizio. Clicca il pulsante qui sotto per andare alla pagina di presentazione del corso e assicurarti uno degli ultimi posti disponibili:

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Buona settimana.

Andrea Giuliodori.

Avatar di Andrea Giuliodori
Sono un Ingegnere, nato e cresciuto tra le ridenti colline marchigiane ed oggi vivo e lavoro a Londra. Ho lavorato a Milano come Manager per una multinazionale della Consulenza Direzionale per 7 anni. Da inizi 2015 ho deciso di dedicarmi a tempo p...

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Sara

Buongiorno Andrea G. e Andrea F.
Ho seguito il pre corso di preparazione al protocollo CHANGE e volevo ringraziarvi per i contenuti che avete condiviso.
Questa idea del cambiamento del primo ordine e del secondo ordine l’avevo già intuita mentre lavoravo sulle mie emozioni nella definizione della micro azione da fare quotidianamente per raggiungere il mio obiettivo principale: instaurare la routine mattutina.
Instaurare questa abitudine é stato strano perché un tempo riuscivo facilmente a svegliarmi presto anche se il motivo per cui mi svegliavo era sempre il senso di colpa. Dopo anni frustanti passati così, il mio corpo non ha retto più lo stress e così da quel giorno la mia routine mattutina svanì.
Capì che era importante la qualità del mio sonno e così imparai a instaurare un ritmo sonno-veglia adeguato. Fatto questo peró la mia routine mattutina non tornava, e capì che negli anni mi ero abituata a instaurare la routine mattutina solo sulla leva del senso di colpa, ma io non volevo più dovermi sentire in quel modo. Così grazie al pre corso di preparazione al protocollo Change capì che il mio cambiamento del secondo ordine l’avrei ottenuto se la mia leva emotiva fosse diventata la gratitudine e così é stato. Facendo una lista delle attività che mi fanno percepire o sentire gratitudine ho scelto tra queste quella micro attività che la mattina mi premette di alzarmi presto. E non solo, ho riscoperto molte attività che mi fanno star bene e in questo modo ho potuto sostituirle ad attività che in realtà a me stessa non facevano guadagnare nulla a livello emotivo o intellettuale.

Andrea Giuliodori

Ma che meraviglia Sara, ne sono molto felice :)

E.

Andrea, stai facendo tutto tu … le informazioni si apprendono da fonti. La mia domanda – nota, domanda non accusa – era specifica e ben delimitata, chiedevo se quel libro di Watzlawick è una fonte. La mia domanda termina con “corretto? Grazie”.
Se ti sei sentito accusato, è dipeso da te, non da me, la parola “plagio” nella mia domanda non l’ho mai usata, né è insinuazione di nulla, ma una mera domanda. Per cui disconosco qualsiasi conclusione, tu possa aver tratto, e non ho nulla di cui vergognarmi, solo per aver posto una domanda. Complimenti.
E giusto per cronaca, non commento mai nulla con il mio nome, semplicemente perché detesto l’osint come la peste, solo per questo.

Andrea Giuliodori

Ciao E.
ok, allora ho “overreacted” come si dice in inglese :) Mi scuso.

Uno degli asset chiave di EfficaceMente è la fiducia dei miei lettori e quando si insinuano comportamenti scorretti da parte mia mi parte l’embolo.

Hai specificato che non era questa la tua intenzione e mi auguro che le spiegazioni che ho fornito abbiano chiarito i dubbi.

TonyVT Skarredghost

La storiella è molto carina e mi ha dato un sorriso. Concordo pienamente con il dottore: cercare di cambiare un’abitudine senza cambiare nient’altro è una battaglia persa in partenza e spiega perchè molte persone non riescono ad instaurare buone abitudini. La mia domanda è: ma applicando quindi questo metodo, non serve più tanto la vecchia e sana disciplina, o è una cosa complementare?

Andrea Giuliodori

Ciao Tony, intendi il Protocollo CHANGE?

Premesso che le iscrizioni sono chiuse da ieri sera, quindi non devo venderti più niente, quello che mi ha colpito da subito del Protocollo ideato dal dott. Fiorenza (che è stato poi il motivo per cui ho deciso di acquisirne i diritti in esclusiva per i lettori di EfficaceMente) è che sfrutta determinati meccanismi psicologici paradossali che aiutano a rendere il cambiamento inevitabile.

In pratica invece di seguire un approccio “push” basato sulla disciplina, la forza di volontà e la determinazione a tutti i costi, attraverso degli accorgimenti contro-intuitivi ti porta a desiderare il cambiamento in ottica “pull”, creando una tensione emotiva che viene rilasciata proprio attraverso la formazione dell’abitudine.

L’abitudine inoltre non è più un’azione fine a se stessa, ma piuttosto uno strumento per ottenere una realizzazione superiore.

e.

[…] “Il cambiamento di primo ordine, che avviene all’interno di un sistema (individuo, coppia,
famiglia, organizzazione complessa) e che non cambia radicalmente il sistema, ma lo
modifica parzialmente;
Il cambiamento di secondo ordine, che al contrario colpisce il sistema stesso e lo conduce a modificarsi in modo definitivo.”

Questa parte, e forse probabilmente altre del protocollo, arrivano dal testo “Change: la formazione e la soluzione dei problemi” di Paul Watzlawick, John H. Weakland, Richard Fisch, corretto? Grazie https://books.google.it/books/about/Change_la_formazione_e_la_soluzione_dei.html?id=wO7GPQAACAAJ&source=kp_cover&redir_esc=y

Andrea Giuliodori

Ciao e.

l’approfondimento sui cambiamenti di primo ordine e di secondo ordine di questo articolo non fa parte del corso avanzato protocollo C.H.A.N.G.E. e Fiorenza ha spiegato in maniera cristallina all’inizio dell’articolo che tale differenziazione l’ha imparata proprio dal suo mentore Watzlawick, doveva forse utilizzare una definizione diversa?

No, perché tu fai passare quelle le definizioni che Fiorenza riporta citando il suo mentore, per un plagio.

In merito poi al nome del corso stesso (C.H.A.N.G.E.) è stato invece ideato da me, non da Fiorenza, ed è un’acronimo dei 6 stadi del protocollo d’intervento (Convinzioni, Habitat, Abito, Narrativa, Gabbia, Entropia).

1° STADIO: Ristruttura queste tre CONVINZIONI.
2° STADIO: Crea il giusto HABITAT per il cambiamento.
3° STADIO: Scegli il tuo nuovo ABITO.
4° STADIO: Cambia la tua NARRATIVA interna.
5° STADIO: Evita la GABBIA dell’orgoglio.
6° STADIO: Contrasta l’ENTROPIA.

Se la tua accusa (grave e diffamante) si basa sul fatto che ci sia un libro di Watzlawick intitolato Change, il collegamento è un po’ labile, non trovi?

Perché non mi trovi la paginetta in cui si parla di questi 6 stadi? O in cui venga proposto questo acronimo?

Aspetto con ansia.

Vergognati a fare certe insinuazioni pesantissime, basate su un’assonanza.

Sono 12 anni che ci metto la faccia su EfficaceMente e il mio lavoro e la mia correttezza non sono mai state messe in discussione.

Ho sempre specificato quando le strategie proposte erano frutto delle mie intuizioni o se le avevo apprese da altri, sempre citando le fonti. Lo stesso livello di attenzione naturalmente l’ho messo anche nella scelta delle mie collaborazioni.

Tu invece che non hai neanche il coraggio di commentare con il tuo nome, ma in compenso ti permetti di fare accuse di questa gravità chi sei?

e.

[…] “Quando, invece, la donna esce dalla cornice del buon senso e delle rassicurazioni e fa qualcosa di apparentemente strano e illogico, intervenendo su qualcos’altro rispetto a prima, allora tutto il sistema cambia e si verifica un cambiamento di second’ordine.”

e questo è il gioco-problema di uscire dagli schemi, il gioco-problema che vede una figura composta di 9 punti disposti a 3 a 3, su 3 righe, e bisogna fare in modo che (cit.) “i nove punti devono essere collegati da 4 linee rette senza sollevare la matita dal foglio”, sempre dal libro “Change: la formazione e la soluzione dei problemi” di Paul Watzlawick, John H. Weakland, Richard Fisch, gioco-problema da pagina 39 a 42 del testo. Corretto?

Rocco

Una curiosità: c’è qualche traccia della collaborazione tra Fiorenza e Watzlawick?
Ho cercato in rete ma non ho trovato nulla.

Andrea Giuliodori

Se Google non ritorna nulla è evidente che se l’è inventata.

Rocco

Lungi da me, era solo una curiosità non avendo altri strumenti per approfondire la suddetta ricerca.
Mi chiedevo solo perché non fare menzione di una collaborazione di quel calibro sulla propria pagina Linkedin.
Avrei voluto anche chiedere delucidazioni sulla collaborazione con un professionista che ha studiato “Specializzazione quadriennale in Programmazione Neuro Linguistica”
Sapendo bene cosa ne pensi di PNL…
Ma mi sembra di capire che non ci sia spazio per un confronto, peccato.

Mannaggia ai miei bias!

Andrea Giuliodori

Ciao Rocco, ci mancherebbe,
anzi, perdona il mio commento un po’ acidognolo, probabilmente ero in difensiva visto i commenti di qualche altro lettore.

Credo tu sia della mia generazione o forse anche più giovane, vero? Per noi è naturale avere il nostro CV completo su Linkedin e tutta la nostra storia privata e professionale ha una qualche traccia digitale.

Considera invece che qui stiamo parlando degli inizi della carriera di Fiorenza. Il Dott. Fiorenza ha alle spalle 30 anni come psicoterapeuta e la collaborazione con Watzlawick risalgono agli inizi degli anni ’90. Comunque se fai una ricerca approfondita troverai diversi incroci tra Fiorenza, Nardone e Watzlawick.

In merito alla PNL, anche qui, probabilmente non hai letto con attenzione la mia posizione a riguardo.

Come ho sempre detto la PNL agli inizi era stata considerata una scoperta molto promettente nell’ambito della Psicologia. Non è quindi inconsueto che molti psicologi e psicoterapeuti abbiano delle specializzazioni sul tema. Il problema con la PNL è arrivato dopo, quando:

1) Le promesse teoriche non sono state mantenute e numerosi studi ne hanno dimostrato la totale insussistenza.
2) I para-guru (in primis Tony Robbins) hanno iniziato ad utilizzarla come strumento meramente commerciale.

Spero di aver risposto ai tuoi dubbi.

Naturalmente il Protocollo non ha nulla a che fare con la PNL.

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