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In questo intervento d’eccezione, lo psicologo e professore Pietro Trabucchi approfondisce per i lettori di EfficaceMente i rischi di una società, quella moderna, che rincorre continuamente le gratificazioni immediate e ha ormai perso la capacità di autoregolazione, fondamentale per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo degno di tale definizione.

Introduzione

(a cura di Andrea Giuliodori, fondatore EfficaceMente)

Fine 2010. Avevo da poco completato la lettura di uno dei migliori libri letti fino a quel momento sul tema della resilienza e della forza di volontà: “Resisto dunque sono“, dello psicologo e professore universitario specializzato in prestazioni sportive, Pietro Trabucchi.

Quel libro non solo ha migliorato la mia vita, facendomi scoprire risorse interne che non sapevo neanche di avere.

La sua lettura ispirò, infatti, anche la stesura di uno degli articoli di EfficaceMente più letti di sempre.

Ho dunque un debito di riconoscenza nei confronti di Pietro Trabucchi e averlo oggi ospite sulle pagine del blog, con un suo intervento per i miei lettori, è un piccolo, grande sogno che si realizza.

Nello specifico, qualche settimana fa, dopo aver completato la lettura del suo ultimo manuale, “Nelle tempeste del futuro” (straconsigliato!), sono entrato in contatto con lo psicologo, scelto da numerose squadre olimpiche italiane, per “strappargli” un intervento qui sulle pagine di EfficaceMente.

Devi sapere infatti che, coerente con i principi di cui parla nei suoi libri, Trabucchi non ha profili social e i suoi interventi e interviste si misurano con il contagocce.

Ma ce l’abbiamo fatta.

Passo dunque la parola al Prof. Trabucchi, che in questo articolo ci parlerà della “società rettiliana“, dei suoi rischi e quali abilità e competenze dobbiamo allenare per non esserne vittime.

Buona lettura.

Andrea Giuliodori.

Il combattimento senza quartiere che si consuma ogni giorno dentro di noi

Nessuno è libero se non è padrone di sé stesso.

Epitteto (I secolo d.C.)

Dovendo attribuire un nome alla società contemporanea, la chiamerei “rettiliana“. Sebbene la mia definizione possa apparire vagamente ironica (e in un certo senso lo è), origina da qualcosa di molto serio.

L’aggettivo “rettiliano” per indicare le strutture più arcaiche del nostro cervello venne utilizzato per la prima volta dal neurologo americano del secolo scorso Paul MacLean, nella sua teoria del cervello tripartito. MacLean descriveva un network cerebrale comparso per la prima volta nei rettili, da cui originano le nostre più potenti spinte istintive.

Il concetto di cervello rettiliano fornisce una base neuroscientifica a una verità millenaria, narrata attraverso le religioni, i miti e molte opere letterarie:

in ogni essere umano si svolge un combattimento senza quartiere tra i suoi impulsi emozionali profondi e il tentativo di controllarli.

Questa lotta interiore appartiene all’umanità fin dalle origini: non a caso la storia della nostra civiltà incomincia proprio con un fallimento nel controllare l’impulso a mangiare una mela proibita.

Il cervello rettiliano innesca risposte emotive velocissime, automatiche, potenti ma rigide.

L’impulsività rappresenta la soluzione più efficace se abitiamo nella giungla. Se scappare o aggredire sono i nostri strumenti quotidiani, allora dobbiamo essere fulminei: più saremo riflessivi e più rischieremo di perdere la vita.

Se invece l’ufficio ha sostituito la savana, i vecchi metodi non vanno più bene.

Controllare la bestia fremente

bestia fremente

Le spinte rettiliane in gran parte dei contesti sociali attuali devono essere mediate e ammortizzate dai centri cerebrali superiori.

La bestia fremente e sbavante dentro di noi va educata e ingentilita. Non per moralismo, ma per un motivo ben più profondo: se non riuscissimo a tollerare le frustrazioni, a controllare la rabbia, a posticipare la soddisfazione immediata del piacere in un contesto complesso qual è il mondo attuale, la nostra sopravvivenza sarebbe a rischio.

La psicologia descrive questa capacità di controllare gli impulsi emotivi e posticipare la soddisfazione del piacere con il termine self-regulation (autoregolazione o autocontrollo).

Da un punto di vista neurocognitivo l’autoregolazione si basa sull’azione modulatrice svolta dalle aree prefrontali sui network più antichi sottostanti, quelli che appunto McLean definiva “rettiliani”.

L’autoregolazione è così importante oggi (e lo sarà sempre di più in futuro) perché gli obiettivi che ci poniamo, e i contesti in cui operiamo, sono oggi sempre più complessi, incerti e frustranti.

Questo ci richiede di sviluppare e allenare una serie di competenze che derivano dall’autoregolazione:

  • saper dilazionare la gratificazione
  • sapersi concentrare
  • saper tollerare la frustrazione
  • saper tollerare l’incertezza

In particolare, saper rimandare la gratificazione è fondamentale per inseguire mete lontane nel tempo.

L’importanza della gratificazione dilazionata

Dipendenza da smartphone

Il principio della gratificazione dilazionata rappresenta uno dei pilastri fondamentali di ogni attività tipicamente umana.

Pensiamo, per esempio, al processo dell’allenamento: mi alleno duramente oggi, rinunciando al piacere immediato, per risultati che giungeranno soltanto domani.

In sostanza, se ci si pone qualsiasi obiettivo che non sia la mera sopravvivenza economica, bisogna crederci e tenere duro. Eppure, oggi siamo di fronte a un paradosso.

Questa capacità autoregolativa di cui abbiamo così bisogno è sempre più carente: se la difficoltà a controllare gli impulsi ha accompagnato il genere umano fin dagli albori, ora il problema è diventato un’emergenza collettiva.

La società rettiliana è una società in cui le persone sono sempre più impulsive, fanno fatica ad autodisciplinarsi, riescono a perseguire solo gratificazioni istantanee (vogliono “tutto e subito“) e spesso soffrono di disturbi dell’attenzione.

È la struttura della società attuale a plasmare i nostri cervelli con caratteristiche a bassa autoregolazione.

In altre epoche la sopravvivenza richiedeva concentrazione continua (pensiamo a cos’era la caccia per gli uomini primitivi), pazienza, pianificazione.

Oggi, utilizzando semplicemente il nostro smartphone possiamo ottenere informazioni su qualsiasi argomento; possiamo accedere a film, libri, giochi e contenuti musicali; fare nuove conoscenze oppure ordinare prodotti di ogni genere. Il tutto istantaneamente e senza alcuno sforzo.

L’autocontrollo viene disimparato perché la nostra esistenza si compie in contesti che premiano le risposte impulsive, la ricerca di gratificazioni immediate e la continua distrazione.

Oggi, l’ambiente in cui viviamo brulica di stimoli gratificanti e quindi potenzialmente distraenti.

Per esempio, il suono della notifica di un messaggio sullo smartphone provoca il rilascio di dopamina nel cervello rettiliano perché ci siamo abituati ad associare quello stimolo con una novità potenzialmente più piacevole del noioso qui e ora.

La tecnologia, aumentando esponenzialmente i margini di ricompensa nascosti in ogni attimo della nostra vita, ha reso l’istante presente insopportabilmente privo di interesse. E, per riuscire a rimanere concentrati sul monotono “qui e ora”, trascurando questi stimoli che promettono una pronta gratificazione, bisogna saper esercitare molto autocontrollo.

Come allenare l’autoregolazione

Per quanto oggi gli individui della nostra società siano mediamente molto poco allenati all’autoregolazione, intorno a noi non mancano casi di eccellenza.

Un ottimo esempio del livello di auto-controllo che si può raggiungere con il costante allenamento io l’ho rinvenuto nelle Forze Speciali dell’Esercito italiano, un contesto che ho descritto nel mio ultimo libro “Nelle tempeste del futuro”.

L’allenamento dell’autoregolazione si realizza a partire dalla vita quotidiana, limitando i poteri di quella “macchina del piacere immediato” che è il cervello rettiliano.

Il passo fondamentale per farlo è quello di inserire un endoscheletro di autodisciplina nella nostra esistenza: il che significa costruirsi una routine di abitudini efficaci, saper organizzare il proprio tempo, evitare di procrastinare, resistere alle tentazioni.

Alla base di tutte queste azioni c’è quel fenomeno che una volta i filosofi definivano la “forza di volontà”; e che invece oggi – grazie alle neuroscienze- sappiamo essere l’influenza regolatoria delle aree prefrontali della nostra corteccia sull’antico network rettiliano. Da un punto di vista neuroscientifico, “forza di volontà” e “autoregolazione” coincidono.

Molti autori hanno paragonato la forza di volontà ad un muscolo, ed il paragone mi pare assolutamente calzante.

Ogni volta che ci imponiamo qualche piccolo passo in avanti, non otteniamo solo un progresso nell’attività in cui eravamo impegnati: rinforziamo anche la competenza generale, l’autoregolazione, rendendola più pronta e potente per i successivi balzi in avanti che ci aspettano.

Pietro Trabucchi.

 

Ringrazio nuovamente il Prof. Trabucchi per il suo intervento e lancio una sfida a te che ci stai leggendo:

  • Cosa farai, oggi, per allenare il tuo muscolo della forza di volontà?
  • Quale passo compirai, tra quelli che hai per troppo tempo rimandato?
  • A quali tentazioni resisterai?

Che la forza… di volontà, sia con te!

Buon allenamento.

 

Ps. All’inizio dell’articolo ti ho detto che i libri di Trabucchi hanno avuto un impatto estremamente positivo sulla mia vita.

Un esempio concreto?

I numerosi racconti ed esempi riportati nei suoi manuali sono veri e propri “integratori” per l’anima e la mente.

Leggendoli sei ispirato a diventare una migliore versione di te stesso, a superare i tuoi limiti e a sviluppare quella forza di carattere che permea in ogni pagina dei suoi libri.

Per questo, non mi perdo mai un nuovo libro di Trabucchi.

Se è stato così anche per te, devi leggerti l’ultimo: “Nelle tempeste del futuro“.

Ti piacerà 😉

Nelle tempeste del futuro

Avatar di Pietro Trabucchi
Pietro Trabucchi è uno psicologo che si occupa da sempre di prestazione sportiva, in particolare di discipline di resistenza. E’ stato Psicologo della Squadra Olimpica Italiana di Sci di Fondo alle Olimpiadi di Torino 2006 e per molti anni psicolo...

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Massimo

Ciao Andrea,
altro articolo nel quale mi riconosco: quasi 3 settimane di ferie e “non ho trovato tempo” x cambiare la ruota della Vespa (“ma si, farò domani…” mi dicevo)

Io sono quello che magari inizia alla grande le nuove cose, ma poi tendo a mollare x svariati motivi non sempre chiari (penso che il NON raggiungimento di risultati in tempi da me previsti, sia tra le maggiori cause)

Articoli come questo mi aiutano a mettere focus e comprendere ciò che spesso mi sento ripetere: “il successo arriva prima del sudore, solo nel vocabolario”

ps: dei 2 libri di Trabucchi, consigli di leggerli in sequenza o non cambia?

Andrea Giuliodori

Ciao Massimo, felice che ti sia piaciuto!

Per i due libri, o in generale i vari libri di Trabucchi, non ci sono indicazioni specifiche per l’ordine di lettura. Puoi scegliere in base alla sinossi che ti ispira di più.

Massimo

Ok, grazie Andrea.

Federico

Gentile Professor Trabucchi,
La ringrazio per l’articolo e per i consigli che ha voluto condividere affinchè noi possiamo farne tutti tesoro
Il concetto di “Endoscheletro della disciplina” per le abitudini e per l’organizzazione del tempo, al fine di migliorare la concentrazione e di non perdersi nelle distrazioni, è perfetto per sapere come meglio comportarsi ogni giorno nel quotidiano per ottenere risultati a medio e lungo termine
RingraziandoLa nuovamente Professore e ringraziando ovviamente moltissimo anche Andrea per averLa ospistata, auguro ad entrambi un buon proseguimento di settimana Un calorosissimo saluto,
Federico

Andrea Giuliodori

Grazie Federico, riporterò sicuramente il tuo messaggio al Prof. Trabucchi :)

Federico

Ti ringrazio Andrea, sei gentilissimo
Un carissimo saluto e buon proseguimento di lavoro e di settimana a te ed a tutto il tuo Team di Efficacemente
Un forte abbraccio!

Antonio

Come sempre i saggi di Pietro Trabucchi non deludono le aspettative; a me è piaciuto molto Opus che sto affiancando agli esercizi di Fattore T.
Tra l’altro essendo abbonamento a +Efficace sono molto curioso di vedere gli abstract, che se non sbaglio dovrebbero uscire in questo mese, tra l’elenco ce n’erano un paio di Trabucchi.

Andrea Giuliodori

Ci prenderemo qualche settimana in più, ma ci siamo quasi anche con gli abstract.

Tra l’altro quest’anno oltre ad interventi d’eccezione per gli iscritti, ne abbiamo in serbo anche di riservati ai soli +Efficaci (insieme ad altre novità).

Fateci riprendere dal lancio di 365, che quest’anno ci ha assorbito molto, e riprendiamo le fila di tutto :)

Giuseppe Vocale

Buongiorno,
sono un lettore di Efficacemente nonché appassionato “fan” del prof. Trabucchi, fin dai suoi primi libri, che mi hanno fornito tasselli fondamentali per la mia crescita personale, soprattutto sulla resilienza e poi sulla motivazione. Quindi ringrazio moltissimo Andrea per lo spunto che ci ha fornito, e ordinerò subito il nuovo lavoro del professore. L’articolo appena letto conferma ed evolve molte delle tesi già sviluppate dal professore, e mi fa piacere riuscire ad agganciarci anche i “pensieri lenti e veloci” di Kahnemann, nonché l’antifragilità di Taleb. Insomma, un mosaico bellissimo che ogni giorno si completa con un nuovo pezzettino. Grazie Andrea e grazie prof. Trabucchi!

Andrea Giuliodori

Grazie a te Giuseppe!

Sabrina

Che meraviglia questo articolo Andrea!

Porre l’attenzione sui rischi del vivere in una società “rettiliana” ha un valore importantissimo,
considerando anche la grande confusione e la violenza che percepiamo nella comunicazione e nelle interazioni umane in
questo particolare momento storico.
Allenare la nostra concentrazione e le competenze per avere un buon autocontrollo è molto utile non solo dal punto di vista della nostra evoluzione individuale ma è basilare anche per proteggere il nostro equilibrio nelle relazioni, così spesso messo a rischio da un’impulsività incontrollata e da una cattiva gestione del proprio sé personale.

Grazie a te e al prof. Trabucchi per questo approfondimento, leggerò sicuramente il libro che consigli. : )

Andrea Giuliodori

Grazie a te Sabrina!

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