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Consigli pratici per superare il tuo perenne stato di insoddisfazione e frustrazione.

frustrazione

“Sono frustrato come un piromane in una foresta pietrificata.”

A. Whitney Brown.

Ammettilo: quante volte ti è capitato di non riuscire a raggiungere un obiettivo, di fallire un traguardo importante o semplicemente di non essere in grado di cambiare la tua attuale situazione, nonostante i continui sforzi?

Di fronte a queste situazioni ogni essere umano tende a reagire con una sensazione ben precisa: la frustrazione.

Cos’è la frustrazione: il significato

La frustrazione è un mix letale tra profonda insoddisfazione, senso di impotenza e rabbia. Siamo perfettamente consapevoli che così le cose non possono andare avanti, ma non abbiamo la più pallida idea di cosa fare per migliorarle: ci troviamo allora ad insistere su azioni sbagliate i cui risultati sono inevitabilmente deludenti.

Il senso di frustrazione può essere, quindi, episodico se riguarda un avvenimento specifico della nostra vita, oppure permanente, quando invece si estende nella quotidianità e tocca tutte le aree e gli ambiti della nostra vita.

Le cause della frustrazione

Le cause della frustrazione possono essere le più diverse e possono derivare da praticamente tutti gli ambiti della propria vita. Possiamo, però, senz’altro fare lo sforzo di andare ad individuare le più comuni e dargli una classificazione logica:

  • Frustrazioni da ambiente sociale: ad esempio in una azienda, l’impiegato, che pur sopporta bene il lavoro che svolge, può provare frustrazione dalla sua esclusione dai piani e dalle decisioni della direzione o dall’impossibilità/difficoltà di carriera.
  • Frustrazioni da ambiente fisico: ad esempio causate dalla distanza, dal sovraffollamento di un ambiente o di una zona abitativa, dal rumore. Generalmente sono ben sopportate dall’individuo, anche perché percepite come anonime, non intenzionali e, in alcune occasioni, generalizzate.
  • Frustrazioni da ambiente familiare: lo prova chi non è soddisfatto del proprio contesto familiare: può essere l’adolescente in ricerca di autonomia, o anche il genitore non soddisfatto del proprio rapporto con i figli.
  • Frustrazioni personali: possono essere dovute ad esempio a difetti fisici, o anche psichici o intellettivi.

L’identikit della persona frustrata

Come si fa a capire sei di fronte a te hai una persona frustrata? O addirittura se tu in questo momento stai incarnando l’identikit dell’individuo che prova frustrazione? Ci sono delle caratteristiche peculiari non difficili da riconoscere.

I segnali legati alla frustrazione sono: risentimento, perdita di autostima e fiducia in sé stessi, rassegnazione, rinuncia, stress. Praticamente una spirale verso il basso che ti dà l’impressione di girare senza un obiettivo.

Esiste una via più efficace per affrontare questo tipo di sentimento? Scopriamolo insieme.

Supera la frustrazione con la via della cedevolezza

Da adolescente ho praticato per quasi 8 anni Judo, anche a livello agonistico, classificandomi addirittura primo nei campionati regionali: ok, nella mia classe di peso eravamo soltanto in 3, ma vuoi mettere la soddisfazione?! ;-)

Ho sempre amato le arti marziali e fin da ragazzino ho capito che non si trattava di semplici sport, ma di vere e proprie filosofie di vita.

Il termine Judo, che identifica l’arte marziale nata ufficialmente nel 1882 ad opera del Maestro Jigorō Kanō, sta a significare letteralmente: “Via della Cedevolezza“. Ne spiega il perché lo stesso Maestro Kanō:

“Il Judo è la via più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. Allenarsi nella disciplina del Judo significa raggiungere la perfetta conoscenza dell’io attraverso l’addestramento e l’assiduo impegno per ottenere un miglioramento fisico e spirituale. Il perfezionamento dell’io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale, che costituisce l’obiettivo ultimo del Judo. Nell’esecuzione dei kata (schemi predefiniti di attaco-difesa), l’allievo di Judo indietreggia quando viene attaccato dall’avversario, per poi rivolgergli contro la sua stessa forza. Questo è il principio basilare del Judo: una cedevolezza iniziale prima della vittoria finale.”

Jigorō Kanō.

Insomma sono cresciuto a forza di pane e uchi-mata (la mia tecnica preferita): non c’è poi da sorprendersi se mi sono appassionato all’efficacia e alla crescita personale!

Se le arti marziali in generale ed il Judo in particolare ti incuriosiscono, qui sotto trovi un video delle 26 mosse più letali del Judo praticate in meno di 29 secondi ;-)

Bellino il video, bellina tutta la storiella sul judo come filosofia di vita, ma non doveva essere un articolo sulla frustrazione e come superarla?!

La “Via della Cedevolezza” può essere una metafora molto potente quando ci troviamo ad affrontare periodi di frustrazione nella nostra vita.

Nel Judo per sconfiggere il nostro avversario non dobbiamo contrastarne la forza, piuttosto dobbiamo sfruttarla a nostro vantaggio e rivolgergliela contro al momento opportuno. Come disse lo stesso Maestro Kanō: il Judo prevede “una cedevolezza iniziale, prima della vittoria finale“.

Lo stesso principio si applica alla vita.

Più cerchiamo di contrastare il nostro senso di frustrazione e più esso cresce dentro di noi. Più ci dimeniamo con rabbia ed energia e più l’insoddisfazione prende il controllo della nostra vita.

Se vogliamo liberarci dal senso di frustrazione l’unica via e la “Via della Cedevolezza”: dobbiamo imparare ad arrenderci alla vita.

Come liberarsi della frustrazione: consigli pratici per “arrendersi alla vita”

Sono consapevole che un’affermazione come: “devi imparare ad arrenderti alla vita“, detta da uno che per 4 anni ti ha rotto le scatole con articoli sulla determinazione, la disciplina e la lotta alla procrastinazione è un tantino… spiazzante. Eppure, a volte, questa è l’unica via per la “vittoria finale”. Voglio provare a convincerti con qualche esempio pratico:

Concentrati su un altro “spicchio” della vita

In passato ti ho spiegato perché la vita può essere considerata un’arancia.

Si, hai letto bene. La vita è un’arancia e come ogni arancia che si rispetti è formata da diversi spicchi: il tuo fisico, la tua mente, il tuo spirito, le tue relazioni, i tuoi soldi.

Molto difficilmente il nostro senso di frustrazione riguarda tutti e 5 gli spicchi della nostra vita. Anzi, quasi sempre riguarda uno ed uno soltanto di questi spicchi: siamo noi ad estendere i risultati momentaneamente negativi in una determinata area, alla nostra intera esistenza.

In questi casi dobbiamo accettare che per quel determinato “spicchio” le cose non stanno andando bene: dobbiamo arrenderci e… passare avanti. Concentrarci su una nuova sfida di crescita personale, su un altro spicchio.

Così facendo, capita spesso che una volta che ci saremo dimenticati di ciò che ci ha frustrato fino a qualche giorno prima, “magicamente” ci verrà presentata una soluzione a cui non avevamo pensato.

Focalizzati su ciò che vuoi ottenere e non su ciò che vuoi evitare

In un precedente articolo ti ho spiegato che, se la tua vita fa schifo, molto probabilmente ti stai focalizzando su ciò a cui sei contrario e non su ciò a cui sei favorevole.

Questa è una delle principali fonti di frustrazione.

Anche in questo caso: arrenditi, smettila di sprecare energie su ciò che non va. Sposta la tua attenzione su ciò che invece funziona e su ciò che desideri veramente.

Dimentica i tuoi insuccessi o considerali parte essenziale del tuo percorso, ed inizia a concentrarti sui tuoi obiettivi ed i tuoi sogni. Insegui ciò che vuoi ottenere. A questo proposito, una delle tecniche più interessanti è quella di tenere un diario della gratitudine.

Supera la frustrazione nello studio

Uno dei campi in cui la frustrazione cresce peggio dell’erba selvatica è sicuramente lo studio.

L’assenza di un metodo di studio efficace, tecniche di memorizzazione scadenti e una pessima gestione del tempo sono tra le principali cause di frustrazione per gli studenti.

Dico giusto o ho ragione? Ti sforzi, passi un sacco di ore sui libri ma alla fine i risultati sono sempre mediocri. Credi che continuare a spendere energie per contrastare la tua frustrazione ti aiuterà ad ottenere voti migliori?

Come visto negli altri esempi, anche qui, il primo passo è arrendersi e prendere consapevolezza che ciò che abbiamo fatto finora semplicemente non funziona. Spesso questo significa mettere da parte momentaneamente un determinato esame o semplicemente rivedere il modo in cui studiamo.

Conclusioni: la tecnica giusta per affrontare la frustrazione

La “Via della Cedevolezza” non è dunque un invito alla passività, all’inazione e all’accettazione della nostra inadeguatezza. Esattamente il contrario.

Se continuerai a lottare contro il tuo “avversario” utilizzando le tecniche sbagliate, ti ritroverai inevitabilmente al tappeto e privo di energie. Segui il consiglio del Maestro Kanō: prendi consapevolezza del fatto che le cose non stanno funzionando, accettalo e arrenditi. Lasciati travolgere dall’irruenza del tuo avversario, ma allo stesso tempo fai in modo che la tua mente salda e inamovibile colga prontamente il momento in cui sferrare l’attacco vincente.

Questo è un atteggiamento di sana aggressività. Non sprecare energie in gesti ineleganti, segui il flusso e sferra il tuo attacco al momento opportuno.

Foto di eflon

Avatar di Andrea Giuliodori
Sono un Ingegnere, nato e cresciuto tra le ridenti colline marchigiane ed oggi vivo e lavoro a Londra. Ho lavorato a Milano come Manager per una multinazionale della Consulenza Direzionale per 7 anni. Da inizi 2015 ho deciso di dedicarmi a tempo p...

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Alexander

Non sapevo che anche tu avessi “tirato” di judo in passato, anch’io negli anni dell’università l’ho fatto, ma sempre a livello non agonistico (mai fatto una gara in vita mia). :-)

Tornando sul tema del post, anch’io ho sperimentato che sinceramente accettare, ammettere a sè stessi che qualcosa non va è un toccasana per iniziare a finalmente cambiare, perchè prima di poter effettuare qualsiasi cambiamento c’è bisogno della consapevolezza della propria situazione. Poi, in un secondo momento, molto spesso dopo che si è passati ad un nuovo livello (come ci ha insegnato Einstein), riusciamo finalmente a risolvere la nostra situazione, ma il primo fondamentale passo rimane rendersi conto della propria situazione e accettarla.

Mi hai fatto venire in mente Andrea, che ho applicato in passato questo principio alla mia situazione lavorativa. Forse è arrivato il momento di riapplicarla ;-)

Andrea

Mi ha fatto piacere leggere il riferimento alla tua situazione lavorativa Alex: ricollegandomi alla chiacchierata fatta, penso possa essere una via da percorrere.

A presto,
Andrea.

Stefano

Io invece ho fatto per un po’ Karate. :P

La tua tecnica, se ho capito bene come funziona, l’ho riassunta in una frase che è fra i miei mantra: “cosa me ne frega, tanto vivo bene lo stesso”.

Alcuni ostacoli li posso superare, altri no. Pazienza, capita, me ne frego e tiro avanti. Non ci spreco energie, perché so che mi farà sentire peggio. Invece quelle energie le investo per raggiungere i miei obiettivi, che è più salutare e benefico sia a breve che a lungo termine.

Andrea

Ciao Stefano,
la risposta al tuo commento è: “ni”.

Ricordo ancora quando in gara tentavo spesso di fare la mia tecnica preferita contro un avversario piuttosto ostico. Niente, mi ero intestardito: non volevo uscire dalla mia zona di comfort, sprecando inutilmente energie. All’ennesimo “rimprovero” dell’arbitro per la stasi dell’incontro, mi sono “arreso”, ho iniziato a seguire il mio avversario, senza opporre particolare resistenza e cogliendo poi l’occasione per un De Ashi Barai: tecnica che non avevo particolarmente perfezionato, ma che si prestava molto meglio alla situazione.

Insomma, ogni tanto ci intestardiamo sulle stesse azioni, quando invece dovremmo staccare momentaneamente pensare al di fuori della scatola (think out of the box dicono gli inglesi).

Andrea.

roberto

Bene, vedo che siamo in molti a praticare la Via…e ad applicarne i principi anche nella vita. E’ vero, caro Andrea, a volte è necessario cedere per ottenere un vantaggio.
Impariamo a cedere alle pressioni pittosto che contrastarle, impariamo a cedere allo stress per non irrigidirci,
impariamo a cedere al dubbio piuttosto che restare intrappolati nelle convinzioni.
Forse una delle lezioni più belle che ho imparato praticando le Arti Marziali e’ racchiusa in una frase che ho sentito dire da un Maestro: ” sul tatami si muore”. Cosa significa? Significa che solo con la pratica puoi capire dove sbagli, puoi imprarare dai fallimenti e riuscire ad essere efficace quando veramente servirà.

Andrea

Bellissimo il “sul tatami si muore”.
Spesso ci portiamo dietro troppi pregiudizi, troppe convinzioni, troppi “so io come bisogna fare”, dimenticando di osservare le situazioni ed i problemi per quello che sono realmente.

Grazie davvero per l’intervento Roberto.

Elisa

Il problema e’ che nella società occidentale siamo abituati a voler sempre tutto a lottare per essere primi e a non accettare le sconfitte! Per questo certe volte ci sentiamo sopraffatti! Dobbiamo invece riuscire ad imparare la RESA !
Non sempre le cose vanno come noi vogliamo, farsi prendere dalla rabbia o dalla frustrazione non servirà,anche perché le situazioni possono cambiare e volgere nuovamente a nostro favore!
Basta restare sulla riva del fiume e lasciarlo scorrere!

Andrea

Grazie del commento Elisa: hai colto appieno il messaggio di questo post.

Ilaria Cardani

Ma dove l’hai trovata la citazione – un tantino macabrae di certo esilarante – di quel tale A. Whitney Brown? Frustrato ma ironico e creativo.
Ah, l’ironia, quella si che è una bella via alla cedevolezza che ti fa vincere :) :)

Andrea

Non ci crederai Ilaria, ma a volte prima trovo la citazione e poi ci scrivo un intero articolo. Questa devo ammettere di non ricordarmi dove l’ho presa: però è originale, giuro!

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