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Hai mai sentito parlare di bias cognitivi? Che tu li conosca o meno, posso assicurarti che hanno un impatto rilevante sulla tua vita. È tempo di prenderne consapevolezza.

“Mentire a noi stessi è ben più radicato nella nostra anima del mentire agli altri.”

F. Dostoevsky.

Ti è mai capitato di avere quella fastidiosa sensazione di essere il peggior nemico di te stesso? Ti consideri una persona mediamente intelligente, sai distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, eppure ti ritrovi, più spesso di quanto vorresti, a prendere decisioni stupide:

  • sgarri alimentari che ti riempiono di sensi di colpa,
  • acquisti impulsivi che si dimostrano inutili,
  • impegni procrastinati che non fanno altro che generare stress.

La nostra mente è senza dubbio una delle più raffinate creazioni della natura, eppure ogni tanto va in “tilt” e ci fa comportare come degli asini totali. Perché? È evitabile? Come possiamo prendere decisioni migliori, decisioni che ci avvicinino ai nostri traguardi, invece che allontanarcene?

Bias cognitivi, cosa sono?

Wikipedia definisce i bias cognitivi come:

giudizi (o pregiudizi) che non corrispondono necessariamente alla realtà, sviluppati sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro e che portano dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio.

L’origine del termine inglese bias va cercata nel provenzale antico, biais, che significa obliquo, inclinato. Questo termine, che all’inizio veniva utilizzato per definire i tiri storti nel gioco delle bocce, col passare dei secoli è stato impiegato più in generale per indicare un pregiudizio o inclinazione mentale.  

Tradotto, i bias cognitivi rappresentano il modo con cui il nostro cervello distorce la realtà.
La domanda a questo punto è: perché diamine lo facciamo? Perché utilizziamo queste distorsioni cognitive per interpretare la realtà che ci circonda?!

La risposta, come spesso accade, è legata alla nostra evoluzione.

Bias ed euristiche: scorciatoie ed errori cognitivi

Se hai letto Autostima Passo Passo ricorderai probabilmente il capitolo sulle “euristiche del giudizio“: sì, esattamente, quello in cui ti ho fatto l’esempio del gatto obeso della zia Pina! Fondamentalmente, il nostro cervello è bombardato ogni giorno da centinaia di migliaia di input sensoriali e per far emergere i segnali (soprattutto i segnali di pericolo) dal rumore di fondo, ha imparato, nel corso dei millenni, ad adottare alcune scorciatoie mentali.

Queste scorciatoie sono per la maggior parte corrette e ci consentono di interpretare la realtà in maniera rapida ed efficiente.

Tuttavia, c’è una percentuale di queste euristiche che ci conduce verso dei vicoli ciechi, delle conclusioni errate sul mondo che ci circonda: i bias cognitivi, appunto.

Nell’articolo di oggi ho selezionato per te una lista di quelli che sono i 23 bias cognitivi più frequenti e pericolosi. Liberartene completamente è impossibile, ma se imparerai a riconoscerli, avrai un’arma in più per evitare decisioni stupide nei tuoi studi, nel tuo lavoro e, in generale, nella tua vita.

Bias cognitivi esempi. La lista di quelli che ti fregano più spesso (e come evitarli)

Gli studiosi hanno individuato decine e decine di bias cognitivi e ogni anno viene scoperto un nuovo errore di valutazione. Lo studio dei bias cognitivi, oltre che per gli specialisti delle scienze sociali, è particolarmente importante per chi si occupa di marketing, finanza e gestione aziendale. Nella lista qui di seguito ho scelto quei “percorsi mentali errati” che hanno la capacità di influenzare radicalmente la nostra vita quotidiana, ostacolando spesso il nostro percorso di crescita personale. Eccoli.

  1. Euristica dell’influenza (affect heuristic)
  2. Bias del carro della banda musicale (bandwagon bias)
  3. Ancoraggio (anchoring bias)
  4. Bias di conferma (confirmation bias)
  5. Bias della scelta (choice-supportive bias)
  6. Illusione dello schema (clustering illusion)
  7. Euristica della disponibilità (availability heuristic)
  8. Illusione della frequenza (frequency illusion)
  9. Bias del pavone (self-enhancing transmission bias)
  10. Bias del “senno di poi” (hindsight bias)
  11. Attualizzazione iperbolica (hyperbolic discounting)
  12. Escalation irrazionale (irrational escalation)
  13. Bias della negatività (negativity bias)
  14. Bias dell’inazione (omission bias)
  15. Effetto struzzo (ostrich effect)
  16. Effetto placebo (placebo effect)
  17. Errore di pianificazione (planning fallacy)
  18. Reattanza (reactance)
  19. Bias dell’avversione alle perdite (loss-aversion bias)
  20. Bias informativo (information bias)
  21. Errore dello scommettitore (gambler’s fallacy)
  22. Bias dell’ordine di grandezza (order of magnitude bias)
  23. Effetto Galatea (Galatea effect)

Vediamo quali sono i bias che più di frequente ostacolano la mente umana, uno ad uno.

Euristica dell’influenza (affect heuristic)

Ipotizziamo che recentemente tu abbia deciso di acquistare una nuova auto: scommetto uno pneumatico che stai iniziando a vedere quell’auto ovunque. Ho ragione o dico giusto?

Il bias dell’euristica dell’influenza spiega come la nostra percezione della realtà sia significativamente influenzata da ciò che desideriamo in quel dato momento.

bias-cognitivi-euristicaAll’interno del libro “Scarcity: why having too little means so much” è riportato un interessante esperimento sull’affect heuristic: a due gruppi di persone è stato chiesto di riconoscere alcune parole mostrate su uno schermo per una frazione di secondo. Le parole in questione erano: porta, torta, corta. Gli individui del primo gruppo hanno individuato le 3 parole con una frequenza simile: per capirci, alcuni hanno riconosciuto la parola “porta”, altri la parola “torta” e altri ancora la parola “corta”. Gli individui del secondo gruppo invece hanno individuato nell’80% dei casi esclusivamente la parola “torta”. La differenza tra i 2 gruppi? Il primo è stato sottoposto all’esperimento dopo pranzo, il secondo prima di pranzo ;-)

Vallo a spiegare ai fan della Legge di Attrazione che se riescono a trovare il posteggio dell’auto è grazie all’euristica dell’influenza e non alle vibrazioni quantico-cosmiche :-D

Bias del carro della banda musicale (bandwagon bias)

Il “bandwagon” in inglese indica il carro su cui viaggia la banda musicale durante le parate o altre manifestazioni pubbliche. Questo bias cognitivo indica la nostra tendenza a sviluppare una convinzione, non tanto sulla base della sua effettiva veridicità, ma quanto piuttosto in relazione al numero di altre persone che condividono quella stessa convinzione.

Insomma, siamo dei gran pecoroni.

Ti faccio un esempio legato allo sviluppo personale: sei sicuro che le convinzioni che hai su te stesso siano proprio tue? Non è che agisci in un determinato modo perché è esattamente il comportamento che gli altri si aspettano da te? Così, per dire…

Ancoraggio (anchoring bias)

Spontaneamente facciamo troppo affidamento sulle prime informazioni che ci vengono fornite.

Immagina ad esempio di trovarti a trattare il prezzo di un bene o di un servizio: in questi casi, l’intera trattativa verterà intorno alla prima cifra proposta da una delle due controparti. Se sei sveglio e fai l’offerta per primo, magari un’offerta ridicolmente a tuo favore, avrai delle buone chances di fare un ottimo affare (come detto il giochino funziona laddove ci sono margini di trattativa).

A proposito di prime informazioni e prime impressioni, c’è un altro bias, chiamato halo effect, a cui devi stare attento. Questo effetto alone implica infatti che tu percepisca i tratti di un individuo o di un oggetto subendo l’influenza di altri tratti dello stesso individuo/oggetto. Ti è mai capitato di pensare, ad esempio, che uno sconosciuto dal bel viso fosse automaticamente una buona persona?

Bias di conferma (confirmation bias)

Questa “scorciatoia mentale errata” si verifica in particolar modo tra i sostenitori di partiti politici o altre ideologie (vedi i fanatici delle “diete alimentari”). Nello specifico, è nella nostra natura dare maggiore rilevanza alle sole informazioni in grado di confermare la nostra tesi iniziale.

Questo è un altro motivo per cui il “confronto”, soprattutto quello online, è spesso sopravvalutato.

Bias della scelta (choice-supportive bias)

Cugino stretto del confirmation bias, questo bias cognitivo spiega la nostra tendenza a razionalizzare le scelte fatte, anche se tali scelte sono state impulsive o sono state fatte sulla base di gravi lacune informative.

Insomma, piuttosto che ammettere di aver fatto una ca*#!ta, ci inventeremo la qualunque per dimostrare quanto brillante sia stata la nostra decisione – mai sentito parlare di dissonanza cognitiva?

Il problema è che nella maggior parte dei casi ci ritroveremo a prendere in giro noi stessi (hai presente le 3 bugie che ci raccontiamo ogni giorno? Stessa solfa).

Illusione dello schema (clustering illusion)

bias-cognitivi-ritardatariUna delle armi più potenti del nostro cervello è la capacità di individuare dei “pattern”, ovvero degli schemi, attraverso i quali giungere rapidamente a delle conclusioni.

Il problema è che spesso vediamo questi schemi laddove non esistono.

Un esempio classico? I numeri “ritardatari” del lotto: siamo convinti che se un numero non esce da così tante estrazioni, avrà sicuramente una maggior probabilità di essere estratto. FALSO: ad ogni nuova estrazione TUTTI e 90 i numeri hanno esattamente la stessa probabilità di uscire (1/90).

Euristica della disponibilità (availability heuristic)

Questo bias consiste nel sovrastimare le informazioni a nostra disposizione.

Non è vero che fumare fa male! Mio nonno ha fumato un pacchetto di sigarette al giorno fino a 90 anni ed era sano come un pesce“.

Mi spiace, ma l’esperienza di tuo nonno non ha validità statistica circa la salubrità del fumo: tuo nonno ha avuto solo un gran c*#o ;-)

Illusione della frequenza (frequency illusion)

Molto simile all’euristica dell’influenza, la frequency illusion spiega perché iniziamo a vedere ovunque conferme di quanto abbiamo recentemente appreso. Te ne accorgerai nei prossimi giorni: inizierai a vedere bias cognitivi neanche fossero delle Grandi Punto della Fiat!

Bias del pavone (self-enhancing transmission bias)

Tutti noi siamo portati a condividere maggiormente i nostri successi, rispetto ai nostri fallimenti.

Hai bisogno di prove? L’intero Facebook ruota attorno al bias del pavone: le frasi e le immagini più condivise riguardano vacanze incredibili, party selvaggi, amori passionali. Beh, la realtà è “leggiuermente” diversa. Questo video la fotografa in tutta la sua cruda freddezza:

Bias del “senno di poi” (hindsight bias)

Siamo tutti geni col “senno di poi”. Nel trading come nell’innovazione tecnologica l’hindsight bias spiega perché riteniamo scontate certe evoluzioni solo dopo che si sono verificate.

Immagina di essere nel 2006 e cercare di convincere il management di Nokia, che Apple e Google saranno i due player fondamentali del mercato mobile negli anni a venire. Good luck!

Attualizzazione iperbolica (hyperbolic discounting)

L’hyperbolic discounting è un termine scientifico complesso per indicare un atteggiamento che i lettori di EfficaceMente conoscono fin troppo bene, ovvero la propensione a scegliere, sempre e comunque, il piacere immediato rispetto alla felicità a lungo termine.

Questo atteggiamento è particolarmente presente in 3 aree della nostra vita:

  • L’alimentazione.
  • I risparmi.
  • Lo studio/lavoro.

In un esperimento del 1998 ai partecipanti fu chiesto di scegliere tra un frutto sano e uno snack al cioccolato. Quando la scelta era spostata nel futuro, il 74% degli individui sceglieva la frutta. Quando invece la scelta riguardava il momento presente, il 70% degli individui sceglieva il goloso snack al cioccolato.

Il punto è che tendiamo inevitabilmente a sovrastimare le capacità del nostro “Io futuro”, come se fosse una sorta di superuomo o superdonna che sarà in grado di mangiare ultra-sano, risparmiare ogni centesimo e studiare/lavorare senza distrazioni per zilioni di ore.

Indovina un po’: il tuo “Io futuro” è indisciplinato, svogliato e spendaccione esattamente come il tuo “Io presente”, anzi, anche un pelino di più. Se vuoi controbilanciare l’hyperbolic discounting, DEVI leggere questo post sull’akrasia.

Escalation irrazionale (irrational escalation)

Prendere decisioni irrazionali solo per tenere fede a decisioni razionali prese in passato: ecco in sintesi l’effetto di questo bias cognitivo.

Se di recente ti è capitato di farti prendere la mano in un’asta Ebay, sai esattamente di cosa sto parlando.

Bias della negatività (negativity bias)

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“Preferisco essere ottimista e avere torto, che pessimista e avere ragione.”

A. Einstein.

Consiste nel dare maggior peso agli aspetti negativi rispetto a quelli positivi.

Naturalmente anche questo bias cognitivo ha una sua spiegazione evoluzionistica: per i nostri antenati, infatti, era decisamente meglio confondere una roccia per un orso, piuttosto che un orso per una roccia.

Per quanto ci riguarda, pensare che aver fallito quell’esame o aver mancato quella promozione significhi la fine della nostra esistenza, forse è un tantino esagerato.

Bias dell’inazione (omission bias)

Indica la tendenza a preferire l’inazione rispetto a qualsiasi azione, anche la più piccola.

La prossima volta che ti ritrovi con il c*#o incollato al divano, incapace di sostenere il benché minimo impegno, ricorda che il bias dell’inazione è in… azione. Come batterlo? Ti consiglio di utilizzare il segreto dei 3 minuti.

Effetto struzzo (ostrich effect)

Se il confirmation bias ci spinge a dare maggior importanza alle sole informazioni a sostegno della nostra tesi, l’effetto struzzo ci porta a nascondere la testa nella sabbia quando ci vengono presentati dati che contrastano con le nostre convinzioni.

Qualcosa mi dice che ti è capitato più di una volta di avere a che fare con degli… “struzzi”.

Effetto placebo (placebo effect)

L’effetto placebo è uno dei bias cognitivi più conosciuti in assoluto e a dirla tutta non è del tutto negativo: consiste infatti nell’influenzare l’avverarsi di un evento attraverso la convinzione che quell’evento debba verificarsi.

Questo bias, più che dimostrare un difetto di progettazione del nostro cervello, mette in evidenza quanto potenti possano essere le nostre convinzioni.

Errore di pianificazione (planning fallacy)

Come visto al bias #11 le nostre capacità di fare previsioni accurate sul futuro sono a dir poco imbarazzanti. Questo è particolarmente vero quando ci ritroviamo a pianificare lo studio o un progetto di lavoro. Volenti o nolenti siamo sempre troppo ottimisti sul tempo che impiegheremo per realizzare i nostri obiettivi.

Come si contrasta la planning fallacy? Te l’ho già spiegato al punto 4 di questo articolo.

Reattanza (reactance)

bias-cognitivi-bambiniScommetto che gli ingegneri elettronici sono andati in un brodo di giuggiole appena hanno letto il termine reattanza. In realtà, nella psicologia cognitiva la reattanza rappresenta il desiderio di fare il contrario di ciò che gli altri vorrebbero che facessimo.

Se sei un genitore che ha a che fare con bimbi piccoli o figli adolescenti, ho il vago sospetto che tu conosca perfettamente questo comportamento: forse lo conosci con il più comune nome di “capricci“.

Come possiamo evitare questa risposta istintiva? La reattanza nasce dalla volontà dell’individuo di difendere la propria libertà di scelta: invece di imporre un’unica scelta (la nostra) è molto più efficace offrire un ventaglio di opzioni che, guarda caso, vanno nella direzione desiderata.

Bias dell’avversione alle perdite (loss-aversion bias)

A parità di cifre (ma anche in caso di guadagni sostanzialmente più elevati), preferiamo di gran lunga evitare le perdite, piuttosto che ottenere dei guadagni.

Bias informativo (information bias)

Ti è mai capitato di dover prendere una decisione e ritrovarti a raccogliere tonnellate di informazioni senza poi agire? Questa nostra insicurezza è giustificata dall’information bias, ovvero la convinzione che più informazioni recupereremo, più la nostra decisione sarà oculata. La verità è che una sovrabbondanza di informazioni non sempre ci porta a realizzare azioni efficaci. Anzi…

Se hai difficoltà a prendere decisioni, ti consiglio di adottare la tecnica della bussola.

Errore dello scommettitore (gambler’s fallacy)

Diciamo che la mente umana non è progettata per prendere decisioni statistiche in modo razionale. Lo abbiamo già visto con l’esempio dei numeri “ritardatari” del lotto. In generale quando dobbiamo stimare la probabilità di accadimento di un evento ci facciamo influenzare troppo dagli eventi accaduti in precedenza, anche se questi sono statisticamente indipendenti.

Domandina semplice semplice: se lanciassi una monetina in aria per 9 volte di seguito e ottenessi sempre “testa”, la probabilità che esca “croce” al 10° lancio è minore, maggiore o la stessa?

Bias dell’ordine di grandezza (order of magnitude bias)

Non solo andiamo nel pallone quando si tratta di valutare eventi indipendenti, ma in generale abbiamo serie difficoltà nello stimare correttamente i diversi ordini di grandezza. Non mi credi?! Facciamo un piccolo esperimento?

Senza pensarci troppo, se ti dico che sono trascorsi 1 milione di secondi, quanti giorni sono passati? 1 giorno? 10 giorni? 100 giorni? 1.000 giorni? Su, prova ad indovinare… sono circa 12 giorni.

Se ti dicessi invece che sono trascorsi 1 miliardo di secondi, quanti anni sono passati? 1 anno? 10 anni? 100 anni? 1.000 anni? Spara il tuo numero, non ci pensare troppo… sono circa 32 anni.

Allora, ci sei andato vicino? Neanche un po’, vero?! ;-) Tieni presente questo bias ogni volta che ti ritrovi a fare delle stime numeriche.

Effetto Galatea (Galatea effect)

“Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione.”

Henry Ford.

Probabilmente avrai sentito spesso parlare di profezia auto-avverante. L’effetto Galatea è un derivato dalla self-fulfilling prophecy e si verifica quando il successo (o l’insuccesso) di una persona è influenzato dalle sue convinzioni sulle proprie abilità.

In altre parole, una parte consistente delle nostre prestazioni (nello studio, nello sport, nel lavoro) è determinata da ciò che pensiamo di noi stessi e delle nostre capacità. Collegato a questo tipo di bias cognitivo c’è anche il cosiddetto effetto Dunning-Kruger.

Se vuoi approfondire questo tema ti consiglio di rileggere il capitolo sull’autoefficacia che trovi all’interno del manuale Autostima Passo Passo. Se poi sei uno studente, il test del Professore e dell’Ultras ti farà ricredere su molte delle tue convinzioni sullo studio.

Conclusioni

Allora? Quale tra questi bias cognitivi ti è piaciuto di più? Quale ti ha incasinato la vita più spesso? Fammelo sapere nei commenti di questo articolo ;-)

E, se il tema ti incuriosisce, nel sito puoi trovare tanti altri articoli su come agisce la nostra mente.

Per il resto, come ti ho spiegato all’inizio del post, l’obiettivo non è certo sbarazzarci di questi “cortocircuiti mentali“: è impossibile, fanno parte della nostra natura. Tuttavia, anche solo conoscerli e averne consapevolezza, può regalarci un nuovo punto di vista, spingerci a non arrenderci allo status quo e fare un’enorme differenza nel nostro percorso di crescita personale.

Ecco, questa settimana vorrei che ti appuntassi quei 2-3 bias cognitivi che ti hanno fatto pensare “cavoli, questo sono io!“.
Rileggili. Se nella loro descrizione ho linkato dei post di approfondimento, leggi anche questi ultimi. Ma soprattutto impegnati ad avere maggior consapevolezza di questi bias: osservali, guarda come influenzano le tue decisioni e le tue giornate e infine impara a gestirli… EfficaceMente.

Per il momento è tutto: stavo per salutarti con un imbarazzante… “byes byes”, ma mi sono trattenuto :-D Buona settimana!

Andrea Giuliodori.

Ps. Il tema bias cognitivi è affrontato anche nell’ottimo: “Le armi della persuasione” del dott. Cialdini. Se l’argomento ti ha incuriosito è senza dubbio un must read.

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Sono un Ingegnere, nato e cresciuto tra le ridenti colline marchigiane ed oggi vivo e lavoro a Londra. Ho lavorato a Milano come Manager per una multinazionale della Consulenza Direzionale per 7 anni. Da inizi 2015 ho deciso di dedicarmi a tempo p...

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missmuslimah
Marina

Questo articolo è tanta roba.
Personalmente credo di essere particolarmente sensibile al “senno di poi” e agli errori di pianificazione. Il senno di poi in particolare lo applico di frequente per darmi delle colpe. Ripenso a certe scelte che ho fatto nella vita e mi dico che avrei dovuto fare diversamente, senza tenere conto che le informazioni di cui dispongo oggi non sono le stesse di cui disponevo nel momento in cui ho fatto quella scelta.
Gli errori di pianificazione mi fregano sempre. Sia nel breve che nel medio-lungo periodo. Sembra quasi un vizio di base: programmare sempre almeno un paio di cose che poi oggettivamente non ci stanno. Andrò a leggere l’articolo di approfondimento.
E infine credo di essere abbastanza consapevole riguardo l’euristica della disponibilità. Forse perché pur avendo una laurea in materie umanistiche ho comunque una mentalità scientifica. E detto sinceramente faccio davvero fatica a trattenermi quando nelle discussioni uno dice ” ci sono decine di ricerche scientifiche che dicono la cosa X” e l’altro risponde “si però mio cuggino…”. Giuro: mi manda in bestia :)
Comunque articolo molto interessante, come al solito. Che te lo dico a fare? :)

Andrea Giuliodori

Ciao Marina,
grazie davvero per aver lasciato il commento per prima.

Ahahah, nella parte su “mio cuggino” mi sono ritrovato pienamente. Devo però ammettere che nell’ambito della formazione si abusa un pochino anche dell’espressione: “ci sono studi che affermano”… ecco, anche qui bisogna sempre drizzare le orecchie. Molti formatori, coach e para-guru questi studi neanche se li sono letti e spesso riportano cose “per sentito dire”. Occhio.

Giampiero

Con la lettura di quest’articolo, ho ripreso le sfide, “parcheggiate” per qualche giorno :)
I miei dannati bias, nell’ordine dei danni procurati:
1 negativity
2 Galatea
3/4 confirmation/ostrich
Poi, a volte, credo di cadere in un pavone al contrario! Come lo potrei chiamare? Un TACCHINO BIAS ?

Articolo interessante, grazie sempre ?

Roberto

Direi che quello in cui mi sono ritrovato di più (ma non certo l’unico) è stato il 17, sugli errori di pianificazione. Normalmente so vedere sempre molto lontano ma spesso sbaglio i tempi che ritengo più brevi di quelli che poi avvengono. Probabilmente è anche un problema di competenza, ciò accade di più negli ambiti in cui ho meno competenze specifiche e non me ne rendo conto per cui… la scorciatoria del tempo.

genna78

Grande Andrea, questo è uno dei miei argomenti preferiti… avrei però citato gli studi di Kahneman perché è da lui che derivano la maggior parte di questi bias.. gli hanno anche valso il premio Nobel ;)

Andrea Giuliodori

Ciao Genna,
grazie molte per il riferimento a Kahneman: questo è il bello di avere lettori che intervengono attivamente nei vari post ;-)

Daniele

Questo articolo mi è piaciuto moltissimo! Innanzitutto c’è un sacco di “ciccia” al fuoco e mi sono rivisto in alcuni di essi e su altri ci sto lavorando alacremente. Dato che derivano tutte da un giudizio erroneo o superficiale o anche esperienziale, mi sono chiesto a fine articolo: ma questi errori sarebbero evitabili se ci si mettesse in dubbio su ciò che si fa senza un “pilota automatico”? Certo sicuramente si ridurrebbero parecchio di intensità e di frequenza… a mio parere alcuni diventano più riconoscibili applicando un po’ di presenza mentale in ciò che si fa (il senno di poi su tutti). Ciao Andrea!

Andrea Giuliodori

Ciao Daniele,
come scritto nel post, i bias sono ineliminabili. Sono parte integrante di ciò che siamo, il prodotto di millenni di evoluzione. Ciò che possiamo fare è studiarli, prenderne consapevolezza e correggere consciamente i nostri comportamenti quando i bias iniziano ad intervenire.

Daniele

Andrea volevo chiederti sul bias dell’escalation irrazionale avresti qualche approfondimento?

Andrea Giuliodori

Ciao Daniele, il bias dell’escalation irrazionale è anche noto come: “escalation of commitment”. Nella referenze del relativo articolo di wikipedia trovi degli ottimi studi/testi sull’argomento. In alcuni ambiti si parla anche di “sunk cost fallacy”: anche su questo tema c’è un’ampia letteratura.

Daniele

Grazie mille!!

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