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“Perché non hai studiato psicologia?”

Nei 14 anni di EfficaceMente, mi hanno spesso rivolto questa domanda.

In Italia, infatti, per alcuni non è concepibile che un ingegnere parli di crescita personale, come se la ricerca della realizzazione personale fosse quasi una patologia.

Eppure, intraprendere un percorso di crescita personale adottando unicamente la prospettiva psicologica rischia di essere limitante.

Vuoi per i limiti intrinseci di una scienza sociale, la psicologia, che con la crisi di riproducibilità del 2015 ha evidenziato i suoi punti di debolezza, vuoi perché un serio percorso di miglioramento personale deve essere necessariamente multi-disciplinare.

Per questo, nei miei 20 anni di passione per il personal development ho spaziato dai classici del self help, ai testi accademici di psicologia, dai paper di neuroscienze, ai trattati di filosofia, dai testi sacri delle principali religioni mondiali, ai manuali di cibernetica.

…Ed è proprio questa molteplicità di punti di vista e fonti, unita alle mie esperienze pratiche, che mi ha aiutato a sviluppare la mia personale visione di crescita personale, visione che quotidianamente cerco di condividere con chi mi segue sui diversi canali di EfficaceMente 😊

In quest’ottica, da alcuni mesi abbiamo iniziato ad ospitare qui su EfficaceMente, oltre ai miei articoli di approfondimento, degli interventi di autori che apprezzo particolarmente e che hanno background ed esperienze spesso molto diverse tra loro.

In questo articolo sono molto felice di ospitare Maura Gancitano e Andrea Colamedici, che con il progetto Tlon hanno l’obiettivo di riportare la filosofia al centro del mondo (e ci stanno riuscendo egregiamente).

Lascio la parola a Maura e Andrea.

Andrea Giuliodori.

Cosa significa prenderla con filosofia?

L’idea comune è che la filosofia sia un discorso astratto, separato dalla vita quotidiana.

È “quella cosa con la quale e senza la quale si rimane tale e quale”, che ti rende capace di dire tutto e il contrario di tutto, o che ti estranea dal mondo reale spingendo a occuparsi solo dei massimi sistemi.

Chi vive filosoficamente è visto come Talete che cade nel pozzo, o come Mago Merlino che in La spada nella roccia inciampa sui suoi stessi libri.

In realtà, la filosofia è essenziale – oggi più che mai – per comprendere dove ci troviamo, dove stiamo andando, dove vorremmo andare e come possiamo arrivarci. E il dove spesso ha a che fare con un desiderio da realizzare, che sia un fatto individuale o che riguardi il benessere collettivo.

Le trappole della società della performance

Viviamo in quella che abbiamo definito la “società della performance”, un sistema che ci spinge a dover dimostrare di essere sempre attivi, sempre perfetti, sempre positivi, in grado di performare bene in ogni ambito della vita.

L’ansia da prestazione è diventato lo stato normale in cui si vive, che alimenta il senso di colpa e di inadeguatezza.

Si tratta di un modello che suscita comparanoia (cioè paranoia da confronto) e impedisce di essere soddisfatti di ciò che si fa e dei risultati che si ottengono.

Niente è mai abbastanza, quindi si deve sempre andare avanti, senza potersi mai fermare.

In questa società ipercompetitiva tutto sembra essere una questione di vittoria o di sconfitta. Dove l’altro, che sia un conoscente o uno sconosciuto, è sempre un nostro competitor, e tutte le relazioni sembrano fondarsi sull’idea per la quale vivere significa combattere ininterrottamente, sconfiggendo ogni nemico che si interpone tra noi e il futuro.

Sottolineare tutto questo non significa dire, però, che sia colpa del mondo esterno che ci opprime e ci spinge alla performance; bisogna cercare di domandarsi piuttosto cosa sia davvero in nostro potere.

Come posso distinguere desideri autentici e inautentici? Come posso cambiare la condizione in cui vivo?

L’importanza di ricercare la fioritura personale

La filosofia può accompagnare in quest’opera di discernimento, ossia a capire come agire per disegnare il percorso della propria esistenza.

È quella che chiamiamo “fioritura personale”, un processo fondamentale nella filosofia antica che permette uno sviluppo armonico della persona.

Il filosofo francese Pierre Hadot la chiamava “arte di vivere”, ma già per Aristotele era “arte di esistere”.

La filosofia antica, infatti, non era solo teorica, ma nasceva – tra le altre cose – anche come pratica trasformativa, fatta di esercizi psicofisici e tecniche semplici eppure potenti, che ancora oggi risultano efficaci a chi è in grado di appropriarsene.

Secondo Michel Foucault, le “tecnologie del sé” richiedevano una disciplina totale che oggi quasi nessuno sarebbe in grado di investire, eppure qualcosa si può scegliere di fare.

La chiamiamo fioritura personale perché ogni persona ha in essenza un fiore diverso, anche se il mondo ci spinge a pensare di doverci adeguare a degli standard troppo rigidi, a dover compiere delle strade pre-determinate. Ogni persona può dare fioritura a innumerevoli parti di sé, a un fiore sempre nuovo e con i tempi che le sono propri.

Al contrario, di solito veniamo spinti a pensare che le cose debbano accadere presto, o secondo tempi uguali per tutti, e quindi ci sentiamo sempre in ritardo sulla tabella di marcia, sempre più lenti e deboli degli altri.

Il processo di fioritura è, appunto, un processo, un movimento che ha bisogno di continue rielaborazioni, perché lo scopo non è andare dritti al traguardo, né rispettare la tabella di marcia, ma scoprire che non ci sono né traguardotabella di marcia: c’è il labirinto che crei mentre vivi, mentre scegli, mentre cerchi di realizzare i tuoi desideri.

Parafrasando Borges, alla fine, visto dall’alto, il labirinto avrà l’immagine del tuo volto.

il labirinto di Borges

Sai di essere in fioritura, quindi, quando senti che dentro di te qualcosa si sta muovendo.

In alcuni momenti ci sono dei segni esterni e tangibili (risultati lavorativi o personali), in molti altri casi da fuori apparentemente non appare ciò che sta accadendo dentro di te, eppure il movimento c’è, ed è forse ancora più profondo e autentico.

È un processo che richiede riflessione, attenzione, azione e contemplazione. Deve provocarti attrito, come fa ogni movimento, ogni viaggio – sia interiore sia esteriore – ma si tratta di un attrito che libera la tua energia vitale, che ti permette di scoprire chi sei.

Attrito, ma non violenza, che accade con urgenza, ma senza fretta.

Praticare la filosofia, quindi, significa sia contemplare, sia ragionare, sia praticare. Operare per essere sia felici che contenti.

Saper distinguere felicità e contentezza

A questo proposito, le fiabe di solito si concludono con la frase “e vissero per sempre felici e contenti”. Se ascoltare la conclusione da piccoli poteva offrirci un senso di sollievo e serenità, nel corso della vita iniziamo però a pensare che felicità e contentezza siano irraggiungibili.

Impariamo, cioè, che non si può vivere come nelle fiabe, e che crederci significa essere persone illuse che pagheranno lo scotto dei propri sogni a occhi aperti.

È lì che cominciano a farsi spazio il cinismo, la disillusione, lo sguardo sprezzante verso le illusioni infantili. Ma, come ha scritto Gilbert K. Chesterton:

“Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno già che esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere”.

Le fiabe aiutano da sempre gli esseri umani a riconoscere il proprio potenziale e a non farsi bastare il già visto e il già conosciuto. Rappresentano un fondamentale strumento di educazione emozionale, e il modo in cui finiscono è un insegnamento profondo che non dobbiamo trascurare.

Hai mai pensato a cosa significa davvero essere contemporaneamente felici e contenti? Perché nelle fiabe si usano entrambi i termini, e non uno solo? Non è una ripetizione?

In realtà si tratta di due termini molto diversi, e scoprirlo può cambiare il modo con cui pensiamo alla nostra vita, alle nostre giornate e a ciò che per noi ha davvero senso.

Felice” viene dal latino felix, che ha la stessa radice di fecundus, e letteralmente significa fertile. Sei felice quando ti metti al mondo, quando senti di realizzare la tua natura, quando sei ricca di frutti e fai qualcosa che ti fa sentire di essere in movimento, di aver tirato fuori qualcosa di te che non era ancora emerso.

Spesso si associa alla felicità l’idea di una grande scorpacciata, ma in realtà la felicità è più legata a un senso di fertilità che si prova nel momento in cui si sta scoprendo qualcosa di nuovo di sé e del mondo, nel momento in cui si attraversa il ponte tra chi si è e chi si desidera essere.

Contento” viene invece dal latino contentus, participio passato di continere (contenere), e indica l’essere appagati, pieni, riempiti. Sei contenta quando sei soddisfatta, appagata. Come dopo una scorpacciata, appunto.

Ti sarai accorto, probabilmente, che spesso usiamo la parola “felice” per indicare erroneamente uno stato di contentezza e soddisfazione; la condizione di felicità è però ben diversa, perché ha a che fare con il sentirsi sulla propria strada, con la sensazione di completezza che prova chi si sente un pesce nell’acqua.

Imparare a riconoscere la differenza tra felicità e contentezza è fondamentale, perché rispondono a due bisogni necessari della vita, ma profondamente diversi.

Usare bene le parole per fiorire significa imparare a fare attenzione alle differenze, a scegliere con attenzione che nome dare a ciò che proviamo, a ciò che ha spazio nella nostra esistenza.

E tu sei felice o sei contento? Cosa ti dà felicità e cosa contentezza?

Fai un gioco: prendi un foglio e separalo a metà. Scrivi nella colonna di sinistra quello che nella vita ti rende felice, e nella colonna di destra quello che ti rende contento.

Lo scopo non è analizzare razionalmente la tua esistenza per averne il controllo, ma anzi fare attenzione a ciò che forse in questo momento stai mettendo da parte e capire davvero come stai. Lasciar emergere ciò che influisce sulla tua vita, e poi decidere di dargli spazio.

Non si tratta neanche di decidere se sia meglio essere felici o contenti, perché il segreto è trovare una giusta misura tra felicità e contentezza: è quello lo stato di meraviglia.

Grazie davvero a Maura e Andrea per questo loro contributo per i lettori di EfficaceMente.

Se volete approfondire queste tematiche, vi consiglio caldamente la lettura proprio dell’omonimo testo di Andrea e Maura: “Prendila con filosofia: manuale di fioritura personale“.

A presto.

Avatar di Andrea Colamedici e Maura Gancitano TLON
Tlon è un progetto di divulgazione culturale fondato da Andrea Colamedici e Maura Gancitano, filosofi e scrittori. Si manifesta attraverso una Scuola di Filosofia e Immaginazione permanente, una casa editrice, una libreria teatro e un’attività di ...

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Lucia

❤️ Grazie

Elisa

Forse il più bell’articolo da quando seguo EfficaceMente

Anna Maria

Grazie ,che meraviglia :conoscere l’etimologia delle parole significa sintonizzarsi sulla frequenza che vogliamo ,senza sbagliare destinazione e senza sorprese indesiderate
e “far fiorire i semi che piantiamo ” .Grazie Andrea Giulidori e grazie Maura e Andrea per l’immagine colorata della fioritura ! con immensa gratitudine ,Anna Maria

Roberta

Grazie per l’articolo: semplice, chiaro ed – ovviamente – efficace. 😊😉

Luca

Ciao Andrea quali sono stati i libri di filosofia più utili per la tua crescita personale? Grazie 🙂

Andrea Giuliodori

Le meditazioni di Marco Aurelio e le lettere di Seneca a Lucilio senza dubbio. Tutto quello che è stato tramandato di Epitteto. La critica della ragion pura di Kant e gran parte delle opere di Schopenhauer. Giusto per farti una lista della spesa immediata diciamo 😅

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