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Chi soffre di vittimismo difficilmente lo ammette, ma se sei convinto che le circostanze, le altre persone o l’intero universo ce l’abbiano sempre con te, beh, devi leggere questo articolo…

vittimismo

Tutte le persone si sono fatte da sé. Ma solo quelle di successo lo ammettono.”

Anonimo.

Sono passati ormai 6 anni da quando abbiamo creato il gruppo Facebook ufficiale di EfficaceMente e fin dalla sua fondazione non c’è stata settimana in cui io e gli amministratori del gruppo non abbiamo dovuto leggere un post o un commento di questo tipo:

“Perché è stato rimosso il mio post? Pretendo delle spiegazioni dagli amministratori!”

“Poverino, aveva bisogno di un consiglio, perché avete eliminato il post?!”

Meno del 30% dei post pubblicati dai quasi 40.000 membri del gruppo supera il vaglio della moderazione e uno dei motivi principali per cui li cancelliamo è il mancato rispetto della regola #4 del nostro decalogo:

NIENTE FRIGNE.

Intendiamoci, non è che eliminiamo certi post frignoni perché siamo str***i e cattivi.

Il motivo è un altro.

Il vittimismo in Italia, patria del “chiagn’ e fotte“, è considerato uno sport nazionale e da decenni ormai ha creato una cappa di negatività sull’intero Paese.

Per questo, contrastarlo in ogni sua forma e manifestazione è una delle battaglie principali che porto avanti con EfficaceMente.

Cos’è il vittimismo: la definizione

Prima di capire perché è così dannoso per la persona e come provare a combatterlo, capiamo più da vicino come definire il complesso della vittima o del vittimismo. In psicologia clinica, infatti, questi termini descrivono le caratteristiche di una personalità che crede di essere la vittima di azioni dannose o lesive da parte degli altri, anche quando non c’è assolutamente alcun motivo per pensarlo.

Certo, non tutto il vittimismo è ingiustificato e, quindi, non rappresenta sempre un problema se circoscritto a determinati ambiti o a limitati periodi della propria vita. Il vittimismo, però, può diventare problematico e ostacolare il nostro successo nella vita di tutti i giorni se diventa patologico.

Il vittimismo patologico: la sindrome di Calimero

Come possiamo riconoscere il vittimismo patologico? Semplice, quando prendersela con il mondo non è più il modo di sfogarsi di un momento negativo, ma lamentarsi assume i tratti di un vero e proprio stile di vita perpetuato ogni giorno. Il mondo è cattivo e crudele, non c’è modo che le cose vadano meglio, tutto succede a te e i tuoi problemi sono i più gravi che si possano incontrare sulla propria strada.

Questi sono i tratti con cui si può descrivere e definire al meglio chi è affetto da vittimismo patologico o, come viene definito Sindrome da Calimero con riferimento allo storico pulcino nero che vedeva il mondo così cattivo e ingiusto nei suoi confronti.

Quindi, la domanda sorge spontanea: vuoi comportarti come un pulcino dei cartoni animati? Forza, è il momento di fare un passo avanti!

Sì, ma…

Sì, ma...

Fammi indovinare, tu sei quello dei “Sì, ma…“?!

Scommetto infatti che leggendo le righe precedenti hai pensato qualcosa del genere:

  • Sì, ma… c’è chi ha davvero problemi seri sul lavoro.
  • Sì, ma… c’è chi ha davvero situazioni pesanti in famiglia.
  • Sì, ma… c’è chi ha davvero preoccupazioni terribili per la salute.
  • Sì, ma… c’è chi non ha davvero tempo per formare buone abitudini.
  • Sì, ma… c’è chi non ha davvero soldi per inseguire i propri obiettivi.
  • Sì, ma… c’è chi ___________ (completa con la tua frase preferita).

Chi sei tu, Andrea, per toglierci il sacrosanto diritto di lamentarci e di sentirci quello che realmente siamo: vittime, vittime…

  • Del lavoro, che ci toglie tutte le energie.
  • Dei colleghi, che ci tormentano.
  • Del traffico, che ci fa arrivare puntualmente in ritardo.
  • Del cibo, che ci fa ingrassare.
  • Del partner, che ci fa litigare con i nostri genitori.
  • Dei nostri genitori, che ci fanno litigare col partner.
  • Del conto in banca, che si ostina a diminuire invece di aumentare.
  • Di noi stessi, che purtroppo non siamo all’altezza delle nostre ambizioni.
  • Del destino, che ci ha costretto a vivere questa vita grama!

Chi sei tu per permetterti di dire che non dovremmo neanche fiatare? Chi sei tu per vietarci di condividere il nostro fardello con gli altri, per avere almeno un po’ di sollievo?!

Hai ragione: io non sono nessuno.

Ma il punto è proprio questo: neanche i tuoi problemi sono così speciali come credi. Devi sbarazzarti di questa “sindrome di Calimero“!

Ti dirò di più: credere che i tuoi problemi siano speciali è il primo ostacolo alla loro risoluzione.

Il punto, infatti, è che…

L’universalità dei periodi no

Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.

In un modo o nell’altro siamo tutti delle vittime.

È la condizione umana ad essere di per sé tragica (non a caso finisce con l’ucciderci).

Non fraintendermi, non sto certo dicendo che la diagnosi di un tumore sia equiparabile ad un’unghia rotta, ma il punto è che tutti noi affrontiamo le nostre battaglie quotidiane: periodi difficili, sconfitte inaspettate, momenti di sconforto.

Caspita, credi che “Andrea di EfficaceMente” non abbia giornate di m***a? Giornate in cui mi vanno tutte storte e vorrei solo sfogarmi, magari qui, sui miei canali online, dove sono certo prenderei un sacco di “mi piace” e commenti consolatori?

Certo che ne ho, più di quante potresti immaginare.

Ma negli anni ho sempre cercato di rifuggire il vittimismo, e non l’ho certo fatto perché sono una mente illuminata!

Molto più banalmente nei miei studi ed esperimenti di crescita personale sono giunto sempre alla stessa conclusione: lamentarci non serve ad una cippa fritta, ma anzi, ci rovina letteralmente la vita.

I motivi per cui il vittimismo ti fa male

Nello specifico sono 3 i motivi che fanno del vittimismo un virus letale per te e gli altri.

1. Il vittimismo nuoce alla tua salute

vittimismo e salute

Più fai la vittima, più ti convincerai di essere una vittima e più provocherai situazioni in cui sarai una vittima. È una concatenazione scientificamente provata.

La ricerca dimostra che, all’interno del cervello, gli stimoli negativi sono percepiti più velocemente rispetto a quelli positivi.

È quello che, tecnicamente, si chiama pregiudizio della negatività.

Come se non bastasse poi, la nostra mente, per sua natura, tende a riproporci con maggiore frequenza i pensieri che alimentiamo più frequentemente.

Lamentandoti, dunque, non fai altro che rafforzare quelle reti neurali che si sono formate la prima volta che hai provato un determinato fastidio o disagio, condannandoti a rivivere continuamente quei momenti.

Questo naturalmente genera un notevole stress nella nostra vita e può avere serie ripercussioni sulla nostra salute.

Ma anche ascoltare le lamentele degli altri non è che sia propria una botta di salute

2. Ascoltare le frigne altrui danneggia il tuo cervello

Lo so, lo so, tutti noi vogliamo essere buoni amici, buoni familiari, buoni colleghi e buoni partner e per questo ci sottoponiamo a sessioni di vittimismo avanzato da parte di chi ci circonda.

Ma questo atteggiamento non fa bene né a noi, né agli altri.

Alcune ricerche della Stanford University hanno dimostrato come ascoltare per mezz’ora una persona che si lamenta porta allo spegnimento di diversi neuroni.

E indovina quali neuroni vengono “spenti” dalle frigne…?

Esatto! Sono proprio quelli preposti alla creatività e alla risoluzione dei problemi (problem solving).

È come se i nostri preziosi neuroni si “suicidino” di fronte all’arrivo massiccio di quelle che il cervello considera informazioni-spazzatura.

E la prossima volta che avrai un vero problema, purtroppo ti troverai con un “esercito mentale” sguarnito.

Ma come se non bastasse…

3. Il vittimismo prolunga la vita dei tuoi problemi

“Ogni minuto che passi arrabbiato, perdi sessanta secondi di felicità.”

R.W. Emerson.

Questo terzo punto è forse il più importante e voglio che te lo stampi bene a mente:

Finché ti lamenti non potrai mai trovare la soluzione ai tuoi problemi.

Questo è un dato di fatto. C’è poco da fare, non puoi fare entrambe le cose.

Piangerti addosso e sistemare quello che non va sono di per sé azioni incompatibili.

E, pensaci: come credi di sentirti tra sei mesi, un anno, tre anni, se la tua vita rimarrà così com’è oggi, con tutti i suoi problemi e le cose da cui ti senti sopraffatto? Pensi di andare avanti e mettere a tacere i rimpianti con la gratificazione effimera dei tuoi momenti-lamentela?

Va bene, va bene, Andre’, ho capito! Che angoscia però, pure il lamento-sfogo mi vuoi togliere! E cosa devo fare allora?!

Se mi segui da un po’ sai che sono molto schietto e diretto.

Qui nessuno vuole farti…

“coprire la cacca con petali di rosa.”

Sai come la penso sul pensiero positivo.

Inoltre l’ho detto qualche riga fa: i periodi neri esistono, sarebbe stupido negarlo.

Ma anche in questi momenti difficili della nostra vita abbiamo sempre una scelta

È possibile guarire dal vittimismo: abbiamo sempre una scelta…

scelte

Quando qualcosa non va, quando sentiamo quell’irresistibile voglia di frignare e fare le vittime, in realtà abbiamo sempre due alternative:

  1. Possiamo scegliere di continuare a focalizzarci su ciò che non funziona nella nostra quotidianità, oppure…
  2. Possiamo scegliere di concentrare tutta le nostra (residua) energia su piccole azioni positive che ci permettano di aggiustare quel poco che è sotto il nostro controllo.

Ehi, te l’ho già detto, lungi da me essere o fingere di essere perfetto.

Capita anche a me di cadere nella trappola del vittimismo e iniziare a frignare e lamentarmi: cavoli, è dannatamente liberatorio.

Fare la vittima e crogiolarci in quell’atmosfera di sfiga bohémienne, ci deresponsabilizza e ci dà quell’effimera illusione che se le cose non vanno nella nostra vita, di certo noi non ne abbiamo alcuna responsabilità.

Ma se questo ci fa sentire bene nell’immediato, purtroppo ci toglie anche potere nel lungo termine: in fin dei conti, se è sempre colpa degli altri, cosa possiamo fare noi?

Ed è proprio questo atteggiamento che ci porta ad avere sempre più problemi e sempre più grandi.

Oggi fai una scelta diversa: smettila di fare la vittima

Oggi fai una scelta diversa, spezza questo circolo vizioso.

Guarda la tua vita con uno sguardo oggettivo e cerca di individuare una piccola area che sia pienamente sotto il tuo controllo e che puoi aggiustare.

e aggiustala.

Una volta sistemata questa parte della tua vita, cercane un’altra e migliora anche quella.

Continua finché non starai vivendo la vita che hai sempre desiderato.

Quanto fatto da Davide, un lettore di EfficaceMente, è un ottimo esempio di cosa può accadere quando smettiamo di comportarci da vittime e decidiamo di prendere in mano la nostra vita:

Storia Davide Tamborini

Mi auguro che la storia di Davide ti sia stata di ispirazione, ma soprattutto mi auguro che dopo aver letto questo articolo deciderai di lasciarti il vittimismo alle spalle e di iniziare finalmente la tua rivoluzione personale.

Ti auguro una buona settimana.

Andrea Giuliodori.

Avatar di Andrea Giuliodori
Sono un Ingegnere, nato e cresciuto tra le ridenti colline marchigiane ed oggi vivo e lavoro a Londra. Ho lavorato a Milano come Manager per una multinazionale della Consulenza Direzionale per 7 anni. Da inizi 2015 ho deciso di dedicarmi a tempo p...

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Samanta

Mi piace come scrivi, come ti poni e quello che scrivi. Mi piace come porti avanti il tuo progetto e come ti promuovi e solo quello potrebbe essere educativo per chi non sa trovare una direzione. È da tanto che ti leggo con interesse, stamani voglio farti i miei complimenti. A presto! Samanta

Andrea Giuliodori

Grazie Samanta, molto apprezzati.

Roberto

Non è un caso che la storia di rinascita di Dvd Tambo parta anche da un piccolo impegno sul piano fisico, sbaglio?
Mens sana in corpore sano, sempre pensato fosse una cazzata, poi ho cominciato a frequentare quei simpatici Americani fanatici della competizione e ho scoperto che tanto cazzata non è…
In più il mettersi in gioco a piccoli passi sul piano fisico è forse la cosa più semplice che possiamo fare per fare partire un cambiamento. Lo sport è un’attività piuttosto intuitiva, alla portata di tutti, anche iniziando con una passeggiata di 10 minuti o facendo le scale una volta al giorno.
Niente mantra complessi o obiettivi esistenziali astrusi, muovere il culo un po’ più del normale e provare a sentire i primi risultati, forza!

Dario

Un articolo esemplare! È entrato all’istante nella mia personale top 10.
E complimenti a Davide per come ha rivoluzionato la sua vita in 5 anni!

Andrea Giuliodori

Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto Dario!

Erino

Tuto vero, nella vita bisogna darsi una mossa, ma una cosa mi lascia sempre in pena, “LE TASSE CHE DEVO PAGARE ALLO STATO”. Questo per il fatto che mi fa discutere in famiglia per i soldi che dallo stesso vengono mal spesi, e a noi ci vengono a mancare. Grazie,ed ancora grazie per quello che fate, fa sempre parte di una buona parola, Erino.

Federica

Ciao Andrea e ciao tutta la community di EfficaceMente. Mi sono iscritta poco più di un anno fa in uno dei momenti più difficili che ho passato. Perdita del lavoro a tempo indeterminato che avevo a causa di errata valutazione che avevo fatto, relazioni che vacillavano, nuovo lavoro super precario. Insomma mi tremava la terra sotto i piedi. Avevo iniziato un percorso con una psicologa perché mi venivano delle crisi di ansia. Era una persona squisita, super attenta, disponibile ma non facevo progressi e non capivo perché. Andavo da lei, svuotavo il sacco, mi lamentavo di tutto quello che mi era successo e mi succedeva, lei mi faceva domande per sviscerare le mie emozioni e sul momento mi sentivo più leggera MA una volta a casa tutto tornava come prima. Andavo – Mi sfogavo – Tornavo a casa. Cosi da sola non avevo risorse da cui partire, ero in balia delle mie emozioni. Così ho preso la decisione di lavorare anche da sola su me stessa, ho letto molti articoli di EfficaceMente e messo in pratica molto (non tutto) per brevi, lunghi periodi. Ti confesso di non aver letto e di leggere solo EfficaceMente, cercavo e sto cercando di creare un percorso che vada bene per me. Tra alti e bassi. Momenti di pigrizia e momenti in cui sono più motivata. Non voglio dire che sono arrivata dove vorrei, che ho risolto cio che non andava (il lavoro è ancora un problema importante e le relazioni vanno a momenti) ma sicuramente non sono più dove ero. Complice il costo ho lasciato le sessioni con la psicologa e ho continuato a lavorare su me stessa. Sono ancora per strada e ho ancora tantissima strada da fare e ancora tante paure che pian piano cerco di sconfiggere. Ho ancora obiettivi da definire e adesso dopo aver letto questa e-mail ho deciso di mettermi a tavolino e capire che direzione voglio prendere personale e professionale. Cosa è importante per me e quindi devo valutare e cosa invece posso lasciare indietro. Ho ancora tante paure, spesso inutili e stupide di tangibile al momento non ho ancora in mano nulla ma posso dire che rispetto a un anno fa mi sento molto diversa, migliore. E per questo ringrazio.

Andrea Giuliodori

Bene Federica. La strada è sicuramente quella giusta a quanto pare.

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