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Solitamente le newsletter dei lunedì di ponte le leggono in quattro gatti, ma sono i miei quattro gatti preferiti 😉

Ne voglio approfittare per condividerti un contenuto un po’ diverso dal solito.

È un estratto di un autore che seguo con particolare interesse, Gurwinder Bhogal.

Parla di come i social media stiano modificando il modo in cui giudichiamo gli altri:

“L’ascesa dei social media come forma primaria di interazione sociale ha cambiato il modo in cui giudichiamo le persone.

Una volta giudicavamo le persone principalmente in base alle loro azioni, ma nell’era dei social media le giudichiamo soprattutto in base alle loro parole e alle loro opinioni, perché è tutto ciò che vediamo di loro.

E in quanto definiti dalle nostre opinioni, siamo spinti ad avere un’opinione su tutto.

Il problema è che le persone non hanno il tempo o la volontà di informarsi su tutto ciò su cui ci si aspetta che abbiano un’opinione, quindi copiano le opinioni degli altri.

Il risultato è che ci sono pochi pensatori originali a capo di eserciti social di NPC (i “personaggi non giocanti” dei videogiochi) che combattono un’estenuante guerra culturale.”

Gurwinder Bhogal.

Sulla nuova guerra culturale che stiamo vivendo e su come milioni di persone abbiamo deciso di “pensare per procura” potremmo parlare a lungo.

In questa newsletter però, vorrei riflettere insieme a te sul passaggio in cui si parla del divario tra parole e azioni.

Oggi apparire buoni conta più dell’essere buoni.

Segnalare le proprie virtù (virtue signalling) conta più del coltivare le proprie virtù.

Eppure, a mio avviso, il problema non è tanto il divario tra ideale e reale.

15 anni fa, quando ho iniziato a scrivere i miei primi articoli di EfficaceMente ho notato un fenomeno inaspettato.

Scrivere è stato lo strumento attraverso cui ho reso chiaro a me stesso il mio ideale di crescita personale.

Condividere quell’ideale con centinaia di migliaia di persone, mi ha spinto a renderlo sempre più concreto nella mia vita.

Scrivere di disciplina mi ha fatto essere più disciplinato.

Riflettere sulla determinazione mi ha dato maggiore determinazione.

Analizzare in pubblico le trappole della procrastinazione mi ha permesso di affrontare la mia procrastinazione con più consapevolezza.

Non c’è crescita personale se non esiste un divario tra ciò che possiamo concepire come ideale per noi e ciò che viviamo attualmente come reale.

Il problema nasce nel momento in cui quel divario, invece di usarlo come propellente per migliorarci, cerchiamo di nasconderlo agli occhi degli altri, fingendo di essere quello che non pratichiamo.

E questo i social lo hanno reso facilissimo: comunichiamo agli altri una vita editata, per non dover fare i conti con la fatica di costruire la nostra vita ideale.

Applicare un filtro è più facile dell’applicarsi.

Celare agli altri il divario tra ciò che siamo e ciò che appariamo, scava però una profonda voragine nella nostra anima, che non potrà mai essere colmata da like e visualizzazioni.

Il divario tra ciò che siamo e ciò che vogliamo diventare non lo dobbiamo nascondere, anzi, lo dobbiamo rivendicare con orgoglio.

Non c’è nulla di più ammirabile di chi cerca quotidianamente di migliorare la propria condizione e lo fa senza filtrisenza vergognasenza sosta.

Buona crescita.

Andrea Giuliodori.

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