Ci sono due giovani pesci che stanno nuotando in mezzo all’oceano.
Ad un certo punto incrociano un pesce più anziano che arriva dalla direzione opposta.
Il pesce anziano li saluta e dice loro: “buongiorno ragazzi, com’è l’acqua questa mattina?”.
I due giovani pesci sorridono, ricambiano il saluto e proseguono per la loro strada.
Ad un certo punto, però, uno di loro si gira verso l’altro e gli dice: “cosa diavolo è l’acqua?!“.
Ciao, buon lunedì e buona newsletter di EfficaceMente.
Inizia così uno dei più celebri discorsi ai laureandi del saggista americano David Foster Wallace (poi ripreso e ampliato nel libro “Questa è l’acqua“).
La morale è semplice:
“Le realtà più importanti della nostra vita sono quelle che spesso riusciamo a vedere meno.”
…e non perché siano misteriose o indecifrabili, ma perché ci siamo talmente immersi e da talmente tanto tempo, da non accorgercene più.
Secondo Wallace, l’oceano più vasto in cui non ci accorgiamo di essere immersi è l’insieme delle “impostazioni di default” della nostra mente:
- Le nostre abitudini.
- Le nostre convinzioni.
- I nostri giudizi e pregiudizi.
- Le nostre reazioni impulsive.
- Le storie che ci raccontiamo da anni.
- I significati che attribuiamo agli eventi.
Non potremo mai definirci davvero liberi se non impariamo a vedere questo nostro “oceano interiore“: perché la vera libertà non è poter fare tutto ciò che vogliamo, ma piuttosto saper scegliere consapevolmente ciò a cui prestare attenzione e il significato che vogliamo attribuirgli.
Se non scegliamo con consapevolezza i nostri valori e i nostri significati, saranno le “impostazioni di fabbrica” della nostra famiglia, del nostro ambiente e della nostra società a scegliere per noi.
…e no, non abbiamo bisogno di un viaggio spirituale in India per ritrovare questa consapevolezza.
La vita adulta è fatta di routine, frustrazioni e giorni qualsiasi. Non è fuggendo che ci libereremo del nostro oceano interiore di convinzioni, pregiudizi e falsi significati.
Il vero campo di battaglia è… la coda al supermercato, il traffico, la spesa, il bambino che piange, il problema al lavoro.
È nella quotidianità che alleniamo la nostra capacità di scegliere come guardare la realtà (e che significato darle).
Come scrive Wallace: “Il trucco è tenere la verità in primo piano nella nostra coscienza quotidiana.”
E questo principio vale più che mai ora che ci stiamo avvicinando al termine di questo anno.
Quante volte, infatti, ci siamo ripetuti: il “20-qualcosa sarà il mio anno“?

Se nel nuovo anno vogliamo davvero spezzare la maledizione degli anni fotocopia, non possiamo continuare ad illuderci che tutto cambierà, per magia, appena scoccherà la mezzanotte del 1/1/2026.
Non siamo delle ca**o di Cenerentole.
Come ci ricorda Wallace, il nostro campo di battaglia è la quotidianità: è negli altri 364 giorni che facciamo la differenza, non il 1° gennaio, con la nebbia alcolica nel cervello e qualche panettone di troppo sullo stomaco.
Questa è una delle lezioni chiave che ho cercato di condividere negli ultimi 3.241 giorni (le 9 edizioni fatte fin qui) di 365 – Un anno epico, insieme ai 18.000 corsisti che hanno affrontato il programma annuale finora.

Ed è proprio questo approccio di “consapevolezza quotidiana” che sperimenteremo insieme a partire dal 1° dicembre con i partecipanti al PRE-corso di preparazione di dicembre di 365 – 2026.
Per vedere il nostro oceano interiore dobbiamo prenderci il tempo per capire cos’è che vogliamo davvero nella nostra vita.
Gli esercizi di scrittura espressiva che ti condividerò dal 1° al 31 dicembre, ci serviranno proprio a questo.
Le sfide quotidiane che affronteremo invece insieme dal 1° gennaio in poi, con chi deciderà di partecipare al programma annuale, ci permetteranno di nuotare ogni giorno con ritrovata consapevolezza verso i nostri nuovi lidi (i nostri obiettivi annuali).
Buona settimana e a presto,
Andrea Giuliodori.
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