Nell’articolo di oggi affronteremo un tema che potrebbe apparire minore, specialmente in un blog di crescita personale e produttività, ma che in realtà riveste un ruolo fondamentale per la felicità: come divertirsi.
In un mondo sempre più frenetico e disancorato dal senso reale della vita umana, in pochi di noi sanno ancora come divertirsi davvero.
Oggi affrontiamo l’argomento di petto e torniamo alle origini.
Cosa significa divertirsi
Per prima cosa, sarà utile andare a vedere che cosa significa in realtà la parola divertire. Per sua natura, divertire significa volgere altrove. In pratica… distrarsi. Come avrai già intuito, non tutte le distrazioni vengono per portare del bene, quindi di sicuro questa è un’interpretazione incompleta del termine, almeno al giorno d’oggi.
Ma teniamola comunque presente, perché ci servirà. Divertire, dunque, significa volgere altrove.
Cominciamo a fare tesoro di questa azione cosciente. Eh sì perché, per quanto distrarci possa richiamare un gesto di distacco dalla situazione cosciente, in realtà se vogliamo imparare come divertirci dobbiamo farlo in uno degli stati massimi di consapevolezza.
Quando eravamo bambini
Inevitabilmente, quando si pensa al momento principe del divertimento, si tende a tornare indietro nel tempo. Ci si ricorda del periodo in cui eravamo bambini, come l’età in cui qualsiasi cosa ci divertiva.
Ma perché un bambino dovrebbe essere avvantaggiato nei confronti di un adulto, quando si tratta di come divertirsi?
Per una serie di ragioni, in realtà. Ma questo non significa che a noi vecchi sia impedita questa meraviglia della vita. Solo, dobbiamo farlo con un po’ più di intenzionalità.
Perché i bambini sanno come divertirsi?
Perché non lo sanno. Ma lo fanno.
Proviamo a fare un breve excursus sulla formazione della personalità umana e della sua consapevolezza, e capiremo meglio perché quando eravamo bambini conoscevamo meglio le istruzioni su come divertirsi.
Per i primi 12 mesi di vita, vaghiamo nel mondo come se non fossimo separati da niente, senza nemmeno sapere che esistiamo. Questo ci permette di assaporare il primo enorme vantaggio nella missione del divertimento e in ultimo della felicità: la presenza.
Naturalmente il bambino non sa che essere presente è il segreto della felicità. Per lui non è nemmeno un segreto, in fondo. Dunque non dovrebbe nemmeno esserlo per noi, visto che queste conoscenze le abbiamo avute quando siamo stati bambini.
Dopo i primi 12 mesi inizia la consapevolezza dell’io fisico, dunque del corpicino. Ma tutto il resto è ancora interamente immerso nel tutto. L’unica cosa separata è quel corpo che ogni tanto dà fastidio con la fame e col sonno, ma il resto di noi è sempre presente.
Verso i tre anni risolviamo l’equazione “dell’altro”, e ci accorgiamo che anche altre persone fisiche sono in qualche modo separate dal tutto, ma il resto di noi continua ad essere presente.
Nonostante il tempo passato nel presente diminuisca con la crescita, la conoscenza e l’etichettatura del mondo, non c’è nessuna situazione di divertimento che esuli dalla presenza più completa.
Cosa significa essere nel presente?
Fai un esperimento: la prossima volta che la tua mente comincia a parlare, osserva dov’è andata. Se il posto non è pericoloso, seguila per 5 o 10 minuti e vedi dove va a parare. Ascolta in quale luogo del futuro o del passato ti ha portato e registralo, magari scrivitelo da qualche parte.
Tu magari sei sul divano e la tua mente è andata alle vacanze di Agosto, che sono ancora così lontane. Oppure si è ricordata delle vacanze del passato Agosto, anch’esse altrettanto lontane. O forse ha cominciato a ricordarti della bolletta, del ritiro della tessera elettorale, della rata del mutuo che ti viene scalata un giorno prima dell’arrivo dello stipendio. O magari ti stai chiedendo che cosa vuoi davvero fare della tua vita!
Il tuo corpo è ancora sul divano. Con intorno quella piantina, quella finestra aperta e i mobili del soggiorno. O l’ufficio se sei al lavoro. O il parco, o il supermercato. Ma tu sei stato altrove, e non era certo un bel posto.
In un attimo, se vuoi, puoi tornare lì sul divano, o in ufficio, o al parco e al supermercato. E lì puoi fare ciò che desideri. Questa è la prima condizione per potersi divertire.
Come si torna nel presente?
Considerando che alcune ricerche mostrano che noi umani passiamo a pensare al passato e al futuro tra il 46% e il 60% del nostro tempo, questo significa due cose:
- Almeno il 40% del tempo siamo in grado di passarlo nel presente
- Siamo assenti per circa la metà della nostra vita
Dei circa 82 anni di aspettativa di vita italiana, per 41 siamo assenti. Togliamo anche le ore di sonno che sono circa 27 anni… ci rimangono 14 anni da vivere. E non ho contato le ore che passiamo al lavoro e in viaggio per andare al lavoro.
Direi che saper tornare nel presente è la più importante delle abilità da imparare. Come si fa?
Si smette di fare. Hai capito bene. Per tornare al presente non serve fare nulla. Prova per un attimo a smettere di fare qualsiasi cosa. Chiudi il pc, spegni il telefono e guardati intorno in silenzio per un paio di minuti. Se hai proprio bisogno di bloccare la mente dal ripartire (perché lo farà se non sei allenato), descrivi in maniera asciutta un oggetto alla volta.
Per esempio: sedia nera in plastica. Pavimento in cotto rosso, caldo. Mobile soggiorno bianco, laccato opaco, due metri e quaranta per quarantacinque.
Nessun giudizio, descrizione sommaria. E poi smetti per qualche secondo. Eccoti ritornato nel presente.
Il presente è abbastanza?
Naturalmente no. Adesso che sappiamo come tornare nel presente, o almeno uno dei modi che possiamo usare per farlo, ci serve imparare un’altra cosa.
Come entrare nel flow.
Che cos’è il flow?
Il flow è uno stato mentale in cui sei in un momento di attenzione totale in cui non pensi consciamente a ciò che accade. Ogni cosa accade senza fatica, nonostante ciò che stai facendo sia abbastanza sfidante. Sei rilassato mentre fai qualcosa di intenso. Nonostante tu sia interamente presente, la tua mente parla pochissimo o per niente.
È uno stato che tutti abbiamo provato almeno una volta e che siamo in grado di riprodurre in determinate situazioni specifiche.
Perché è importante il flow per divertirsi? Perché è lo stato principe del divertimento. Se ti ricordi di un momento di divertimento assoluto, sarai anche in grado di ricordarti che il tempo è sembrato volare.
È perché eri nel flow. Probabilmente dedicheremo un intero articolo a riguardo, per adesso dunque accontentiamoci di sapere che cos’è e di sapere che è fondamentale.
Quindi presenza, flow e…?
Per l’ultimo fattore fondamentale per divertirsi, ho bisogno di fare una piccola prefazione. In “Play” di Stuart Brown, l’autore fa presente come sia diversa l’espressione dello stesso sport quando si inserisce il fattore agonismo e quando lo si toglie. Nel secondo caso, lo sport diventa puro gioco. L’intensità diminuisce insieme al pragmatismo della vittoria e tutti i giocatori, oltre a mantenere naturalmente l’equilibrio della sfida equo per tutti i partecipanti (sì, spariscono gli st****i quando si gioca davvero), si dedicano al bello.
Hai capito bene. Ricercano la bellezza. Non la vittoria, ma la bellezza del gioco e dei gesti atletici.
Questo è il mio terzo segreto su come divertirsi: la ricerca della bellezza.
Perché divertirsi?
Ricapitolando: per sapere come divertirsi, abbiamo bisogno di coltivare tre fattori fondamentali. Questi tre fattori sono:
- La presenza
- Il flow
- La ricerca della bellezza
Queste tre sono tutte abilità, e come tali si possono (e si devono) allenare, per avere una vita che valga la pena vivere. Pensiamoci un attimo: fino a prova contraria, abbiamo una sola possibilità di vivere quest’esperienza di vita terrena.
Non abbiamo idea di quanto durerà e nemmeno del perché abbiamo quest’occasione e questo tipo di coscienza. Però, allo stesso tempo, ci viene data la scelta di decidere come reagire a qualunque cosa. Avendo questa totale libertà, perché dovremmo scegliere di vivere questo minuscolo tempo sulla Terra nella sofferenza?
È vero il dolore è inevitabile, ed è anche sano e fondamentale che esista nelle nostre vite, anche se nella nostra società sta diventando un problema parlarne liberamente.
Ma, come dice Robbins:
“Il dolore è inevitabile, la sofferenza è opzionale.”
Dunque, perché divertirsi? Perché è l’essenza del vivere. Se osserviamo bene, lo notiamo in tutte le specie: nessuna specie a nessuna età smette di giocare, qualunque sia la situazione. Nemmeno nelle situazioni più ardue di miseria e povertà.
Da dove comincio?
Tralasciando il fatto che sono certo che tu sappia perfettamente che cosa ti diverte, ricordartelo e fare una bella lista non può far altro che aiutarti nelle scelte da intraprendere.
Dopo aver fatto una lista delle cose che ti hanno divertito e che ti divertono, prenditi un po’ di tempo per allenare la presenza, con l’esercizio che ti ho consigliato prima o con qualche pratica di mindfulness e come ultimo passo, comincia a creare il flow nelle tue giornate.
Il flow ha delle condizioni molto specifiche per essere creato e sono una ventina. Ho preparato una miniguida su come ottenere il flow nelle nostre attività quotidiane e la troverai in fondo all’articolo.
Se desideri tornare a divertirti, sarà una micro miniera d’oro.
Fammi sapere come andrà la ricerca del flow e della bellezza!
Noi ci sentiamo al prossimo articolo. Ti abbraccio.
Severino.
Grazie Severino,
Articolo da leggere e rileggere!
Ma la miniguida sul flow si può trovare anche su smartphone oppure solo su pc?
Grazie a te Michele. Per quanto riguarda la miniguida, in teoria, dovrebbe essere accessibile anche da telefono, basta che sia uno smartphone in grado di aprire i PDF. Ti abbraccio :)
Severino non riesco a trovare la miniguida, non trovo file pdf da nessuna parte!
Ciao Diletta, dovresti vedere alla fine dell’articolo il form per scaricarlo! :)
Grazie, ottimo articolo
Mi permetto solo un appunto
“Pavimento cotto rosso, caldo”
Caldo è un giudizio, non una descrizione oggettiva ;)
Non riesco a trovare la miniguida sullo stato di flow.. E vedo che non la trovano anche altre persone. Puoi aggiu Gere per favore il link qui?? Grazie