Con l’articolo di oggi andiamo a trattare una piaga sociale in via di ampliamento: la solitudine. Come vedremo non è “essere soli” il problema, ma è un altro. Oggi ne parliamo in profondità.
“La sensazione di essere soli e non voluti è la più terribile povertà.”
Madre Teresa di Calcutta.
Oggi vedremo cos’è che fa diventare la solitudine una compagna difficile e impareremo come trattarla meglio per portarla dalla nostra parte.
Se per caso questo fosse proprio uno di quei periodi per te, spero che questo articolo ti possa aiutare a prendere questa situazione indubbiamente difficile con meno pesantezza, aiutandoti finalmente a trovare una soluzione a questo momento.
Solitudine: quando è un problema
Se non hai mai passato un momento nella vita in cui sei stato felicissimo da solo, difficilmente crederai che sentirsi soli possa non essere un problema.
In effetti, se vogliamo proprio essere letterali, sentirsi soli non è essere soli.
Già questo è un primo modo di approcciare la questione e può aiutarti a capire se c’è un problema, oppure no.
Ma secondo me, il modo migliore per spiegarlo è usare l’inglese.
Ecco perché: per indicare questo disagio, in italiano usiamo la parola solitudine, che però è anche la stessa parola che usiamo per altri momenti in cui l’essere soli è un piacere.
“Vado a camminare sulla spiaggia, nella solitudine”. Non so te, ma io in questa frase ci trovo solo un gran piacere.
In inglese, però, questo non avviene.
Solitude vs Loneliness
“Loneliness esprime il dolore dell’essere soli, solitude esprime la gloria dell’essere soli.”
Paul Tillich.
Come puoi vedere dal titolo, la lingua anglosassone ha due parole simili ma ben distinte per indicare il disagio del sentirsi soli e la sensazione dell’essere soli.
- Solitude esprime la situazione dell’essere solo, situazione che può essere neutra, piacevole o spiacevole. Indica chiaramente lo stato fisico del non essere in compagnia di nessuno.
- Loneliness invece è la sensazione di tristezza di chi si sente solo e percepisce un senso di isolamento sociale, pur magari non essendo realmente solo.
Ma anche qui, non siamo ancora giunti al quando sentirsi soli è un problema.
Solitudine e sentirsi soli a cosa può servirci?
Questo disagio è un meccanismo ben rodato del corpo e della mente umani. Ha una funzione ben precisa, in effetti.
Sentirsi soli serve ad aumentare l’attenzione in vista di possibili minacce, alza la percezione di vulnerabilità e accende il desiderio di connessione.
È chiaramente un meccanismo di sopravvivenza, specialmente per noi umani che sulla socialità abbiamo costruito non solo la nostra sopravvivenza, ma anche il nostro successo come specie.
Siamo sempre stati in grado di fronteggiare minacce più forti di noi grazie alle nostre comunità e alla nostra abilità empatica. È chiaro che la nostra fisiologia e neurologia cercheranno di promuovere un comportamento prosociale e di punirne uno antisociale.
Non è detto che uno o l’altro siano sempre giusti, sia chiaro, ma è così che ci siamo evoluti.
Chiamiamolo “isolamento”
Non mi piace mai intervenire a gamba tesa sulla nostra bellissima lingua, ma forse con questa definizione ci ritroviamo più facilmente.
Useremo isolamento come gli inglesi usano loneliness.
Questa parola non è l’esatta traduzione, ma ci renderà più semplice capirci… almeno per lo scopo di questo articolo.
Allora, quando l’isolamento è un problema?
Come abbiamo appena detto, è un importante meccanismo di sopravvivenza e autoregolazione, ma come ogni funzione temporanea del corpo, quando diventa cronico significa che c’è qualcosa che non va.
Come sempre, osserviamo il fatto che ci sentiamo soli e accettiamolo. Poi lasciamo che le giuste azioni (di riconnessione consapevole) avvengano in tempistiche e modalità di qualità. Di questo, comunque, parliamo dopo.
L’isolamento diventa un problema quando è vissuto come una sofferenza prolungata e si fatica a risolverlo, che sia di origine percettiva o fisico.
La solitudine negativa: un problema sempre più comune
D’altronde i tempi in cui viviamo non ci stanno di certo aiutando a sentirci meno soli e a coltivare pensieri poco positivi sul futuro, se così li possiamo definire.
Pandemia, guerre, e chi più ne ha più ne metta, negli ultimi anni hanno pesantemente minato tutte le certezze che avevamo fino a poco tempo fa sulla nostra vita e sul mondo in cui viviamo.
In questo clima poco felice (per usare un eufemismo…) e di incertezza si è inserito un senso di solitudine che sta colpendo sempre di più la nostra società.
In Italia, così restiamo in casa nostra e ci capiamo meglio, secondo uno studio di fine 2020-inizio 2021, il 55% degli italiani intervistati afferma di soffrire di solitudine, con la quota più alta, il 32%, nella fascia dai 18 ai 34 anni, contro il 21% nella fascia dai 55 anni in su.
Dati confermati da uno studio di Hawkley e Cacioppo (non il comico di Zelig :) ) oltre l’80% dei minorenni riporta di sentirsi solo e il numero diminuisce gradualmente fino agli over 65. Di questi ultimi, il 40% continua a riportare di provare isolamento sociale, almeno qualche volta.
Sentirsi soli, le conseguenze sulla salute
Il sentirsi soli è un gigantesco problema per la salute umana. Senza esagerare, si può dire che sia uno dei più importanti segnali che permettono di prevedere:
- Malattie cardiovascolari
- Invecchiamento precoce
- Mortalità
Sì, hai letto bene. Anche la mortalità.
Per quanto riguarda la parte “mentale” (se proprio vogliamo considerare il nostro corpo e la nostra mente enti separati), l’isolamento sociale è stato associato a rischi significativamente aumentati di:
- Suicidio
- Disturbi di personalità e psicosi
- Perdita di capacità cognitiva
- Morbo di Alzheimer
- Depressione
Solitudine e depressione: un legame (quasi) inossidabile
Quando ci si sente soli per un periodo di tempo prolungato e questo provoca sofferenza interiore e relazionale è facile cadere in uno stato depressivo. Quando accade, nonostante isolamento e depressione si influenzino a vicenda, il sentirsi soli permette di prevedere aumento dei sintomi depressivi a intervalli di un anno, cosa che non avviene in direzione contraria.
Per cui il sentirsi soli aumenta i sintomi depressivi, ma la depressione non aumenta la sensazione di solitudine.
Ah, l’isolamento aumenta anche lo stress percepito, la paura, valutazioni negative, ansia e rabbia, diminuendo l’autostima e l’ottimismo.
Con queste ho solo toccato la punta dell’iceberg, in quanto i danni di questo tipo di solitudine continuerebbero in liste molto più lunghe e profonde, ma credo che ci siamo capiti.
Da questa comprensione possiamo passare a delle possibili soluzioni, prima che sia troppo tardi.
Come combattere la solitudine
“Nella solitudine, la mente si rafforza e impara ad appoggiarsi a se stessa.”
Laurence Sterne.
Cominciamo anche qui con un disclaimer importante: se hai bisogno di aiuto, cerca aiuto, specialmente da un professionista ove necessario.
Nell’articolo sulla tristezza ti ho suggerito di non intervenire mai in modo reattivo sulle emozioni: reagire direttamente su di esse, infatti, non fa altro che aggravarle e renderci incapaci di gestirle.
Lo stesso consiglio vale per l’isolamento: non cercare subito di intervenire appena senti il vuoto della solitudine. Facendo così, non avrai mai la possibilità di conoscerlo.
Ti garantisco che, lasciandogli il tempo e lo spazio di esistere, ti sembrerà molto meno profondo di quanto è.
In alcuni casi questo lavoro di accettazione (che può avvenire tramite la Mindfulness) porta direttamente il vuoto a dissolversi.
Ci sono invece dei casi in cui il vuoto è veramente molto profondo da portarti a fare persino fatica a respirare.
Ci sono stato, lo so. Facevo giorni interi con l’asma dall’ansia che quel vuoto mi provocava, quindi se ti trovi in questa situazione, ti capisco davvero.
In quel caso, valgono comunque gli stessi consigli, ma cerca aiuto.
E, per tornare a livelli accettabili di funzionalità, prova una delle soluzioni che ti propongo qui sotto.
Sentirsi soli e Social Network: stai attento!
Prima di darti le possibili soluzioni per abbandonare la solitudine, però, voglio dirti una cosa che NON devi fare: cercare riparo e rifugio dall’isolamento nei social network.
Se è vero, infatti, che queste piattaforme offrono nuove possibilità di socialità, è altrettanto vero, però, che possono acuire ancor di più le sensazioni di chiusura e isolamento.
È estremamente complicato, infatti, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, che una relazione mediata da un dispositivo possa dare le stesse emozioni e soddisfazione che può donarti un rapporto in carne ed ossa.
Quindi, prima cosa importante: NON cercate di rimediare al vostro isolamento cercando rimedio nei social. Possono solamente aumentare il distacco tra la tua persona e la società reale.
Come non sentirsi soli: alcune soluzioni
Ogni tanto, risolvere problemi anche gravi richiede soluzioni relativamente semplici. Questa frustrante semplicità ci fa sembrare tali soluzioni delle ovvietà o delle banalità.
Non significa che non siano soluzioni adatte.
Ci tengo a fare questa sottolineatura perché, chi si sente solo o depresso, spesso è portato a difendere con le unghie e con i denti la sua misera situazione e a sottovalutare soluzioni semplici e pratiche solo perché “sembrano cavolate”.
Alcune volte possono esserlo, ma altre no. Se sei proprio in questa pagina, quelle che leggerai funzionano.
Dopotutto è la base che sta alla nostra idea di lavoro, dare strategie che funzionano davvero. La fuffologia, se vuoi, la puoi trovare in un sacco di altri posti! :D
Soluzione 1: Pratica Mindfulness
La Mindfulness sistema talmente tante cose che andrebbe comunque sempre praticata a prescindere. In questo caso non solo ti permetterà di conoscere meglio te stesso, le tue sensazioni e il tuo modo di provare la solitudine, ma probabilmente ti aiuterà a mitigarla in maniera consistente.
Potrebbe persino portarti ad amare solitudine e silenzio, così da ridurre enormemente gli effetti dell’isolamento.
Soluzione 2: Distraiti
Spesso questa soluzione viene sottovalutata, considerata alla stregua di una menzogna. Ma chi ci obbliga a passare le giornate in balia del dolore e dei pensieri spiacevoli?
Te lo dico io: NESSUNO.
Questa non può essere una strategia a lungo termine e non può essere usata come unica strategia. Anche per quello te la sto dicendo dopo la mindfulness.
Prima conosci, poi intervieni.
Ma distrarsi, con un’attività di flow, una passeggiata, un lavoro, qualcosa di impegnativo… non è per forza un male. Spesso è proprio la chiave per tornare funzionanti e chiedere aiuto dove necessario o intraprendere decisioni che richiedono un po’ di coraggio come…
Soluzione 3: Inizia una conversazione con qualcuno
Se hai amici, sarà meno grande il coraggio richiesto. Ma se non li hai, dovrai approcciare un estraneo o qualcuno a cui non parli da tempo. Non sarà facilissimo, ma funzionerà.
Qualche piccolo consiglio: non approcciare qualcuno che sembri un assassino armato o che sia di corsa verso il lavoro. Lo so che sembra un’ovvietà, ma in queste situazioni la nostra capacità di giudizio può essere indebolita.
Cerca sempre di valutare se la situazione è adeguata e non dannosa. Sei già in un momento fragile e non vuoi peggiorarlo, ma allo stesso tempo vuoi uscire dal loop. Questa è una soluzione un po’ particolare, ma funziona.
Soluzione 4: Rientra in contesti sociali
Questo è un consiglio piuttosto vago, ma perché questo articolo diventerebbe infinito se elencassimo tutti i singoli casi.
In questo caso le migliori scelte non sono feste, discoteche e locali pubblici, in quanto non sempre è possibile unirsi a gruppi diversi dal nostro. Buone idee invece sono:
- Iscriviti a un corso offline. Un luogo dove devi andare di persona a imparare un’abilità o uno sport;
- Unisciti a un circolo: i gruppi di lettura, cinematografici e club privati anche ludici sembrano una cosa di altri tempi, ma invece ci sono ancora e funzionano benissimo. Sono un’occasione stupenda per cominciare a coltivare nuove amicizie con un forte interesse comune;
- Chiama un amico o un familiare. In alcuni casi, questo è difficile o impossibile. Ma dove è possibile, anche se non senti quella persona da decenni, prova a contattarla. I mezzi ci sono.
L’unica cosa che ti chiedo, e lo faccio a titolo personale, è: digli la verità. Dì a questa persona che sei in un momento di solitudine e stai cercando di ristabilire i contatti con il mondo.
Non inventare storie, non girare intorno alla verità. La verità vince su tutto.
Soluzione 5: Prendi un animale domestico
Mi rendo conto che questa non è una soluzione sempre praticabile: un animale dipende da te, quindi devi esserne consapevole, nel momento in cui fai questa scelta. Ma i vantaggi in termini di salute psicofisica e felicità possono essere abnormi.
Se hai spazio e tempo per permetterti un animale, che sia un pesce, un cane, un gatto o una salamandra… prendilo e prenditene cura. L’amore nelle due direzioni farà grandi cose.
Soluzione 6: Scrivi un diario
Nei momenti più difficili, scrivere delle proprie emozioni aiuta a trasformarle e renderle innocue. E, nel momento in cui è difficile trovare compagnia, il diario diventa comunque un compagno di dialogo.
Inoltre, è un luogo sicuro in cui dire la verità: nessuno lo leggerà e giudicherà, puoi liberarti di tutto ciò che pensi senza problemi di forma o censura. Tieni conto che i diari vengono usati in diverse terapie psicologiche, per cui puoi stare tranquillo sulla loro effettiva utilità.
Se non lo hai mai avuto, esci pure e comprane uno che ti piace. Vedrai che ti aiuterà a gestire questo momento.
A me ha salvato la vita in diverse situazioni.
Sentirsi soli, come posso approfondire ulteriormente?
Siccome ci sono stato tante volte in questa situazione, ho pensato che ti sarebbe piaciuto avere una mano diretta da prendere in questo momento di difficoltà. Nel 2012 mi sono trovato per un anno in stato di isolamento e mi sarebbe stato di grande aiuto qualcuno che mi potesse dare una mano.
Ho preparato, per questi giorni particolari, una serie di 4 e-mail per invitarti a smuovere questa situazione.
Una al giorno, arriveranno con un invito all’azione che ti aiuterà a uscire dai momenti di solitudine, in modo da renderli più sopportabili o farli proprio sparire.
Se ti andrà di farmi sapere se questi inviti hanno funzionato, sai dove trovarmi.
Nel frattempo, ci sentiamo alla prossima!
Severino.
GRAZIE!
E di che :)
Grazie a te che hai speso tempo per leggermi! :D
Grazie per ciò che hai scritto, spero che questo sia per me l’inizio di un cambiamento e non vivere più la solitudine da vittima, ma che possa trarne l’atteggiamento giusto per usarla a mio favore
Mi sento esattamente così..
Dove amici e famigliari non ti capiscono e ti dicono solo di tirarti su.
Dove sono sempre stanca e ho paura di avere malattie..
E dove non c’è amore ne lavoro..
Uno schifo insomma.
Ho iniziato a leggerti da poco e spero di trovare una sorta di conforto.. grazie!
Ciao Giulia, qui avrai sempre supporto.
Ti mando un abbraccione per questo momento difficile, che è una transizione e una trasformazione.
Fanne tesoro e noi siamo qui anche per dare una mano.
Spero che ciò che ti ho suggerito ti aiuti.
Molto interessante, grazie. Mi sono trasferito da solo a Milano e devo ammettere che ogni tanto ci si sente soli. Però diciamo che in questo periodo di duro lavoro su alcuni obiettivi può essere un vantaggio se preso dalla giusta prospettiva.
Milano non è nemmeno la città più calda nell’accoglienza degli esterni. È vero però che siamo quasi tutti esterni. Vedrai che a breve ti integrerai. Ma capisco perfettamente, quando mi trasferii a Pechino e Shanghai era lo stesso. Goditi la concentrazione e ogni tanto inventati qualcosa. Iscriviti a qualche corso e vedrai che mitigherai :)
Ciao io sono cosi quasi sempre, il sentirsi soli si porta alla depressione e lo so bene sto cercando di uscirne, ho cani gatti sto fuori molto tempo anche per lavoro e ho persino un uomo che mi vuole un sacco bene, eppure mi sento sola e triste. Uffa
Ciao Stella. Dovresti cercare di capire da dove proviene quel senso di solitudine, anche quando sei in compagnia. Magari nasconde semplicemente qualcos’altro. Non ossessionarti a riguardo ovviamente, semplicemente osservalo con gentilezza per un po’ :)
Vedrai che ne sarai presto libera.
Ciao Severino, intanto ti faccio i complimenti per l’articolo, leggo spesso il tuo materiale.
Anche io sto passando un periodo difficile ed é bello condividere i tuoi pensieri con persone che ti capiscono. Avrei da chiedere una cosa:
ho un costante, assiduo mal di testa. Può essere collegabile a queste sensazioni di solitudine? Anche l’ansia? Anche se so già la risposta vorrei una conferma. Detto questo, te ne sarei grato se mi mandassi l’e-mail d’aiuto di cui parli alla fine. Grazie.
Ciao Davide. Questi momenti passeranno e ti saranno utili. Ansia, solitudine e sintomi fisici possono convivere senza dubbio, ma non ho di sicuro gli elementi per esserne certo. Un mal di testa, anche assiduo, può essere causato da veramente tante concause.
Per le mail, alla fine dell’articolo dovresti trovare il form apposito :)
Grazie
Buon giorno Severino ho letto l’articolo e, lo ritengo molto interessante, tanto è vero che mi ha fatto capire , il perché mi sentivo anni fa in uno stato mentale strano. Leggendo il tuo articolo ,ho capito che si trattava di solitudine ,non reale però.Ho una famiglia alle spalle,e di fatto non sono mai stata sola. Adesso il “problema” è mio figlio, un adolescente di 16 anni , che ,da un paio di settimane ,ripete in continuazione di sentirsi solo. Cerco di stargli vicino , e anche di capirlo .Gli do una spalla dove appoggiare le sue sensazioni.Gli ho anche suggerito di farsi aiutare da uno /a specialista, ma non ne vuole sapere. Come posso convincerlo a farsi aiutare? Io cerco di ascoltare le sue frustrazioni, ma non riesco a trovare le parole giuste , per aiutarlo ad uscire da questo circolo “vizioso”. Lui vorrebbe fare tante cose ,ma in un momento come questo, purtroppo non è possibile!Andava in palestra ,ed essa era per lui un punto di riferimento. Idem con la scuola. Un ragazzo che non mi ha mai dato problemi con lo studio. Adesso lo vedo ogni giorno sempre più triste. Grazie anticipatamente di avere letto la mia preoccupazione, con la speranza nel cuore , di avere almeno una minima risposta. Ti auguro una buona giornata! ?
Mi permetto di aggiungere che senza per forza aspettare di finire in depressione o ricoverati in ospedale per un attacco di panico ingestibile, sarebbe saggio farsi aiutare da qualcuno di un gruppo di ascolto o da uno psicologo.
Una persona del genere è scientificamente preparata a gestire certe tematiche, e può fare molto di più che darti una pacca sulla spalla e dirti che in fondo vai bene cosí, che a sbagliare sono gli altri, e cose del genere, solo per un maldestro tentativo di tirarti su.
Purtroppo ancora oggi c è la convinzione che lo psicologo sia qualcuno che “cura i matti”, e lo stigma sociale che può seguirne.
Prima di tutto, non è necessario dirlo in giro a chiunque, e secondo, proprio il rifutare per principio può aggravare problemi molto più gestibili in anticipo.
Inoltre c è il problema del costo e dell efficacia della terapia.
Ci sono varie tipologie di specializzazione e uno all inizio dovrebbe informarsi sulla tipologia di cui avrebbe più bisogno, anche le meno note.
Volendo, ma non per forza, al posto di tentare a intuito, valutare anche il consiglio di qualcuno che lavora nell ambiente della salute mentale.
E poi, ogni persona è diversa, per cui la cosa migliore da fare, per vedere se si ha di fronte un professionista che fa al caso nostro, è dire esattamente le cose come le pensiamo, soprattutto ammettere le debolezze di cui ci vergognamo di più, almeno lì, vedere cosa viene fuori e risparmiare così un sacco di tempo e discorsi inutili.
Scusate per la divagazione ma mi sembrava importante dirlo.
Hai fatto benissimo a fare presente questa cosa. L’arretratezza culturale Italiana nel pensiero sulla psicoterapia è preoccupante, ma lavoriamo anche per aumentare la consapevolezza su questo.
Io mi sento molto solo, maggior parte delle persone ti usano e basta appena abbassi la guardia e se non la abbassi resti solo, penso sempre che l’unica via d’uscita per stare bene è il suicidio e ultimamente lo penso spesso, come si fa a essere felici in un mondo che non puoi dare fiducia a nessuno e si è subito rimpiazzabili?, di fatti non ci sono, solo le parole sono belle e basta, il mondo appartiene ai furbi e io non lo sono e per questo ci rimetto sempre, mi devo accontentare sempre degli scarti. Mi cercano solo per consigli o per favori che accetto solo io ma di questo non mi lamento perché sono affidabile e non idiota, ma però per il resto non vengo cercato, fin da piccolo sono stato scacciato, preso in giro, rifiutato. Mai un incoraggiamento, la mia famiglia in senso materiale non mi ha mai fatto mancare niente ma per il resto mai un abbraccio una carezza un complimento. E poi vedi che bastardi e malvagi vengono cercati e elogiati rincorsi da tutti. Piaccio ma vengo considerato strano e io lo vedo. È come se venissi da un’altro mondo, io sono sincero con me stesso e con gli altri, ma la maggior parte delle persone si nasconde dietro una falsa sicurezza che loro stessi si creano ma che sanno che non è così. Nessuno sta a capire ti mollano subito, ognuno pensa a sé stesso, nessuno conta neanche chi ha i miliardi conta solo per i soldi ma sono i soldi che valgono sennò come persona non vali niente, ho fatto un riassunto di come funziona la vita, io non mi definisco depresso ma realista perché questa è la realtà e sfido chiunque a dirmi che non è così.
Il senso di solitudine dilaga anche perchè non siamo più in grado di gestire il confronto con leggerezza.
Ogni appunto è una mazzata verso il nostro ego spaventato, debole, insoddisfatto e infelice, e lo stesso vale verso gli altri, che hanno una reazione esagerata per il minimo disaccordo, magari creando rancori insanabili.
Io penso che l autenticità, che non vuol dire la libertà di mandare a quel paese tutti ogni momento, è una dote che è totalmente assente oggi, dove si vive di sorrisi di plastica e un sacco di ipocrisia.
Non sapete che liberazione sia poter dire “oggi sto proprio di m***a” al posto del “tutto bene” di circostanza, senza farne un dramma teatrale ma dire che è così è basta e amen.
Assolutamente d’accordo quindi sul fatto che la verità vince su tutto.
Ciao Severino, articolo attualissimo e molto interessante, al punto che credevo l’avesse scritto Andrea :P
Penso che il dolore di chi si sente solo sia lacerante perché associato ad una totale, assoluta, profonda, spietata, autodisapprovazione, autosqualifica. In tal senso, la frase DI Madre Teresa di Calcutta è perfetta nella parole “non voluto”: io — quando sto male — mi sento brutto, inutile, inadeguato, carente, spregevole… Altro che volermi, immagino che gli altri vogliano tenersi ben lontani da me!
Quanto ai rimedi, osservo che, per me:
SOL 1 – La distrazione funziona. quando vado a fare trekking l’ambiente attorno a me, la natura, e l’interazione con gli altri interrompono il pensiero ossessivo.
– In passato ho avuto forte dispnea e mi sono rivolto al pneumologo. Da un’accurata visita è emerso che non c’era alcun problema organico e il dottore m’ha consigliato l’uso di un ansiolitico. Appena ho preso il farmaco, il respiro s’è normalizzato. Dopo un po’, per evitare assuefazione e dipendenza, ho eliminato il farmaco.
SOL 2 – L’interazione funziona. A volte m’è bastato qualche scambio veloce, ad esempio con un commerciante, per ridurre il malessere.
SOLUZIONE 4 > DUBBIO
A mio modestissimo parere, è possibile dire la verità solo in pochissimi casi, a persone “speciali”. Ho provato, in passato, ad esprimere, seppur in maniera attenuata e parziale, il mio malessere ad un amico che reputo una buona persona. Credo che la sua non-reazione — la cosa è stata lasciata cadere — indichi confusione, spiazzamento, impotenza. Nei casi peggiori, la reazione potrebbe essere di spavento. Le persone “speciali” hanno 2 caratteristiche: alto intuito emotivo, amici realmente affezionati.
SOL 6 – In passato, tanti e tanti anni fa, il diario è stato per me un elemento di “alleggerimento”. Da tempo non lo è più. Esiste il rischio che si trasduca in un mezzo di autocommiserazione (ovviamente inconsapevole), con cui si rafforzano le convinzioni negative alla fonte del malessere.
Grazie ancora a tutti, a Severino, ad Andrea e a coloro che hanno commentato.
Grazie per il contributo, super apprezzato. Ti confermo anche io l’abbandono almeno parziale del diario quando non è più servito. Per me è stato naturale, ma è vero che potrebbe non esserlo per tutti. Ottima osservazione.
Ciao! Sto uscendo da una relazione durata parecchio e sono veramente distrutta…
Questo articolo capita proprio nel momento giusto. Spero di stare meglio prima o poi..un bacio.
Serena
L’articolo giusto al momento giusto.
Sono ormai anni che mi isolo pensando che a nessuno importi di me e proprio in questi giorni sta venendo tutto fuori in modo aggressivo e paralizzante.
Il tuo articolo mi ha fatto ragionare parecchio e credo che sia ora di farmi del bene.
Grazie
Gentile Severino, mi chiamo Linda, mi sono appena iscritta al suo sito. Sono molto sola da tempo ho avuto varie delusioni piu’ che altro persone meteore , mentre con interessi comuni di studio, non ho neppure un lavoro in questo momento dopo tanti studi laurea ecc, amore per lo studio ecc. Ho insegnato e fatto la colf, vivo con qualcosa dei miei defunti ,mi sento molto a terra, amo vivere con gli altri ma sono stanca di cercare, ho quasi 50 anni, cosa posso fare? soprattutto vivo in una morta citta’ della Sicilia, lontana da tutto, cui sono tornata dopo anni a Bologna per mancanza di lavoro dopo periodi d’insegnamento che amavo e i vari blocchi della scuola che ci sono stati Ho tanto dolore, cerco quando posso di andare a presentazioni di libri, studio, amo la filosofia, che ho studiato sono laureata in legge , niente ha pagato e mi sento nulla invece ho fatto tanto , bisogna essere in due giusto? approfondisco sempre cerco ancora anche un lavoro di colf , ma e’ difficile mi sento molto frustrata, vivo nella casa dei miei defunti anni fa,ma adesso ho paura , perche’ ho sempre tanti ricordi secondo Lei? il passato mi sembra sempre meglio. Mi attacco a piccole cose mi rendo conto che sono palliativi in un balcone di fronte casa da poco e’ morta una signora che conoscevo poco, mi ero attaccata alle luci che accendevano ogni sera e alla badante che usciva a fumare cinque minuti, adesso il buio di quel balcone e’ il mio buio di anni in questa casa dei miei morti una mia zia lo scorso anno ecc. Oltre al dolore anche se conoscevo poco questa signora.del balcone di fronte.Mi e’ successo altre volte con un programma televisivo seppur ameno era una meta pur non amando la t.v, sono mete forse? tutti palliativi, cosa vogliono dire?scusi la lunghezza, sono stata da una psicologa due anni non potrei piu’ permettermela ma lei mi disse sempre che il problema era la solitudine non voluta e il dolore della disoccupazione l’una conditio dell’altra. Che fare per non morire da viva con quello che non ho? grata suo riscontro a presto Linda.ps; spero non averla tediata mi consigli se puo’ho corretto degli errori.
Che dire… Grazie di cuore! Gia il solo leggere questo articolo è stato un ottimo modo per avere maggiore consapevolezza sui propri “errori” e sulle possibili soluzioni. Mi trovo proprio in uno di questi momenti, e devo dire che non è dovuto tanto al covid in quanto mi sono reso conto di essere entrato in questo stato da molto tempo. È una di quelle situazioni in cui sai cosa devi fare ma non riesci a farlo… E quindi ti chiedo, secondo te, su cosa abbiamo davvero il controllo in queste situazioni? Nel mio caso, la mia azione è stata cercare online… Ma è la cosa giusta? E anche sapendo cosa fare, da dove si dovrebbe partire e come? Grazie davvero per i tuoi consigli.
sentirmi sola e voler rimanere sola…
i dolori dell’anima sono terribili e la condivisione mi fa paura perché sono dolori profondi,complicati che non possono essere compresi da tutti…
e allora mi chiudo sempre di più e cerco la cura …spesso mi sento come fossi in delle sabbie mobili…
più cerco di risalire più sprofondo….
allora meglio fermarsi DA SOLA e aspettare che passi…