Che cos’è realmente la tristezza? Esiste un “modo giusto” per gestirla? Nell’articolo di oggi non solo risponderemo a queste domande, ma scopriremo come un’emozione a prima vista tanto negativa, abbia in realtà una sua utilità per la nostra crescita personale.
“La tristezza è il prezzo che paghiamo per la nostra abilità di formare legami tra noi.”
Anonimo.
Come abbiamo già detto nel nostro articolo sull’empatia, la forza di noi umani è la cooperazione.
Naturalmente, per poter instaurare cooperazioni fruttuose, siamo in grado di costruire legami forti.
Alcuni di questi legami sono così forti che durano tutta la vita, e anche oltre.
Non creiamo connessioni solo con persone, ma anche con situazioni che, quando perse, provocano in noi quel “blues” tipico che la tristezza si porta con sé.
A prima vista, la tristezza è un’emozione negativa, che porta con sé sensazioni spiacevoli.
Come tutte le emozioni negative, però, ha una sua utilità. Purtroppo, essendo sgradevole, può capitare che la nostra prima risposta sia di volerla scacciare o ignorare.
Qual è la definizione di tristezza?
Il primo passo da fare per capire al meglio il sentimento della tristezza e come affrontarla o gestirla è senz’altro saperla riconoscere. Secondo Wikipedia, la tristezza è definibile come l’”emozione caratterizzata da sentimenti di perdita, disperazione, dolore, impotenza e delusione. È contraria alla gioia e alla felicità.
Essa può essere provata in condizioni normali, durante la vita di tutti i giorni, oppure a causa di un evento particolarmente drammatico, come una perdita, un lutto o una scomparsa.
È una delle “sei emozioni fondamentali” descritte da Paul Ekman, insieme a felicità, rabbia, sorpresa, paura e disgusto”.
Con quali emozioni si manifesta la tristezza
La domanda a cui rispondiamo oggi, quindi, è questa: la tristezza, come si gestisce? Saperla gestire, però, senza conoscerla a 360° è praticamente impossibile.
Il primo sintomo della tristezza è senz’altro il malumore che molte volte può manifestarsi anche con ‘valvole di sfogo’ come la frustrazione e la rabbia.
Quando si vive un momento di tristezza, inoltre, si è soliti essere meno concentrati con la mente assorta tra mille pensieri.
Sì, perché c’è un modo sano per gestirla, e oggi vediamo qual è.
A cosa serve la tristezza
Questa emozione è un finto nemico: ci porta a passare momenti spiacevoli e a volerci ritirare dal mondo esterno, entrando in uno stato di difesa e protezione.
Protezione che può essere causata da un oggetto o uno stimolo.
Immagino tu sappia quanto è importante sapersi proteggere quando è necessario.
Saper riconoscere le fonti di infelicità, dopotutto, è una via privilegiata per scoprire la direzione verso la felicità.
Non solo, serve a calibrare il proprio mondo emozionale: avere una sfera dei sentimenti completa, di cui conosciamo ogni angolo più remoto, ci permette di orientarci con confidenza attraverso le nostre sensazioni.
Quando si presenta la tristezza?
La tristezza compare quando un nostro desiderio si scontra con una mancanza.
Non siamo in grado di rendere reale una situazione che desideriamo fortemente a causa di limiti esterni invalicabili oppure di limiti della situazione stessa.
A quel punto si insinua, dentro di noi, un senso di vuoto.
Questo vuoto è un compagno fondamentale per le nostre vite, perché ci induce a cercare di riempirlo.
Il nostro tentativo di riempire il vuoto è una reazione naturale di spinta verso il nostro futuro: l’alternativa, infatti, è rimanere nella situazione di miseria in cui ci troviamo.
Lasciata a se stessa, questa miseria non farà altro che riportare in loop a se stessa.
Dobbiamo subito fare una distinzione, però: ci sono “reazioni naturali” che funzionano e altre che invece fanno danni.
Come possiamo dunque usare questo senso di vuoto senza fare danni?
Cominciamo a vedere cosa NON fare.
Come NON si gestisce la tristezza
“Sono troppo triste per camminare! Dammi solo… qualche ora!”
Tristezza, Inside Out.
Abbiamo diversi meccanismi di difesa dalle emozioni negative e nessuno di questi funziona a lungo termine.
Vediamo quali sono le tre scorciatoie che tutti abbiamo usato almeno una volta:
- Negazione: questa è la più forte di tutte, ma anche la più dannosa. Cosa accade: si chiude fuori dalla consapevolezza tutto quello che riguarda quest’emozione, spesso cercando anche di alterare la realtà dei fatti.
- Compensazione: in questo caso si cerca di agire contro l’emozione compensando in maniere differenti.
Un esempio può essere quel bicchiere di vino in più, quella barretta di cioccolato, o altri comportamenti molto più dannosi che vanno a coprire l’emozione negativa quando si presenta. - Sognare a occhi aperti: questo non è dannoso a prescindere. Io ci passo tutte le mie giornate! :) Diventa un problema quando lo utilizziamo in maniera permanente, chiudendoci nel nostro mondo fittizio in cui tutti i problemi scompaiono.
Se ogni volta che abbiamo un problema ci rifugiamo nel mondo delle favole invece che affrontarlo, arriverà un giorno in cui dovremo comunque farci i conti.
Negazione, compensazione e sogni a occhi aperti sono difese che abbiamo usato tutti almeno una volta e, in qualche situazione, ci hanno pure salvato da dolori troppo forti o da reazioni che avremmo preferito evitare.
Tu mi dirai: “Ma esiste un modo giusto per affrontare la tristezza?”
Come si fa a gestirla in modo che diventi un’amica?
Ti do una buona notizia: il modo giusto esiste.
Come gestirla nel modo giusto?
Se in questo momento stai passando un momento difficile, ciò che ti sto per dire probabilmente non ti piacerà.
Ma te lo dirò lo stesso, perché è l’unico modo per usare quest’emozione nel modo in cui è stata “pensata” dalla nostra evoluzione.
- Accettala. La tristezza è come tutte le altre emozioni, cioè un segnale che il corpo e la mente ci mandano per dare attenzione al nostro presente reale. Sapere che c’è e accettarla come un dato di fatto è il primo passo per trarne il massimo dei benefici.
- Dalle il benvenuto. Questa è la naturale conseguenza del primo passo. Riconoscendo la presenza della tristezza e concentrandoci sul suo motivo di esistere – cioè un segnale per decodificare la nostra situazione – possiamo darle il benvenuto perché è qui per farci del bene, dandoci consapevolezza.
- Assaporala. Come ogni altra cosa nell’universo, la tristezza è un’entità complessa e piena di sfumature. Più sfumature osservi, più ne conoscerai e più sarai in grado di controllare gli effetti che ha su di te e al di fuori di te. All’inizio non sarà piacevole, come provare a concentrarsi su un brutto mal di pancia.
Più la osserveremo, però, e meno potente sarà il suo effetto.
Perché questa gestione funziona?
Questo approccio funziona perché lascia che l’emozione si esprima, così che possa trasformarsi in qualcos’altro. Certo, non è facile, siamo d’accordo… specialmente quando il dolore è dovuto a una perdita molto grande.
In alcuni casi non è nemmeno possibile affrontare quella tristezza da soli e chiedere aiuto a qualcuno è l’idea migliore.
Ma il processo finale sarà sempre quello: l’attraversamento e la trasformazione di quell’emozione.
Per quanto la tristezza abbia connotati simili in ogni essere umano, come si manifesta ed esprime varia in ogni individuo.
Come superare la tristezza: lasciala esprimere!
Può darsi che tu senta il bisogno di piangere, di sdraiarti su un letto e coprirti, di nasconderti in un bagno caldo con della musica triste: fallo.
Lascia che l’emozione possa esprimersi e che quel dolore possa fluire, almeno per un po’.
Quando il picco è passato, riconosci questa tristezza per quella che è, senza fare ciò che in inglese si chiama dwelling: non esagerarla e non coltivarla oltre il necessario.
Dopodiché, torna in contatto con la tua forza, coccolati. Ricorda a te stesso che tutto è in trasformazione e che le cose torneranno a splendere. Che, passato questo momento, andrà tutto bene.
Fallo anche in momenti in cui non ci credi, perché serve in funzione del risultato ottimale: l’equilibrio emozionale.
Questo è uno dei casi in cui il fake it till you make it (Fingi finché diventa vero) può essere utile.
Fai attenzione, però! Te l’ho indicato qui in fondo, cioè DOPO aver espresso e riconosciuto la tristezza per quello che è.
Facendolo prima, si corre il rischio di ricadere nelle tre scorciatoie Negazione, Compensazione e Sogni a Occhi Aperti, che sono i nostri nemici.
La Mindfulness per gestire la tristezza
L’uso della Mindfulness può aiutarti a diventare un maestro nella gestione di tutte le emozioni, incluse quelle più difficili.
Ti permette, infatti, di diventare cosciente di come la tristezza si presenta dentro di te nel momento presente e di arrivare a gestirla a un livello più alto, concettuale, trasformandola in un’esperienza di apprendimento.
Il mio invito è sempre di provare la Mindfulness con costanza, specialmente quando si è scettici. Le trasformazioni che è in grado di attuare in una persona a livello fisico, neurologico e psicologico sono talmente straordinarie che non provarla è un’occasione sprecata.
Se vuoi cominciare a usarla, ho preparato per te un mini-percorso alla fine di quest’articolo.
Che vantaggi può portare questa gestione della tristezza
Se consideriamo l’essere umano come l’insieme delle sfere fisica, emotiva e cognitiva, gestire bene tutte e tre non può che darci i risultati migliori.
Quando ci prendiamo cura di tutte e tre le sfere, ci accorgiamo che ognuna avrà diversi “spicchi” e che dovranno tutti ricevere la stessa cura: dopotutto una sfera è uguale da tutte le angolazioni, no?
Ogni espressione della nostra umanità ha bisogno dello stesso livello di cura e una gestione cosciente e consapevole di noi stessi avrà riflessi in ogni nostra azione.
Non è un caso se, quando vediamo qualcuno alle prese con un grosso problema, riusciamo a scorgere quel problema in molte delle sue azioni: nel suo presente c’è uno squilibrio e quella mancanza di equilibrio si porta dietro tutto il resto.
Lasciare che ogni spicchio delle tre sfere abbia lo stesso peso e la stessa forma, ci permette di assaporarli e utilizzarli col massimo della maestria.
In poche parole: lasciando che la tristezza esista, usandola come un messaggio e dandole il benvenuto senza amplificarla, potremo godere al massimo anche delle emozioni più gioiose.
Questo renderà la nostra vita più soddisfacente e felice sia nel breve che nel lungo termine.
Tristezza e depressione: il vantaggio di saperle gestire
Oltre ai vantaggi già elencati, ce ne è un altro che merita un capitolo a parte. Saper gestire la tristezza, infatti, è fondamentale per far sì che questo sentimento resti, come la maggior parte delle altre emozioni, semplicemente uno stato transitorio.
Certo, a seconda dei motivi che la provocano può avere una durata più o meno estesa, ma è a dir poco cruciale che non si trasformi in qualcosa di permanente e in un circolo vizioso che può abbassare il livello dell’umore in modo significativo.
E quando la tristezza pervade le nostre giornate, settimane, mesi o addirittura anni, è lì che si arriva alla depressione con uno stato umorale negativo praticamente permanente e un generale cambiamento in negativo della propria vita.
La tristezza e le sue sfumature
Come ogni altra emozione, la tristezza ha tante sfumature.
Alcune di queste sono particolarmente piacevoli, come la nostalgia o il dolceamaro.
Utilizzando queste ultime due, la scienza ha dimostrato che possiamo aumentare il nostro livello di felicità, anche a lungo termine.
- Ricercare esperienze “agrodolci”: cercare attivamente esperienze di questo tipo, che includano piacere e sensazioni tristi (per esempio notando che “questa bellezza presto finirà”) aumenta il nostro livello di benessere nel breve e lungo termine. Ci aiuta ad apprezzare la transitorietà della nostra esperienza umana, a goderci di più l’attimo presente consapevoli che non tornerà più.
“La nostalgia è memoria dopo aver rimosso il dolore”
Jim Holliday.
- Coltivare la nostalgia: ricordare qualcosa del passato, anche qualcosa o qualcuno che non abbiamo più, spesso ci fa provare emozioni calde, pur essendo macchiate di tristezza. Abituarsi a fare questo esercizio, ogni tanto, può rinforzare la nostra identità (mettendo insieme pezzi del passato in una storia coerente), la nostra autostima (ricordando successi passati), darci significato (chiarendo quale posto occupiamo nella nostra cultura e generazione) e rinforza le nostre relazioni sociali (celebrando quelle passate e presenti).
La tristezza e come gestirla: da dove cominciare?
La gestione della tristezza non è l’unica abilità necessaria per stare bene e avere una vita emozionale equilibrata.
Un buon lavoro va fatto sulla prospettiva, sul vocabolario del nostro dialogo interiore e sulla gestione delle emozioni in generale.
Ma per poter fare quel tipo di lavoro, è importante aumentare la propria consapevolezza.
Per questo, ho preparato per te un mini percorso sulla mindfulness, che ti permetterà di cominciare a mettere mano al tuo presente con efficacia.
Un grosso abbraccio, a presto.
Severino.
Non potevo leggere cose più azzeccate… niente cavolate new age, la consapevolezza, per quanto antica e dimenticata, è sempre la strada che può illuminare il nostro cammino. Bell’articolo.
Ti ringrazio, Marco! La consapevolezza è la chiave di tutte le porte.
Buongiorno, post molto interessante.
Consiglio davvero a chi non la conosce ancora di cominciare a praticare la mindfulness. Io l’ho scoperta circa sei mesi fa, per imparare a gestire l’ansia ma mi ha aiutato anche a conoscere meglio le altre emozioni. E questo perchè la mindfulness, ossia consapevolezza del presente, insegna ad essere coscienti del momento presente e ad accettarlo, ad entrare nelle emozioni per lasciarle fluire dentro di noi e vivere con pienezza ogni singolo momento della nostra vita.
A tutti i profani della materia consiglio di leggere il libro “Qui e ora. Strategie quotidiane di mindfulness” di Ronald D. Siegel
https://www.amazon.it/Qui-ora-Strategie-quotidiane-mindfulness/dp/8859000572
È un libro scritto in modo semplice e puntuale, intervallato da esperienze dell’autore e dei suoi pazienti e da esercizi pratici per ogni occasione. Ottimo per farsi una cultura su tutti i possibili usi e benefici di questa meditazione.
P. S. Se state pensando di non avere tempo per fare meditazione, non preoccupatevi. Ci sono diversi gradi di esercizio della mindfulness e la pratica informale può essere esercitata durante ogni attività della giornata.
Un saluto e buona lettura a tutti ?
L’ideale, quando si inizia a praticare mindfulness o altre forme di meditazione, sarebbe sempre avere una guida. Ma quando questo non è possibile, dobbiamo comunque provvedere a un modo per far cominciare chiunque ne abbia bisogno. Non ho mai letto il libro che consigli, ma entra subito in lista! :)
Il film “Inside out” mi ha fatto capire che la tristezza e la felicità sono due facce della stessa medaglia. Solo chi riesce a provare tristezza, può provare la felicità. Quando la si nega, sempre con riferimento al film, scompare la felicità, e rimangono solo rabbia, paura e disgusto. Conosco molte persone, ahimè, in questa situazione.
Complimenti per l’articolo.
Inside Out è un piccolo gioiello e io sto ancora piangendo per BingBong!
Per le persone che sono in situazioni difficoltose, noi proviamo a fare tutto il fattibile! :)
Consigli utilissimi i vostri. Niente avviene per caso (forse)… ieri è iniziato un periodo (spero breve) di estrema tristezza (non è morto nessuno) a causa del rientro (a casa) dopo alcuni mesi all’estero… mesi intensi specialmente dal punto di vista affettivo.
Oronzo, prenditi ben cura di questo momento, che io ho conosciuto molto bene. È un momento delicato e presta grande attenzione ai tuoi reali desideri. È un attimo perdersi in razionalizzazioni o “adattamenti” che ti distruggerebbero e basta. Non perdere d’occhio la tua strada!
Io sto vivendo la stessa fase di Oronzo. Rientro a casa da un periodo fuori molto intenso, specie da un punto di vista affettivo. E la tristezza è il sentimento dominante in questo momento.
Come sempre, articoli che vengono pubblicati sempre nel momento giusto.
Grazie Severino.
Per Oronzo: se ti va scrivimi, potremmo parlare di come affrontiamo questo momento.
Mi ha colpito la spiegazione di “Quando si presenta?” . Per quanto riguarda il cosa fare, dal mio punto di vista, è ragionare sulle possibili azioni da compiere affinché il problema (o la preoccupazione) si risolva o comunque si avvi verso una soluzione positiva. Più facile se il problema è di ordine pratico, materiale.
Severino grazie per questo articolo di crescita personale! Ho sempre seguito con entusiasmo Andrea, scrivendo poco sul blog ma applicando tanto i suoi consigli :D. Apprezzo particolarmente questi nuovi contenuti ed approfondimenti perché sono convinta e sostengo con forza che non si possono ottenere determinati obiettivi se manca un benessere psichico da ricercarsi ogni giorno. Conosci te stesso, accettati e lavora su ciò che puoi migliorare. Ci credo fermamente. Grazie ancora ed un abbraccio al lungimirante Andrea.
Ally, grazie a te.
Il piano è proprio quello, permettere a chiunque lo desideri di avere un percorso completo che lo possa indirizzare sulla “propria” vera strada.
Sai che bel mondo, poi? :)
Ho apprezzato l’articolo, complimenti. Non trovo però il mini corso sulla mindfulness! Dov’è?!
Dovresti vedere un form in fondo all’articolo e poi ti arriveranno delle mail giornaliere con delle pratiche semplici (molto meno semplici di quello che sembrano) da provare.
Se non ti arrivano o non vedi il post, scrivi pure all’assistenza, sapranno risolvere!
ti ringrazio per il tuo scritto .Simonetta banzo
Ti ringrazio io :)
Ciao Severino :)..scrivi di”sentimenti & stati d’animo”in una maniera magistrale ( oltre al libro sulla mindfulness suggerito dalla gentile lettrice, mi sono segnata anche qualche tuo titolo ) :)..
“quando un nostro desiderio si scontra (fortemente) con una mancanza “,,ecco la descrizione perfetta nel caso mio, mancanza non colmabile ma che ho reso gestibile in maniera soddisfacente inizialmente attraverso i libri del mitico Russ Harris ( “La trappola della felicita’” e gli altri) e sublimandola in attivita’e hobbies creativi nel tempo.
Bello questo”nuovo filone”di articoli, qui su EfficaceMente, per il loro contenuto “più umanistico e meno manageriale”,integrano e arricchiscono l’insieme.
Ciao Monica! Ti ringrazio, sono sempre felice di sentire queste cose, mi emozionano.
Purtroppo ogni tanto abbiamo tutti mancanze incolmabili. La soluzione che ho trovato io è creare dentro di me l’apporto che quella situazione mi dava quando era ancora “viva”. Non sempre è possibile farlo con completezza, ma funziona molto bene :)
Grazie davvero per il tuo commento, andremo avanti a tentare di fare del nostro meglio!
Quando poi si ha un buon amico che riconosce la tristezza e quasi ne azzecca il motivo <3
Ho letto il post senza accorgermi che non era scritto da Andrea Giuliodori, ma in effetti il contenuto mi ha stupito perché ho sempre apprezzato molto efficacemente, ma trovavo che mancassero degli approfondimenti sul tema delle relazioni e delle emozioni e finalmente li ho trovati. Complimenti!
Ciao Paola, sono felice che la qualità sia adeguata al medium e che il contenuto sia di tuo gradimento :)
Farò presente al capo supremo questa cosa! :D
Nelle prossime settimane arriveranno altre cose interessanti, sono felice che ti possiamo dare anche questo valore.
Un abbraccio, Severino
Ciao Paola,
ne sono molto felice. Non sono un tuttologo e consapevole delle lacune che hai evidenziato ho deciso di collaborare con Severino proprio per affrontare queste tematiche tanto importanti. Io e Severino abbiamo personalità sicuramente diverse, ma entrambi amiamo l’eccellenza e la qualità dei contenuti e sono felice che abbia deciso di collaborare con noi qui su EfficaceMente. Ci saranno parecchie novità a riguardo nei mesi a venire.
Mi capita a volte di avere dei periodi di tristezza non motivata. Con l’esperienza mi sono reso conto che sono importantissimi per la mia attività di scrittore: ho scritto le mie cose migliori proprio nel momento in cui la tristezza si scioglieva e spariva nel nulla.
Quindi concordo in pieno con la vostra ottima newsletter.
Ti capisco alla grande. Posso comunque garantirti che puoi avere altrettanta qualità e creatività al di fuori della tristezza, anche se effettivamente aiuta a creare grandi cose.
Non so se te lo hanno mai detto, ma assomigli a Paul McCartney :D
certo, però saperlo mi aiuta ad accettare quei momenti. Anche l’euforia aiuta la creatività, per fortuna!
Complimenti per l’articolo. Bellissime parole ed anche veritiere
Grazie Severino, ci voleva questa mano sulla spalla da parte tua. Si puo’ fare! Si puo’ fare! Ci sto lavorando da molto sulla consapevolezza e a volte ho delle ricadute nella commiserazione, che detesto cordialmente. Così un salto sul blog mi ridà speranza e motivazione. GRAZIE