2 min

Buon lunedì,

l’altro giorno mia moglie mi ha fatto notare questa differenza:

In italiano diciamo “PRESTARE attenzione” (a qualcosa o a qualcuno).

In inglese invece si dice “PAGARE attenzione” (to PAY attention).

È un po’ come se per noi italiani l’attenzione fosse la penna di nome Pietro: te la diamo, sperando che torni indietro.

Per gli anglosassoni, invece, sempre molto pragmatici, l’attenzione, una volta che l’hai “spesa”, è andata.

Su questa sfumatura linguistica in particolare, credo che i nostri amici britannici ci abbiano visto giusto.

Nell’Attention Economy, come l’ha definita il premio Nobel Herbert A. Simon, in cui i colossi del Tech fanno a gara per succhiarci quanta più attenzione possibile, questa nostra risorsa ha un valore economico ben preciso e se non stiamo attenti, col ciuffolo che TikTok, Instagram e compagnia bella ce la restituiscono.

Ma al di là che tu creda di prestarla o spenderla, una competenza chiave di questo decennio sarà imparare a guadagnare attenzione.

Guadagniamo attenzione quando:

  • Riusciamo a rimanere focalizzati su un’attività impegnativa per un lasso di tempo significativo (deep work).
  • Passeggiamo a lungo in mezzo alla natura senza perderci in mille distrazioni (shinrin-yoku o forest bathing).
  • Dialoghiamo con un’altra persona, guardandola negli occhi e ascoltando davvero quello che ha da dirci (per questa attività non servono nomi faighi in lingua straniera).

Il punto è che troppo spesso diamo valore a str*nzate che non ci danno nulla indietro, dimenticando di quanto valore abbian le cose che non potremo mai avere indietro una volta perse.

Ecco, questa settimana… facci attenzione.

Andrea Giuliodori.

Ps. Sul tema attenzione, in questo articolo di approfondimento trovi strategie concrete che ti aiuteranno a migliorare la tua concentrazione: “Concentrazione: 5 tecniche (ed 1 trucco magico) per migliorarla“.

Buona lettura.

Altri lettori trovano interessante