4 min

Ciao, buon lunedì e buona newsletter di EfficaceMente.

Molti non se ne rendono conto ma il filosofo Karl Marx, dopo quasi 200 anni, ha ancora oggi un’enorme influenza sulla nostra società.

Marx (1818-1883), insieme a Friedrich Engels fu il teorico del Materialismo storico e del conflitto di classe, convinto che il capitalismo producesse disuguaglianze inevitabili. 

Le sue idee, esposte in opere come “Il Capitale” e il “Manifesto del Partito Comunista”, sono ancora oggi alla base del pensiero di attivisti che utilizzano come unica lente di interpretazione della realtà la lotta tra oppressi e oppressori: femminismo della quarta onda, movimenti ambientalisti estremi, gruppi post-coloniali, attivisti LGBTQ+ radicali, etc.

Pur trattando tematiche spesso molto diverse, questi gruppi condividono un’impalcatura ideologica comune che affonda le proprie radici proprio nelle teorie di Karl Marx. Tra queste idee comuni troviamo:

  • Vittimismo imperante (“Siamo tutti vittime di qualche sistema brutto e cattivo”).
  • Svalutazione della responsabilità personale (“Inutile che ti impegni e ti dai da fare, la colpa è sempre della società”).
  • Attacco alla meritocrazia (“Il merito è un costrutto usato per perpetuare l’oppressione”).
  • Critica alla società della performance (“Tutto è performativo e cercare di migliorarsi e lavorare ad obiettivi ambiziosi è solo conformarsi a un sistema malato”).
  • Demonizzazione della crescita personale (“Crescere come individuo è inutile o addirittura dannoso perché ti genera sensi di colpa e nega i veri problemi che sono sempre a livello collettivo e di società”).
  • Successo personale sminuito (“Il successo è sempre frutto di qualche privilegio, mai del tuo impegno”).

Ecco, potrà sorprenderti, ma personalmente io sono un grande fan di Marx

Heinrich Marx, il padre di Karl.

Il 17 novembre 1837, Heinrich Marx scriveva infatti queste parole a suo figlio Karl:

“Francamente, mio caro Karl, non mi piace questa parola moderna, che tutti i deboli usano per mascherare i propri sentimenti quando si lamentano del mondo perché non possiedono, senza fatica, né impegno, palazzi ben arredati, ingenti somme di denaro ed eleganti carrozze. 

Faccio riferimento alla parola “risentimento” che ripeti spesso nella tua corrispondenza. Mi disgusta, e tu sei l’ultima persona da cui me lo sarei aspettato. 

Su quali basi puoi provare risentimento? 

Non ti ha forse sorriso tutto fin dalla culla? La natura non ti ha forse dotato di magnifici talenti? I tuoi genitori non ti hanno forse colmato di affetto? 

Ti è mai capitato, fino a ora, di non poter soddisfare un tuo desiderio ragionevole? E non hai forse conquistato, in modo del tutto incredibile, il cuore di una ragazza che migliaia ti invidiano? 

Eppure al primo evento sfavorevole, al primo desiderio deluso, ecco emergere il tuo risentimento

È forse questa forza di carattere?”

Heinrich critica il figlio Karl Marx per il tono vittimistico della sua corrispondenza, e considera il suo risentimento un atteggiamento tipico di chi nella vita vorrebbe ottenere tutto senza alcuno sforzo.

Ecco, condivido molto del pensiero di Marx (Marx padre).

Lungi da me negare le sfide della nostra società, ma vittimismo e risentimento non saranno mai la risposta.

Se vogliamo davvero migliorare il mondo, partiamo con il migliorare il nostro mondo: 

  • Le nostre abitudini.
  • Il nostro dialogo interiore.
  • La nostra disciplina quotidiana.
  • Il nostro modo di rapportarci con gli altri.
  • Il nostro focus sulle soluzioni e non solo sui problemi.

“Chi vuole muovere il mondo, muova prima sé stesso.”

Socrate.

Ti auguro una settimana di sana crescita personale.

Andrea Giuliodori.

Ps. Comunque il vero “boss finale” della famiglia Marx era senza dubbio la mamma di Karl, Henriette, che un giorno, senza tanti giri di parole, disse al figlio filosofo: 

“Forse sarebbe meglio che ti impegnassi a generare del capitale, invece di limitarti a scrivere sul Capitale“.

Leggendaria 😃.

A lunedì prossimo.

Altri lettori trovano interessante