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Buon lunedì.

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere su LinkedIn un post di Elena Sabattini (che se non sbaglio è anche una nostra iscritta alla newsletter di EfficaceMente).

Elena, prendendo spunto da una serie di episodi recenti accaduti sui social, nel suo post poneva una domanda tanto semplice, quanto spiazzante:

“Che problema abbiamo col duro lavoro (soprattutto quello degli altri)?”

Questo è solo un estratto del post di Elena. Trovi la sua riflessione completa qui.

Come Elena, anche io in questi ultimi anni ho visto emergere un nuova tendenza che dà contro alle buone abitudini e in generale a quelle che vengono identificate come “abitudini per il successo” (sveglia presto, lettura, docce fredde, meditazione, allenamento, etc.)

Disclaimer: che ad un certo punto la narrazione sulle “abitudini per il successo” sia sfuggita di mano, è un fatto; come è altrettanto un fatto che oggi stia sfuggendo di mano la narrazione opposta.

Sono online ormai da abbastanza anni per aver visto nascere e moriretrend e contro-trend.

Qualche anno fa se non ti svegliavi alle 5:00 del mattino e non facevi qualche complessa “routine miracolosa“, eri un fallito.

Oggi, a dominare a livello “mediatico”, invece, è il contro-trend

  • Sei figo perché ti svegli tardi e fai comunque gli schei.
  • Qualsiasi tentativo di miglioramento personale è un prodotto tossico della “Società della Peffomans“.
  • Il “Se vuoi, Puoi” è peggio dello sterco del demonio.

Trend e contro-trend. Guru e anti-guru.

Sia chiaro, io stesso negli anni ho espresso perplessità su certe americanate portate all’eccesso.

Più osservo, però, questo nuovo contro-trend che disprezza qualsiasi forma di impegnosacrificio o disciplina, e più mi convinco di un mio “teorema”

“l’estremo opposto di una str*nzata è anch’essa una str*nzata”.
Parla per estremi. Sii divisivo. Polarizza. 

In fondo è questo che suggeriscono gli esperti di comunicazione, e polarizzare indubbiamente porta alla popolarità sui social.

Per quanto mi riguarda però, con il progetto EfficaceMente sono sempre stato più interessato a quello che funziona nella vita reale, quello che genera benessere e crescita e non quello che genera solo like.

E ciò che funziona nella vita reale va adattato alle situazioni personali, presenta eccezioni, ha sfumature applicative.

Di certo, non ha i contorni netti insidacabili delle affermazioni che suonano bene in un reel da 30 secondi.

…e qui torniamo alla domanda iniziale di Elena: 

che problema hanno certe persone col duro lavoro degli altri?” e in generale con disciplina, impegno e buone abitudini…

…beh, io un’idea me la sono fatta.

Questo nuovo “contro-trend” con le sue verità nette e insindacabili, questo bisogno di commentare, criticare e accusare chi nella vita vuole migliorarsi ha, a mio avviso, una base ideologico-culturale.

In Italia la persona che si dà da fare, si impegna, cerca di cambiare la propria condizione, è sempre stata vista male.

Più lui (o lei) dimostrano che si può fare di più e meglio, più tutti quelli che non hanno mai fatto un ca*zo si sentono messi in cattiva luce (e sono tanti). 

Massimo Troisi, nel film “Il Postino”, questo tratto culturale, squisitamente italiano, lo aveva dipinto molto bene.

Quando Mario, il postino, prova a elevarsi, a capire la poesia, a imparare qualcosa da Neruda, l’intero villaggio lo guarda con sospetto, quasi con fastidio.

C’è un motivo ben preciso per cui questo accade.

Chi prova a migliorarsi, infatti, diventa uno “specchio” scomodo 🪞 per tutti gli altri che gli stanno attorno.

Ecco, come lettore di EfficaceMente, oggi ci tengo a condividerti un messaggio molto chiaro: in questa community non sarai mai giudicato o giudicata per il tuo desiderio di migliorarti e migliorare la tua vita.

Anzi…

La mia più grande ambizione è che nei nostri contenuti e nei nostri percorsi possa trovare anche tu uno “specchio”, ma uno “specchio” ben diverso, uno “specchio” che ti rimandi l’immagine di chi puoi essere veramente esprimendo appieno il tuo potenziale.

Buona settimana,

Andrea Giuliodori.

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