6 min

Ciao, conosci la differenza tra arrendersi e lasciare andare?

Capire questa differenza (la vera differenza) è un passo fondamentale nel nostro percorso di crescita personale.

Se non la comprendiamo, infatti, rischiamo di continuare a mollare a pochi “centimetri” dalla realizzazione dei nostri sogni più ambiziosi o, peggio ancora, rischiamo di insistere su obiettivi che non ci appartengono davvero e possono addirittura rovinarci la vita.

Quand’è, quindi, che dovremmo insistere con tigna fino alla meta, e quand’è invece che dovremmo imparare a lasciare andare, senza rimpianti e senza sensi di colpa?

Esiste un test per capirlo… io lo chiamo il “test Bonatti“.

Walter Bonatti mentre scala il Petit Jorasses nel 1958

È l’estate del 1961, il celebre alpinista Walter Bonatti e altri sei escursionisti, due italiani e quattro francesi, vogliono tentare la scalata del Pilone Centrale del Freney, sul Monte Bianco.

L’impresa inizia lunedì 10 luglio, sotto il buon auspicio di un meraviglioso sole estivo.

I due gruppi di alpinisti partono da Courmayeur, e nel corso dell’arrampicata si alternano più volte al comando. 

A mezzogiorno dell’11 luglio sono già lassù, ad appena 80 metri dalla vetta del Pilone.

In cima si intravede della nebbia, ma ormai nulla li può fermare.

Un’ora dopo, però, superati i primi 40 metri di strapiombi, i sette alpinisti vengono colti da un’inaspettata tempesta estiva.

Dapprima a travolgerli è una scarica di fulmini, che non sembra avere mai fine, seguita poi dalla calma della neve che inizia a scendere sempre più copiosa.

I due gruppi, per giorni, sperano in una schiarita, ma per giorni, continua a nevicare.

Nonostante le condizioni impervie, il team francese è determinato a proseguire la scalata nella mattinata di giovedì 13 luglio, convinto che, in quella stagione, la tempesta di neve e gelo non potrà durare ancora a lungo.

Bonatti la pensa diversamente.

8 anni più tardi, nel libro “Le mie montagne“, l’escursionista bergamasco, ripercorrendo la scalata del Freney, scriverà:

“C’è un momento in cui il coraggio finisce e comincia l’accanimentoIn quel punto, l’uomo deve smettere di misurarsi con la montagna e cominciare a misurarsi con se stesso.”
Continua a nevicare per l’intera giornata di giovedì. La situazione ormai è disperata. Alle 3 di notte di venerdì Bonatti si impone sul gruppo per iniziare la pericolosa discesa.

Sarà un calvario al contrario.

Gli alpinisti sono ormai stremati dalla fatica e dal freddo. I viveri sono finiti. I pendii del Pilone Freney sono carichi di neve, rendendo la discesa praticamente impraticabile. 

Bonatti è l’unico ancora abbastanza lucido per agire e cercare di trascinare i compagni verso il rifugio Capanna Gamba.

Riuscirà a salvarsi e a salvare solo uno degli escursionisti francesi, Mazeaud. Tutti gli altri saranno decimati dal freddo e dalle cadute nel vuoto.

Non esiste obiettivo che non richieda sacrifici.
Non esiste vittoria che non porti con sé una perdita.

Quando però arriviamo al punto in cui il coraggio e la determinazione si trasformano in accanimento, quello è il momento in cui dobbiamo imparare a lasciare andare.

Il test Bonatti ci aiuta a comprendere dove si trova questa “linea dell’accanimento“, quel sottile confine tra la sana aspirazione per la crescita e la paura egotica del fallimento.

La vera determinazione, infatti, nasce sempre da una spinta positiva: il desiderio di scoprire, di mettersi alla prova, di superare i propri limiti ed esprimere appieno il proprio potenziale.

L’accanimento, invece, nasce da una spinta negativa: il timore di ferire il nostro orgoglio, la necessità di dimostrare qualcosa agli altri, il bisogno di avere ragione a tutti i costi.

La determinazione è a servizio della nostra crescita.
L’accanimento è a servizio del nostro ego.

Quando Bonatti scrive che “l’uomo deve smettere di misurarsi con la montagna e cominciare a misurarsi con se stesso”, parla proprio della differenza tra arrendersi e saper lasciare andare.

La montagna è la metafora di ciò che vogliamo conquistare nel mondo esterno: le nostre sfide, i nostri obiettivi, le nostre ambizioni.

Misurarsi con la montagna” significa imporre la nostra volontà sulla realtà.

Arriva un momento, però, in cui la vera scalata non è più là fuori, ma dentro di noi. Arriva un momento in cui non è la montagna che dobbiamo affrontare, ma le nostre paure e insicurezze: la paura di mollare, la paura di non essere abbastanza, la paura di come saremo giudicati se torniamo sui nostri passi.

Misurarsi con sé stessi“, affrontare il test Bonatti, significa dunque porsi con lucidità una semplice domanda:

“Sto ancora scegliendo consapevolmente il mio obiettivo e i sacrifici che esso richiede, o sono piuttosto diventato schiavo della mia scelta originale per paura di affrontare le ferite che saranno inflitte al mio ego da un’eventuale rinuncia?”
Se riusciremo a rispondere con onestà a questa domanda, alla domanda che ha salvato la vita a Bonatti sul Pilone del Freney, avremo davvero compreso la differenza tra arrendersi e lasciare andare.

Bene, mi auguro che anche questa newsletter ti sia stata di ispirazione.

Ti auguro una settimana di scelte lucide.

Andrea Giuliodori.

Ps. Noi ci rileggiamo questo sabato 1° novembre con una nuova puntata della newsletter mensile Alba, con il meglio dell’universo EfficaceMente degli ultimi 30 giorni.

Non perderla… all’interno troverai anche le indicazioni per essere tra i primi ad iscriversi alla lista di attesa di 365 – Un anno epico (ed. 2026) e poter partecipare gratuitamente al PRE-corso di dicembre.

Abbiamo lavorato ad un sacco di novità per l’edizione del decennale. Ti piaceranno.

A presto.

Altri lettori trovano interessante