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Buon lunedì,

nella newsletter di questa settimana voglio condividere con te la storia di Giulia.

Che tu sia uno studente o abbia lasciato i banchi universitari già da un pezzo, poco importa, perché la storia di Giulia, in fondo, è la storia di tutti noi, la storia di un’umanità che affronta ogni giorno le difficoltà della vita e sceglie di non arrendersi.

Buona lettura.

“Io sto per laurearmi, in medicina, ci ho messo un anno e mezzo in più, ho passato gli anni più brutti della mia vita in quella Facoltà, ho affrontato dolori e perdite più grandi di me, sono entrata ed uscita dalla depressione e camminato in bilico sulla disperazione, ma con la tigna che mi appartiene di diritto (ascendente ariete, testa dura), ho superato ogni singolo tramonto ed ogni singolo esame e sto per laurearmi.

Se ripenso a tutto ciò che ho passato mi rendo conto che ciò che mi ha davvero spinta in avanti è stato il fatto che sapevo cosa fare; ciò che davvero mi ha salvata è stato il fatto di aver lasciato la luce accesa.

Le istruzioni sul tavolo,
il libro aperto sulla pagina a cui ero arrivata,
la settimana organizzata,
le scarpe da corsa in bella vista,
il numero di pagine da studiare ogni giorno,
il numero di minuti da correre,
il numero di mele da mangiare,
il numero di pasti da preparare,
la borsa pronta per andare in biblioteca,
l’ombrello in borsa,
il conto alla rovescia sul muro con i giorni mancanti al prossimo esame.

Ho sempre lasciato la luce accesa.

Poi no, certo che non l’ho sempre fatto. Certo che ho rimandato esami, ho scelto il letto a quella corsa, ho comprato gelati e sono stata sul punto di mollare ogni singola cosa.

Ma con le lacrime agli occhi e il cuore spezzato, là in fondo c’era quella luce sempre accesa.

Perché dalla luce spenta nascono i mostri, e quei mostri hanno provato per sette anni a spuntare e rispuntare ed offendermi e lacerarmi e togliermi la voglia di vivere, a convincermi a mollare, a ripetermi che non sarei mai stata in grado, a spingermi verso un baratro fatto di dolore e desiderio di sparire.

Ma io avevo la luce accesa.

A volte brillava forte come il sole,
a volte era un neon un po’ traballante,
a volte una piccola, piccola candela sopra una lista di desideri (a sinistra del libro che stavo studiando),
a volte una lucciola,

…ma sempre e comunque accesa.

Andrea con i suoi articoli puntuali il lunedì e poi le sue mail quotidiane quando ho seguito il corso #365, il materiale di studio raccolto pazientemente, le domande più frequenti, il reparto frequentato anche controvoglia, con solo la voglia di scappare, ma comunque frequentato.

Vivere ogni giorno, combattere ogni giorno, fino alla fine.

Probabilmente per me è stato più pesante che per altri, ma scrivo qui, non soltanto per ringraziare Andrea, perché è stato parte fondamentale delle mie “istruzioni per farcela”, ma per lanciare un appello a tutti coloro che si sentono affondare in un oceano così tanto più immenso di loro.

Accendete la luce e lasciatela sempre accesa.

Siate gentili, siate aperti, raccogliete tutto l’amore che riuscite a trovare lungo il vostro percorso, scovate la vostra personalissima strada per raggiungere i vostri sogni e non mollate.

Mai.

Perché sono qui per testimoniare che è davvero possibile farcela, a patto di mettete a tacere le voci in voi o negli altri che vi trascinano in basso.

A patto di ricordarvi queste parole: lasciate sempre la luce accesa.”

Beh, direi che non ci sono altre parole da aggiungere.

Buona settimana.

Andrea Giuliodori.

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