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Ti va di fare un esperimento?

Prendi carta, penna e un cronometro.

Quando sei pronto, fai partire il cronometro e inizia a scrivere in sequenza le lettere dell’alfabeto italiano (A – B – C – D e così via). 

Subito dopo scrivi, sempre in sequenza, i numeri da 1 a 21 (1 – 2 – 3 – 4 e così via). 

Una volta terminato, stoppa il cronometro e prendi nota di quanto hai impiegato in totale a scrivere le due sequenze.

Bene, ora proviamo una variante… 

Fai partire nuovamente il cronometro, ma questa volta, invece di scrivere prima tutte le lettere e poi tutti i numeri, fai un po’ di multitasking alternando lettere e numeri. 

Per capirci dovrai scrivere: A – 1 – B – 2 – C – 3 fino ad arrivare a Z – 21

Una volta terminata la scrittura di questa nuova sequenza, stoppa nuovamente il cronometro. 

Ci hai messo di più o di meno rispetto alla prima volta? 

Scommetto che la seconda sequenza (quella del “multitasking” lettere e numeri) ti ha impiegato più tempo.

Intendiamoci, questa non vuole essere una dimostrazione scientifica. Si tratta però di un semplice esercizio per farti provare sulla tua pelle quanto inefficiente possa essere cercare di fare più cose contemporaneamente.

Fare multitasking è inefficace perché comporta degli elevati costi di context switching, ovvero di cambio di contesto.

Per quanto molti di noi siano convinti di essere dei Superman o delle Wonder Woman, la verità è che nessuno è in grado di fare più cose contemporaneamente. NESSUNO.

Il nostro cervello è in grado di focalizzarsi solo su un’attività alla volta

Quando ci illudiamo di fare multitasking in realtà stiamo spostando rapidamente la nostra attenzione e il nostro focus da un compito all’altro, ma questi passaggi repentini hanno un costo. Hanno un costo in termini di energie mentali e in termini di tempo

In fondo lo abbiamo visto col semplice esercizio dell’alfabeto e dei numeri: quando hai costretto il tuo cervello a spostarsi continuamente da una sequenza all’altra, hai perso frazioni di secondo a ogni passaggio e probabilmente sei arrivato al termine dell’esercizio anche più “stanco”.

Le cose potrebbero essere anche più gravi di quanto pensiamo. 

Come dimostrato dalla ricercatrice Gloria Marks della University of California, ogni volta che passiamo da un’attività all’altra impieghiamo circa 25 minuti (23 minuti e 15 secondi per l’esattezza) per ritornare al livello di concentrazione che avevamo raggiunto prima del cambio di compito.

Magari è capitato anche te: stai studiando un capitolo o stai lavorando a quel progetto, quando senti l’irrefrenabile bisogno di controllare Whatsapp o i Social.

“Ma sì, do una sbirciatina 2 minuti e poi mi rimetto a lavorare”.

…ed è così che dopo almeno 40 minuti passati a guardare i reel e i TikTok più deficienti di questo mondo, ti senti talmente una me*da che torni a lavorare pieno di sensi di colpa.

Ed è così che un compito che con la massima concentrazione potremmo completare in un’ora, magari ce ne richiede due, tre o addirittura un’intera giornata!

In questi casi non c’è sistemino di time management che regga.

Puoi fare tutte le to-do list, i bullet journal o i piani mega-spaziali che vuoi, ma se continui ad interrompere il tuo lavoro, se continui a fare multitasking, di fatto non sarai mai padrone del tuo tempo.

L’idea di voler fare mille cose contemporaneamente non è sbagliata solo a livello di micro-attività quotidiane (potremmo definirlo micro-multitasking): può fare danni seri soprattutto quando ci impegniamo su troppi progetti contemporaneamente (macro-multitasking).

Te lo dimostro con una semplice tabellina esemplificativa:

Quando sei focalizzato su un unico progetto, puoi dedicare a questo progetto il 100% del tuo tempo lavorativo (e delle tue energie mentali).

Se però inizi a lavorare su due progetti, il tempo che hai a disposizione per ognuno dei progetti NON sarà il 50%, ma il 40%: una parte delle tue energie e del tuo tempo viene infatti consumato dall’effetto del context switching di cui ti ho parlato.

Se poi i progetti sono 5, il tempo che avremo a disposizione per ognuno di essi sarà molto lontano dal teorico 20% del totale. 

Naturalmente queste percentuali possono variare da persona a persona e da progetto a progetto, ma spero che il messaggio sia arrivato forte e chiaro:

La qualità della nostra vita e del nostro lavoro è strettamente legata alla capacità di concentrarsi su un’attività alla volta e completarla con intenzionalità e determinazione.

Buona settimana,

Andrea Giuliodori.

*Fonte: la tabella e parte di questa newsletter sono tratti dal libro Riconquista il tuo tempo“, che ho pubblicato con la Rizzoli.

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