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Buona settimana,

oggi voglio parlarti di sacrificio.

Ormai è una parola fuori moda, quasi sgradita (ammettilo, leggerla nell’oggetto di questa newsletter ti ha suscitato quasi fastidio, vero?)

In fin dei conti, visti anche i tempi, perché non possiamo semplicemente tornarci a godere la vita?

Che palle ‘sto miglioramento personale! Che palle questa ossessione per il raggiungimento degli obiettivi e il sacrificio! No?!

Beh, la risposta a questa domanda è nella storia.

Ogni volta che una civiltà si è involuta in sé stessa, persa nella ricerca spasmodica del piacere, è stata spazzata via.

È successo agli antichi Greci, poi agli antichi Romani e via via a tutte le altre civiltà che raggiunto il proprio apice si sono dimenticate dei valori e dei sacrifici che avevano permesso loro di raggiungere quelle vette.

Non puoi invertire le leggi della natura, prima o poi ne paghi le conseguenze. Darwin non perdona.

I muscoli non crescono stando semplicemente seduti sul divano con un elettrostimolatore.

Gli esami non si superano prendendo la pastichetta di nootropici.

La libertà finanziaria non si raggiunge grazie a qualche sistema automatico chiavi in mano.

Il sacrificio è parte integrante del percorso di realizzazione di ogni essere umano. Il sacrificio dà senso a quel percorso e ci rende degni di quei traguardi.

Anche perché, sai qual è il paradosso?

Per goderci davvero la vita dobbiamo saper apprezzare il sacrificio.

Quando invece facciamo del piacere l’unica ragione della nostra esistenza, ne diventiamo dipendenti e avremo bisogno di dosi sempre più massicce per rifuggire l’apatia della noia.

…e intendiamoci, qui il punto non è neanche: “godersi la vita o meno”.

Ma QUANDO e QUANTO godersela…

Ti faccio un esempio per capirci.

Qualche anno fa sono andato in vacanza alle Seychelles, un premio che mi sono dato per un importante obiettivo raggiunto grazie alla mia attività.

In quell’occasione ho postato questa foto sul mio profilo privato di Instagram.

Seychelles

Tra i primi commenti che ho ricevuto, c’era quello di una mia ex collega di lavoro: “bella vita Andre!”.

Già, bella vita.

Le avrei voluto ricordare di tutte quelle volte in cui avevo rinunciato ad un aperitivo tra colleghi per finire di scrivere un articolo del mio blog, che all’epoca era letto appena da qualche decina di persone.

Le avrei voluto ricordare di tutte le sveglie all’alba per ritagliarmi almeno un’ora per lavorare su EfficaceMente prima di farmene altre 12 nella sede di qualche cliente a 300km da Milano.

Le avrei voluto ricordare di tutte le pause caffè passate a studiare un nuovo corso di digital marketing, invece di fare gossip con gli altri colleghi alla macchinetta.

Ma ho glissato.

Chi sceglie la via del sacrificio, lo fa per sé stesso, per chi ama e per ispirare chi ha valori simili ai suoi, non per far sentire “sbagliato” chi ha altre convinzioni nella vita.

Ecco… se anche tu hai scelto la via del sacrificio, sappi che non sei solo.

Buona settimana,

Andrea Giuliodori.

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