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L’articolo di oggi sarà dedicato a una tematica che mi sta molto a cuore: la costruzione della felicità. Quello che dovrebbe essere un diritto di ognuno di noi, si sta trasformando in qualcos’altro ed è tutt’altro che ovvio, specialmente ai nostri giorni.

vivere felici

“La felicità è quando le cose che pensi, quelle che dici e che fai sono in armonia.”

Gandhi.

Molte persone credono (erroneamente) che la felicità vada ricercata. Questo probabilmente è dovuto a un’erronea traduzione da un vecchio significato di “pursuit” che non è ricerca ma un “tentativo di realizzare un piano, un’attività o una situazione, di solito in un lungo periodo di tempo“. In realtà la felicità è un’abitudine e un punto di partenza e, come tale, va coltivata e costruita.

Chi ha reso difficile la felicità?

Mentre scrivo questo articolo ho trentatré anni e sono tornato a vivere in Italia dopo qualche anno a girare tra Australia, Finlandia e Cina. Scappavo dall’Italia perché mi rendevo conto che non è un luogo semplice per esprimere se stessi.

Quando me ne sono andato la prima volta, questo posto era inospitale: ci eravamo imbarcati in un’idea di vita lontana anni luce dalla dolce vita e della felicità che tutti ci invidiano nel mondo, e non capivo perché.

Vedevo solo gente incaponita su un’idea di lavoro obsoleta, un’idea economica altrettanto vecchia, ideali di vita tristi e insoddisfacenti, ma non solo: non era permesso trasgredire.

Non era permesso essere bravi in qualcosa, senza che nessuno ti mangiasse per l’invidia.

Non era permesso nemmeno avere successo, pena l’emarginazione e l’odio sociale.

Ma, soprattutto, non era permesso essere se stessi: quello era il crimine maximo.

Qui in Italia vivere davvero e, soprattutto, vivere felici, è una colpa.

La malattia della “sicurezza”

“Se sei diverso dal resto del gregge, ti mordono.”

Vincent O’Sullivan.

Non voglio fare un articolo sul lavoro smart o cose simili, non mi interessa e non è questo l’obiettivo di oggi. Ma siamo onesti: l’idea del trovati un lavoro serio è tremendamente radicata nell’italiano medio insoddisfatto, e il lavoro serio ha sempre le stesse caratteristiche:

  • Tempo indeterminato
  • Orario 9/17
  • Tutta la vita al lavoro in attesa di “godersi la vita” in pensione

È facilmente comprensibile da dove venga quest’idea, che non è sbagliata in sé. Ma, per molti, lo è. Oggi, inoltre, non ha più molto senso: quasi tutti i lavori e le mansioni sono cambiati, il mondo è cambiato rispetto a 60 anni fa e la vita ha ritmi e possibilità enormemente diverse.

Ma il problema vero, qual è?

Il problema della felicità

vivere felici

Per qualche ragione, la felicità è insopportabile alla vista di chi è infelice.

Un’infelice fatica a usare l’empatia verso chi è felice.

Coltiva spesso il sospetto che chi è felice lo mostri per nascondere altro, oppure che non sia pienamente consapevole della vita e della “realtà”, oppure ancora che la felicità sia un beneficio degli stupidi.

“La felicità in persone intelligenti è la cosa più rara che conosco.”

Ernest Hemingway.

Il caro Ernest era un grande scrittore, ma di certo non un signore della gioia, per cui il suo punto di vista era comprensibile.

Io stesso ho passato quasi undici anni in depressione, quindi posso capire i suoi dubbi riguardo la compatibilità tra felicità e intelligenza (non mi sto autoincensando come intelligente anche se sono solito farlo, ma solo come un ex-infelice).

Ma raro non è zero, per fortuna. Ad ogni modo, tornato in Italia dopo i miei quattro anni all’estero in cui ho imparato come si “fa” la felicità, ho trovato la stessa situazione triste che avevo lasciato alle spalle.

Ho notato, però, che sotto la superficie ribolliva una gran voglia di libertà.

“Non voglio essere egoista!”

Parlo sempre con le persone. E siccome sono fastidioso, vado sempre a toccare il loro punto debole. Più lo scopro, più ci infilo il dito. Sto cercando di imparare a farlo con tatto, ma non sono molto bravo… per ora.

Cosa succede quando parlo con le persone?

    • Se sono in ordine (felici o quantomeno in linea con se stessi) scopriamo cose bellissime e ci inoltriamo nella bellezza dell’Universo;
    • Se non sono in ordine, si finisce a discutere a fondo del punto debole

I punti più deboli che incontro in enormi quantità sono:

  • Odio della quotidianità
  • Desideri inespressi o comunque frustrati
  • Relazioni insoddisfacenti
  • Problemi familiari più o meno gravi (spesso causa e conseguenza delle prime tre)

Una volta venuto fuori il “verme” – che è praticamente sempre uno di questi quattro – invito la persona a tornare in contatto con i propri desideri più intimi, con la sua vera identità e con la vita che ha sempre sognato.

E qui arriva sempre il genio. Quando invito le persone a ricordarsi di se stesse, mi rispondono invariabilmente con qualche formula di:

“Non voglio essere egoista.”

Parliamone.

L’egoismo del fare il bene

vivere felici egoismo

Una delle tipicità di chi mi risponde così è che, nella propria sofferenza, questa persona tenta di prendersi cura degli altri, con onestà e sforzi concreti. Per quello, una volta che si comincia di parlare del pensare prima a se stessi, la discussione verte sull’egoismo.

È facile capire perché: se penso prima a me, vuol dire che metto gli altri in secondo piano e divento egoista e cattivo e verrò odiato ed emarginato.

Proviamo a spiegare l’assurdità di questo pensiero con un breve e semplice esempio.

La storia delle mani vuote

Immagina di camminare per strada, dove all’improvviso incontri un senzatetto che ti porge le mani dicendoti “ho fame”.

Tu non hai in mano nulla, ma allunghi le tue mani vuote rispondendogli: “mangia questa bella mela”.

Il senzatetto ti guarda stranito ma, per non ferire i tuoi sentimenti, finge di accettare il dono probabilmente pensando che non stai molto bene.

Questo è ciò che chi risponde “non voglio essere egoista” fa ogni giorno: tenta di dare agli altri ciò che non ha nemmeno per sé.

Cosa comporta la mancanza di felicità

Chiariamo subito: essere felici non significa essere SEMPRE felici.

Non significa provare solo gioia, estasi e meraviglia. Significa avere un equilibrio emozionale, di pensiero e di azioni che porta a uno stato di felicità di fondo costante, anche durante le intemperie della vita.

Pensiamo invece allo stato contrario: immagina di essere costantemente insoddisfatto, amaro, triste e frustrato se non arrabbiato.

Immaginati che questo tuo stato sia un odore.

Tu porti in giro quell’odore, tutto il tempo, ovunque vai. Ne riempi le stanze, lo emani attorno.

Prova a pensare di fare un sorriso a una persona, in mezzo a quel tanfo. Sei ancora convinto che la puzza sparisca solo perché cerchi di aggirarla con sorrisi e buone azioni?

Quell’odore ti precederà e ti seguirà sempre.

L’odore della felicità

vivere felici odore della felicità

Ora torna a pensare all’opposto: sei una persona felice, equilibrata, gioiosa, consapevole e aperta. Immagina che questo stato sia il tuo profumo. Credo che ti stia diventando più chiaro il mio discorso, ma per essere ancora più chiaro, lo sintetizzerò in una sola frase:

“Puoi dare solo quello che possiedi.”

Io.

A quel senzatetto potrai dare da mangiare solo se già ce l’hai.

Nelle stanze porterai solo il profumo che ti appartiene.

Non puoi portare del bene, se non hai quel bene.

Non puoi portare felicità, se non hai felicità.

Difficilmente darai gioia e sicurezza, se non hai gioia e sicurezza.

Perché la felicità è un dovere

Adesso veniamo al titolo dell’articolo.

Pensa a un mondo in cui la maggioranza delle persone sono frustrate, infelici o semplicemente distanti da se stesse e dai loro sogni.

Non è difficile pensare a un mondo del genere, in realtà.

Spesso basta solo guardarsi intorno.

Quale sarà, in un mondo del genere, la qualità delle interazioni? Quale sarà la qualità dell’energia che le persone si scambiano? E la qualità delle collaborazioni e delle competizioni? Quanta felicità sarà percepibile e quanto stress?

Ancora una volta, se stai leggendo questo articolo nel 2019, probabilmente per rispondere a queste domande basterà che ti guardi attorno per qualche ora.

Una persona felice è più consapevole, più libera, meno condizionabile e più gentile e aperta. Vivere felici rende meno invidiosi e meno competitivi dove non serve esserlo. Una persona felice si sente realizzata e intera ed è capace di fidarsi e di amare liberamente, sa ispirare e ha molta energia da offrire e da usare.

Una persona felice non ha bisogno di lottare per essere com’è.
E non ha bisogno di combattere con nessuno.

Un mondo di persone felici

L’ultimo passo, prima di cominciare a costruirlo, è di immaginare un mondo in cui la maggioranza delle persone è come abbiamo appena descritto.

Immagina un mondo di persone aperte, consapevoli e disponibili, pulite e oneste, aperte al cambiamento e al prossimo.

Pensa al loro rispetto verso se stessi, verso gli altri e verso il mondo che ci ospita. Pensa proprio al loro vivere felici, alla maniera in cui progettano il futuro e lasciano andare gli errori del passato.

Immagina di essere così e di essere circondato da persone di questa qualità e caratura.

Come sarebbe la vita? Come sarebbe la nostra quotidianità?

Che odore avrebbero le nostre giornate?

Una persona alla volta

vivere felici una persona alla volta

“Si inizia a salvare il mondo una persona alla volta, tutto il resto è grandioso romanticismo.”

Charles Bukowski.

Un mondo di persone felici si costruisce una persona alla volta.

E, come avrai intuito, l’unica persona su cui puoi agire sempre, sei tu.

È un lavoro semplice? Sicuramente no, quasi nessun lavoro di qualità lo è. Ma è una cosa importante, troppo importante, per lasciare che non avvenga in questa vita.

Dopotutto ne abbiamo una sola… fino a prova contraria.

Quindi, non c’è alternativa all’oggi per cominciare.

Oggi, ora. Cominciamo.

Come si fa a iniziare?

Come per ogni viaggio di un milione di chilometri, per vivere felici si comincia con il primo passo. Sceglierlo potrebbe non essere facile, ma se parole e azioni hanno origine nel pensiero, partiamo da quest’ultimo in modo da avere un maggiore impatto su tutto il resto.

Di sicuro, la prima cosa da fare è completare il quadro della nostra visione della vita, incorporando una maggiore positività che, come vedrai nell’articolo che ti ho appena linkato, non è il “pensare positivo”.

Poi, visto che sei giunto fino a qui, ti ho preparato una miniserie di email per cominciare a tornare in contatto con il vero te.

Se vuoi cominciare questo viaggio verso un mondo di persone felici, puoi fare i primi passi proprio qui sotto.

Fammi sapere come andranno. Io ti mando un abbraccio.

A presto,

Severino.

Avatar di Severino Cirillo
È scrittore, insegnante e studente. Dal 2015 ha pubblicato sei romanzi e insegnato in oltre sette scuole tra Pechino e Shanghai. Cammina tanto, forse troppo, e gli piace attraversare nazioni a caso, di solito con mezzi che diventano anche il suo lett

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Michele

Grazie Severino,
Articolo meraviglioso che tocca le corde interiori!

Severino Cirillo

Ti ringrazio Michele. Avevo un po’ paura a spingermi così in là con questo articolo, ma effettivamente è questa la direzione che desidero prenda il mio lavoro. Sono felice che arrivi a destinazione.

Ti mando un abbraccio.

alessandra

Ho letto questo articolo in questo periodo di transizione della mia vita, il risveglio della mente mi ha donato la consapevolezza di vivere una vita lontana dalla vera me stessa e dalla mia felicità interiore .. il mondo dorato in cui vivo mi comunicava solo una falsa felicità…è ora di iniziare a lavorare per creare un mondo di persone autenticamente Felici grazie

Severino Cirillo

Ciao Alessandra. Procediamo insieme con il lavoro allora :) Sono contento che la vera felicità stia cominciando a fare capolino. Molte delle direzioni adesso si faranno sempre più chiare.

Clarissa

Grazie per questo articolo, Severino! :-)
Hai espresso un tema così importante con una semplicità disarmante. Ho trovato illuminanti la storia del senzatetto e l’odore inconsapevole che emaniamo.
Grazie!

Severino Cirillo

Clarissa, ti ringrazio. Come sempre faccio il possibile per compiere la missione che mi sono dato. Quando funziona, mi rende ulteriormente felice. Adesso uniamoci e trasformiamo questo mondo :)

Marilena

Severino, ho cominciato tempo fa la mia riflessione, su come conoscere me stessa, esprimere me stessa, non sentirmi fuori posto, da qualche mese! È un lavorio continuo della mia mente. Evolvermi è diventata una necessità, a volte dolorosa. Ti seguo con grande interesse e sento la tua sensibilità! Grazie

Francesca

Dopo anni (e anni e anni…) di rimuginamenti, paure, rimpianti, rabbie, frustrazioni, insoddisfazioni, dubbi… ho finalmente metabolizzato il tutto e preso la decisione di cambiare rotta. No, aspetta, non ho solo preso la decisione, ho INIZIATO a cambiare. Ho iniziato a lavorarci su concretamente, a costruire le basi del piano B che mi permetta di scappare dalla vita che mi ha reso infelice fino ad oggi, ma che mi sono incaponita a vivere “perché non posso fare diversamente”,”perché… e di che vivo se lascio questo orribile lavoro?” “perché… ma ORMAI cosa vuoi cambiare…” … e tutta una serie di altri orribili alibi.
Ecco, ho smesso di farlo, ho fissato una data, precisa, netta, VICINA, e ho deciso che entro quel giorno mi sarò liberata da questa prigione in cui continuo a tenermi barricata. Sai una cosa? Da quando l’ho semplicemente DECISO, condividendo con chi mi è vicino questa decisione per renderla ancora più “reale”, per non potermi più tirare indietro come altre volte ho fatto… da quel momento io mi sento già FELICE!!! Mi sento già più centrata, più “al posto giusto”.
E sai un’altra cosa? Proprio un paio di giorni fa, sul mio diario… riflettendo su questa rivoluzione, ho scritto esattamente queste parole: “ogni viaggio importante inizia con il primo passo”. Leggere il tuo articolo è stato come trovare un’ulteriore preziosa conferma che… sono finalmente sulla strada giusta!
Grazie Severino, senza saperlo con i tuoi scritti mi stai “accompagnando” a riprendermi la mia vita :-)

Severino Cirillo

Sono felice di leggere anche commenti come questi. Certamente la stai già riprendendo e avrai risultati meravigliosi rimanendo sulla tua strada. Ti mando un forte abbraccio.

Antonella

Grazie per avermi inviato la prima mail di questa “settimana felice”.
Il mio obiettivo, proprio come dice l’inizio della mail, è di instaurare nuove abitudini. Mi serve però implementare qualche tecnica nuova ed esercitare la mia disciplina.
Grazie per il lavoro di tutto il vostro team

Maria Badaneu

MAGNIFICO ,TOCCA NELLA PROFONDITA DEL CUORE.
GRAZIE.

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