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Con l’articolo di oggi andiamo a definire un modo di vivere che viene spesso confuso con il “pensiero positivo”.
La positività non è la tendenza a credere che “pensare positivo” e “crederci fotte fotte” funzionino davvero per attuare cambiamenti rilevanti nel medio lungo periodo. In realtà è tutt’altro e oggi vediamo cos’è realmente.

 

“Per portare avanti un’azione positiva dobbiamo sviluppare una visione positiva.”

Dalai Lama.

Come vedremo oggi, con positività si intende ben altro rispetto al semplice cercare di pensare e dire cose positive anche quando non le si sente davvero. Oggi scopriamo invece cos’è davvero la positività e come questa, realmente, possa cambiarci dalle fondamenta.

Come essere positivi e la differenza con il pensiero positivo

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Affrontiamo prima di tutto, nel dettaglio, il pensiero positivo.

Questo approccio fine a se stesso è una scatoletta vuota che non interferisce minimamente con la realtà e, anzi, spesso ci porta a ignorarla prendendo inutili bastonate.

La positività è la totalità delle emozioni positive che il corpo umano è in grado di sentire e le conseguenze che queste emozioni hanno sulla psicofisiologia umana.

Cominciando a dare il vero significato alle parole, possiamo anche iniziare a intravederne il valore reale e a comprendere come queste possano interagire con la nostra quotidianità.

Quali sono le emozioni positive?

Quando si parla di queste cose, è tutto molto meno scontato di quanto sembra. È paradossale ma, per quanto crediamo di conoscere le sfumature del bene, ne conosciamo sempre troppo poche.

Una volta il mio docente di estetica si è lanciato in un’invettiva contro la parola bello che usiamo in maniera impropria. Infatti, secondo lui, riuniamo moltissime qualità positive nella semplice parola bello, quando invece intendiamo sublime, imponente, aggraziato, elegante, lussuoso… e mille altre cose.

Quel momento fu di grande impatto su di me: non avevo mai pensato che guardare l’oceano fosse allo stesso tempo un piacere unito a una sottile inquietudine dovuta al senso di enormità del mare.

Nel tempo, ho così imparato che le sottili sfumature fanno più differenza di quanto crediamo.

L’elenco delle emozioni positive

Possiamo definire, quindi, un elenco delle emozioni positive che possiamo provare. Ecco quali sono le emozioni positive, dunque:

Ho usato questa distinzione inizialmente studiata da Frederickson, perché mi sembra la più congeniale a ciò che vogliamo trattare insieme. Può sembrare banale, ma bisogna sempre ricordare come ciascuna di queste emozioni ha le sue diverse sfaccettature e, soprattutto, ciascuna di esse ci aiuta a fare qualcosa di diverso dalle altre.

Atteggiamento positivo, a cosa mi serve averlo?

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“L’attitudine è una piccola cosa che fa una grande differenza.”

Colin Powell.

Come tutte le emozioni, quelle positive hanno la loro funzione primaria di sopravvivenza. Questo non è sempre stato chiaro, in realtà.

Per decenni, le emozioni positive sono state trattate un po’ come tappabuchi. Mi spiego meglio.

Le nostre sensazioni positive venivano in qualche modo considerate come l’assenza di sensazioni negative. La psicologia per quasi un secolo si è concentrata infatti sullo studio dei problemi e dei disturbi, diventando ferratissima sullo spettro negativo delle emozioni umane.

Ma da quando, una cinquantina di anni fa, alcuni psicologi hanno cominciato a cambiare approccio, abbiamo scoperto alcune cose molto interessanti.

Una delle più interessanti riguarda proprio un punto di vista nuovo sulla funzione della positività e di vivere la vita con un atteggiamento positivo.

In principio si studiavano le emozioni cercando di individuarne le specifiche azioni collegate e le relative reazioni fisiologiche. Per esempio la paura è legata allo stimolo della fuga, così come la rabbia a quello dell’attacco.

I dubbi riguardo all’effettiva utilità delle emozioni positive per la sopravvivenza derivavano dal fatto che fosse difficile trovare un’azione specifica per le emozioni positive.

I primi tentativi furono qualcosa come: la gioia produce lo stimolo del voler fare qualsiasi cosa e la serenità col far niente.

Diciamo che, viste così, non sono il massimo della precisione e dell’utilità. Non è una sorpresa che la scienza, con i presupposti dell’azione, si sia focalizzata così tanto su emozioni fisiologicamente fortissime, immediate e facilmente misurabili.

Una più precisa mappa del mondo

Nel 1990 Barbara Frederikson, autrice del libro Positivity, ha proposto una nuova teoria sulle emozioni positive, che si è rivelata solida alle varie prove scientifiche a cui è stata sottoposta.

La teoria broaden-and-build. Letteralmente “allarga e costruisci”.

Cosa propone questa teoria?

Che l’idea delle specifiche azioni collegate funzioni solo per le emozioni negative. Dunque, conferma che è sensato che un’emozione negativa spinga a un’azione immediata.

Per quanto riguarda invece quelle positive, la Frederickson propone che servano ad allargare le prospettive sulle possibili azioni future.

In pratica che la positività serva appunto per allargare la nostra consapevolezza e aumentare le nostre scelte in ogni determinata situazione.

Cosa può significare per noi?

Immaginiamo che la teoria broaden-and-build sia vera. Ci è facile, visto che la maggioranza delle prove la sostengono, per ora.

Cosa significa, in questo caso, aumentare la nostra positività globale?

Significa aumentare la quantità e la qualità di emozioni positive percepite quotidianamente.

Che effetto avrà su di noi questo cambio di sensazioni? A quanto pare, una più ampia consapevolezza e una maggiore quantità di scelte disponibili.

Come dimostrato per esempio in uno studio di Fazio, Eiser e Shook in presenza di un’attitudine negativa si ha un maggiore utilizzo di generalizzazioni.

Nello stesso studio si trova anche una strana correlazione, che potrebbe spiegare perché facciamo così fatica ad approcciarci alla positività e usarla: l’apprendimento è più semplice e approfondito per argomenti a valenza negativa.

Un altro esperimento dove venivano analizzati i movimenti oculari e il riconoscimento di gruppi di figure geometriche, ha dimostrato che dopo un’influenza positiva si ha una visione più completa dell’immagine e un riconoscimento più pieno del totale dell’informazione.

Questo tipo di apertura data dall’atteggiamento positivo, dunque, non potrà che facilitare l’apprendimento semplificando l’apertura a nuovi concetti e collegamenti creativi tra campi e argomenti diversi e diminuendo il rischio di generalizzazioni che impediscono un’analisi accurata delle situazioni.

Vivere positivo per una maggiore resilienza

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Ancora, in altri esperimenti, sono state mostrate connessioni tra positività e una migliore salute, tra atteggiamento positivo e relazioni più profonde e soddisfacenti e tra il tipo di atteggiamento di diversi capi d’azienda e la loro abilità di  prendere decisioni migliori e più produttive.

Prova a immaginare adesso una vita in cui hai:

  • Una salute solida
  • Relazioni intime profonde, di qualità e costruttive
  • Capacità di prendere decisioni eccellenti in ogni situazione
  • Apprendimento migliorato
  • Capacità di vedere bene la totalità delle situazioni e, solo quando necessario, i minimi dettagli
  • Atteggiamento positivo anche nei giorni più difficili

Quanto possono influenzarti gli avvenimenti più duri della vita? Che sia una malattia, una perdita improvvisa, un cambiamento scomodo e inatteso… qualsiasi cosa possa avvenire, come fa a sconvolgerti se hai un controllo maggiore di te stesso e una maggiore speranza verso il futuro?

Come fa il passato a disturbarti se sei allenato a prenderne il meglio e a lasciarne andare il peso?

Mi pare superfluo dire che, con un set di abilità così solido, difficilmente non ti rialzerai dopo una sconfitta.

Ammesso che, a quel punto, ne esistano ancora.

Il successo è una causa o una conseguenza?

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“Una volta che rimpiazzi i pensieri negativi con quelli positivi, comincerai ad avere risultati positivi.”

Willie Nelson.

Siamo pronti a credere che siano le persone di successo a esprimere un’attitudine positiva.

D’altronde, come può una persona con relazioni buone, una vita interessante, abbastanza soldi per non doverci pensare, un lavoro che ama… non essere positivo?

È effettivamente una bella domanda. Solo che la realtà funziona al contrario.

In una meta-analisi condotta su 300 studi sulla positività, con un campione statistico di 275000 soggetti è stata scoperta una cosa interessante: la positività non solo riflette il successo, ma lo causa e lo produce.

Come parametri di successo nella vita sono state scelte cose quali il livello di reddito, la soddisfazione nella professione, il livello di felicità percepita e la soddisfazione nelle relazioni intime.

Alcune osservazioni di questo studio mostrano come una maggiore felicità all’università, per esempio, permettesse di predire la qualità dei futuri matrimoni e addirittura il reddito delle persone studiate qualche anno prima. Oltre, naturalmente ai livelli di felicità.

Quindi, la positività influenzava molto prima l’arrivo del successo nella vita.

Tutto questo è in tuo controllo

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Eccoci nel punto più bello di tutto l’articolo.

Tutto questo stupendo ambaradan di conoscenze a cosa serve? Alcune delle funzioni le abbiamo già sviscerate: migliora la quotidianità, dà migliore salute, più successo nella vita, nel lavoro e nelle relazioni, migliori capacità di apprendimento e decisionali…

Ma la cosa più bella di tutte è: lo puoi costruire e usare quando vuoi.

Qui viene il difficile: le sensazioni, i pensieri e le azioni positive sono più difficili da notare, rispetto a quelle negative.

Pensa a una forte delusione o a uno spavento improvviso… il tuo corpo risponde in maniera molto potente ed è più facile notare l’adrenalina che ti fa tremare, rispetto all’ossitocina che ti scalda il cuore con gentilezza.

Questo, naturalmente, prima di essere abituati a riconoscerle tutte.

Come si costruisce una vita nella positività?

Cominciamo con il dire che non basta pensare positivo o continuare a ripetersi belle cose. Quello è il modo migliore per causare l’effetto contrario. Smettiamola di ascoltare i ciarlatani che propongono soluzioni di quel tipo. Prima o poi li elimineremo dalla zona educativa e il primo passo è ignorarli.

Bisogna ricostruire l’intera sfera delle proprie abitudini di pensiero, di parola e di azione.

È un lavoro che può essere lungo, faticoso e richiedere un’enorme costanza.

Non si tratta di costruire un’abitudine, ma di costruirne tante.

Si tratta di coltivare l’autoconsapevolezza e di cominciare a costruire la propria vita intorno alle 10 fette della positività di cui abbiamo parlato all’inizio.

Come essere positivo nella vita: le prime strategie

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Per iniziare, ti direi di fare due cose:

  • Scegliere un’abitudine di presenza positiva
  • Scegliere un disabituatore di pensiero

Cosa sono?

L’abitudine di presenza positiva è un’azione consapevole in cui tu, deliberatamente ti fermi per qualche minuto e ti concentri sul bello. Può essere lavorare su cosa di buono è successo quel giorno, passare qualche minuto in una meditazione figurativa in cui rivivi momenti belli o immagini un futuro piacevole… può essere un gesto gentile che decidi di fare per qualcuno o per te stesso.

L’esercizio delle tre cose buone

Il più semplice è l’esercizio delle tre cose buone in cui, alla sera, ti siedi e scrivi tre cose buone che sono accadute nella giornata, rivivendone e descrivendone specialmente le ragioni per cui quelle cose sono buone.

Ma di esercizi e attività ce ne sono infiniti, è importante che tu ne trovi uno che ti aiuti a sentire bene le emozioni positive.

Per quanto riguarda i disabituatori di pensiero, sono degli strumenti che ti permettono, piano piano, di selezionare meglio i pensieri utili rispetto a quelli inutili.

Una selezione di questi pensieri ti aiuterà poi a costruire delle nuove sinapsi che li renderanno sempre più automatici.

Oggi te ne propongo uno semplicissimo, usato in alcune terapie cognitive.

Come allontanare la negatività

Ogni volta che la tua mente ti propone qualcosa di negativo, invece che inseguirlo cerca di ribaltare la situazione! Ricorda una cosa: la negatività attira altra negatività e a volte basta davvero poco per cadere in un vortice di pessimismo ed energie negative. Per questo ti proponiamo due semplici mosse per sfuggire da vortici di negatività che possono sorprenderti durante le tante prove che ci sottopone la vita quotidiana:

  1. Ringrazia la tua mente ad alta voce per il magnifico suggerimento
  2. Torna al presente e continua con quello che stavi facendo

In questo modo, durante il periodo di qualche settimana, la mente saprà meglio cosa può proporti e cosa invece verrà ignorato. Così facendo attuerai una forte selezione della qualità dei tuoi pensieri.

Come diventare positivi: cos’altro posso fare?

Se vuoi intraprendere questo percorso verso la positività come abitudine strutturata, con tutti i benefici che comporta, ho preparato per te un report apposito.

In questo report analizziamo un pochino più a fondo le 10 fette della positività, così da padroneggiarle e cominciare a viverle nella nostra quotidianità. Per ognuna, ti suggerisco una semplice attività in modo da poterla esercitare.

Se vuoi, trovi il report qui in fondo all’articolo.

Io nel frattempo ti abbraccio e ci sentiamo alla prossima!

Severino.

Avatar di Severino Cirillo
È scrittore, insegnante e studente. Dal 2015 ha pubblicato sei romanzi e insegnato in oltre sette scuole tra Pechino e Shanghai. Cammina tanto, forse troppo, e gli piace attraversare nazioni a caso, di solito con mezzi che diventano anche il suo lett

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Laura

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Andrea Giuliodori

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Raffaella

Articolo interessante. Grazie

Severino Cirillo

Ti ringrazio, Raffaella. Cerchiamo sempre di dare il massimo del valore :)

Marco

Bellissimo e molto reale perché alcune volte dovremmo sentirci come quando eravamo bambini ed eravamo felici con una semplice pietra bianca

Severino Cirillo

Mai dimenticare il bambino interiore :)

Nico95

ciao Severino! è il tuo secondo articolo che leggo e sono molto soddisfatto del tuo approccio, grazie mille per il tuo lavoro!

Severino Cirillo

Ti ringrazio Nico, cercherò di mantenere sempre alto il livello.

Adianes

Ma dov’è il report in fondo all’articolo? Io non l’ho trovato.

Severino Cirillo

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